Sollecitazioni per una partecipazione attiva alla Società dell'Informazione

'Capitale e lavoro sono state le variabili centrali nella società industriale, così informazione e conoscenza saranno quelle cruciali nella società postindustriale.'

Questa affermazione di Daniel Bell permette di rilanciare una convinzione: una delle ricchezze del futuro sarà l'informazione.
Ma non è solo per la sua distribuzione che si giocheranno le scommesse più importanti negli scenari del prossimo millennio.

Il fulcro della questione non è infatti nelle concentrazioni editoriali piu' o meno convergenti tra i diversi media, cartacei, televisivi o telematici.
E' nella capacità di produrre e riprodurre l'informazione all'interno dello scambio sociale che si svilupperanno le strategie più interessanti, ancor di più se a 'riprodurre' l'informazione non saranno solo gli specialisti (giornalisti e autori) bensì quegli utenti dei sistemi informativi che attraverso l'approccio interattivo esprimeranno il loro diritto di cittadinanza nella Società dell'Informazione.
E' di politica, quella vera, che si tratta.

E' di condivisione dello spazio pubblico rappresentato dalle reti: l'infrastruttura della Società dell'Informazione.

E' una società che deve ancora compiersi. Ed è per questo che è decisivo saper guardare alle nuove generazioni.
Sono loro i futuri soggetti attivi di una socialità nuova che darà forma e sostanza alla figura che è ben definita da uno dei soliti neologismi: 'prosumer': il produttore-consumatore d'informazione.

L'utente della società dell'informazione porta in questo modo con sé, dentro la rete globale, la dimensione locale della propria soggettività, che può arrivare ad esprimere la coscienza dinamica della propria cittadinanza.
E' in questo senso che sarà possibile ridefinire il concetto stesso di informazione a partire dal suo valore d'uso, declinato cioè sul piano dell’esperienza diretta, quella che riguarda i migliori modi possibili per stare al mondo: dall'alimentazione alla coscienza ecologica, imparando a scegliere, affinando la propria capacità selettiva in un mondo pervaso dagli automatismi.
Un'indicazione importante, questa, per una nuova generazione che rischia di entrare nella società dell’informazione solo attraverso quel 'cliccare a vanvera' che vizia il concetto d'interattività.
Questi automatismi tendono a saturare i rapporti con i media e con gli schermi in genere (come per i videogame) velocizzando il rapporto tra sguardo e interpretazione, comprimendo la capacità d'attenzione.
Tant'è che si parla di sindrome da deficit d’attenzione (ADHD: Attention Deficit Hyperactivity Disorder) che può essere affrontato offrendo ai giovani la possibilità di concepire l'interattività come occasione di partecipazione attiva e di produzione d'informazione basata sull'esperienza diretta, ludica e creativa.

Questo approccio interattivo con il sistema informativo è il terreno principale sul quale possono essere edificate le strutture portanti di servizi telematici pubblici sempre più avanzati e un sistema educativo in grado di misurarsi con le nuove complessità. Senza di questo qualsiasi portale web apparirà come uno di quei gran portali di ranch visti nei film western degli anni sessanta: con il deserto dietro.
Oggi però, in questa fase di passaggio cruciale che vede superare la società industriale, stiamo assistendo ad un andamento discontinuo, scisso tra entusiasmi e diffidenze, inibito paradossalmente da troppa offerta tecnologica.
Un problema quest'ultimo tutt'altro che secondario.

Il disorientamento che ingenera l’andamento esponenziale degli standard tecnologici indebolisce molto quegli utenti disposti a stabilire una misura di relazione psicologica con ciò che può rivelarsi utile.

Ma, attenti, non è solo una questione di nuove funzionalità.

Non è infatti solo una questione di soddisfazione dei bisogni bensì una condizione potenziale che riguarda il desiderio: la pulsione di comunicazione non è così banale come alcuni la descrivono.
Il fenomeno dei blog, i diari on line, è emblematica in tal senso.

Dopo la crisi editoriale del web, sull’onda negativa dello sboom della new economy, centinaia di migliaia di utenti hanno popolato la rete partecipando a fenomeni di scrittura connettiva.
E' il sintomo di una socialità che sta emergendo.
Chi pensa che siano solo protocolli tecnologici sbaglia, compie quello stesso errore che fece Platone nell'affermare che la scrittura nega la memoria.
L'avvento della scrittura ha inventato ulteriori forme di memoria così come la comunicazione on line sta dimostrando come si possa creare una socialità parallela (e tendenzialmente convergente) all’interno delle reti telematiche.

Sia chiaro senza società niente mercato. Anche nelle reti.

Uno dei modi migliori per misurarci con questa problematicità è quello di creare le condizioni perché sorgano domande, valori d'uso sociale e culturale della comunicazione, per dare senso a qualcosa che altrimenti rischia di perderlo nel rumore di fondo di un comunicare che porta ad amplificare il rumore di fondo dei media.

Si tratta quindi di potenziali utilizzi creativi (dove per creatività s'intende la genialità dell’uomo a creare opportunità) a partire non solo dai bisogni ma anche dai desideri.

Interrogativi positivi da porre di fronte a tutte queste potenzialità offerte e promesse.

In questo quadro è pienamente inscritta tutta la necessità d'inventare nuovi ambiti per la promozione e la formazione culturale, attivando opportunità in cui, accanto ai servizi ad alto valore aggiunto tecnologico, serviranno sempre più creatività e partecipazione attiva.

Perchè questo accada è necessario che emerga però una consapevolezza che vada oltre l'idea di utilizzare semplicemente dei nuovi strumenti tecnologici per cogliere la novità di una rivoluzione digitale in cui si va ridefinendo il rapporto tra uomo e mondo.
E' a partire da questo che è possibile instaurare nuove basi per promuovere occasioni di cittadinanza attiva rivolte ad una nuova generazione che sta entrando nella Società dell'Informazione senza sapere come costruire condizioni di scambio sociale. E' di politica che si tratta, quella nata intorno all'idea di 'polis': lo spazio pubblico da condividere.
posted at 05:27 AM CST on 04/13/05 by digiblog - Category: digitalculture

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