Jump to navigation
1968: l'anno che ha creato il mondo
qui sotto trovi tutte le informazioni sull'evento di Udine
intorno al 68, un numero che conta
conta nelle nostre vite
perchè rappresenta il punto di rottura con uno status quo
e ha fatto nascere un mondo e un modo d'abitarlo
avevo solo 13 anni allora
ma scesi di corsa le scale per partecipare al corteo di sostegno con la Primavera di Praga che scorreva su Via del Corso per puntare al Parlamento...
c'era confusione
di quella eccellente
di quella che fa da carburante ad un'idea desiderante della politica
quella che mi ha permesso di vivere il 77
altro numero che conta
come stagione della creatività postpolitica
Teatro Club Udine
Akropolis 5
percorsi di teatro civile
presenta
Progetto 1968
Giovedì 2 dicembre 2004
Incontro
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Sala Stampa
Ore 18.00
'1968: l’anno che ha creato il mondo'
ricordi, documenti e testimonianze di
Carlo Infante, Valter Colle, Corrado Della Libera, Renato Manzoni
e con le attrici
Beatrice Schiros, Irene Serini, Marcela Serli, Sandra Zoccolan
coordina
Angela Felice
Spettacolo
Auditorium Zanon Udine
Ore 21.00
ATIR- Milano
1968
di Serena Sinigaglia e Paola Conti
con Beatrice Schiros, Irene Serini, Marcela Serli, Sandra Zoccolan
e con i musicisti MassimoBetti, Elvio Longato, Andrea Poli
regia di Serena Sinigaglia
Se è vero, come voleva Vico, cha la storia la conosce davvero solo chi la fa, niente di meglio che rifarsi ai testimoni di vita vissuta e creata per ricostruire le tracce del passato e recuperarne gli umori reali. Tanto più il discorso vale per il 1968, annus mirabilis di sperimentazioni vitali, con vari coinvolgimenti biografici, punto di svolta dopo il quale nulla nel mondo fu più come prima. O, meglio, spartiacque epocale tra un prima e un dopo, tra utopie e poi reducismi o disillusioni, stagione irripetibile della fantasia al potere, dalla quale non si può prescindere e alla quale non a caso oggi ritornano in tanti –scrittori, storici, artisti, musicisti-, a vario titolo ancora irretiti dal mito della gioventù dei fiori rivoluzionari, libertaria e ribelle in nome del sogno di un mondo che esiste –lo diceva anche Dubcek, nel programma della Primavera di Praga- per essere cambiato e migliorato.
E’ con questo spirito che il Teatro Club Udine ha chiamato a raccolta alcuni evergreen, sia pure oggi con qualche capello brizzolato in più, che il ’68 lo hanno fatto o ne hanno acciuffato l’onda lunga ancora a qualche anno di distanza. Tutti invitati a incrociare a ruota libera ricordi, testimonianze, episodi giovedì 2 dicembre, alle ore 18, presso la Sala Stampa del Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”.
Spetterà dunque a Carlo Infante, Renato Manzoni, Corrado Della Libera e Valter Colle (insieme alle attrici Beatrice Schiros, Irene Serini, Marcela Serli, Sandra Zoccolan, per il coordinamento di Angela Felice) ricostruire la loro 'meglio gioventù', rispettivamente dalla specola delle loro esperienze a Torino, Milano, Venezia e, sia pure su scala ridotta, anche in Friuli, nel bollore –chi più chi meno- di rivolte studentesche e operaie, sit-in e occupazioni, rivendicazioni e manifesti da movimento permanente, sul ritmo del dream di Martin Luther King, come della straordinaria colonna sonora fornita in abbondanza da Beatles, Rolling Stones, Doors, Dylan, Cohen e i loro emuli di protesta di casa nostra, Guccini e compagni. L’occasione sarà propizia per recuperi di nostalgia, ripescaggio di ricordi, rispolvero di documenti e materiali, anche visivi, come alcuni rari spezzoni filmati dei leggendari spettacoli del Living Theatre o dei reading in forma di happening della Beat Generation.
Sarà una degna cornice per introdurre lo spettacolo che poi, per la rassegna 'Akropolis 5' firmata dal Teatro Club, in collaborazione con Ert del Friuli Venenzia Giulia e Teatro Nuovo Giovanni da Udine, oltre che con il sostegno della Regione Autonoma e della Fondazione Crup, nella stessa giornata di giovedì 2, alle ore 21, allo Zanon, sarà intitolato appunto al “1968”, già salutato con straordinario entusiasmo a Pordenone e poi, dopo Udine, in programma il 15 a Monfalcone. Un’occasione da non perdere per rivivere i frammenti di un sogno collettivo dalle mille voglie di libertà e giustizia, incarnato in scena da sette giovani artisti travolgenti: quattro scatenate attrici, Beatrice Schiros, Irene Serini, Marcela Serli, Sandra Zoccolan assistite dalla musica dal vivo di Massimo Betti, Elvio Longato e Andrea Poli, in un lavoro diretto con mano sempre freschissima dalla brava regista milanese Serena Sinigaglia.
Sarà una pagina di teatro, ma non solo, da sfogliare in molte direzioni e per il pubblico di tutte le età e formazioni: con emozione d’amarcord, o probabilmente con commozione, per chi allora c’era; con sorpresa e piacere della scoperta, per chi non c’era e forse, dopo, potrà misurare con occhi più avvertiti il vuoto a perdere del nostro presente alla deriva; infine con ironico distacco, per i figli del Duemila messi davanti alle ingombranti illusioni dei loro padri, contestatori mille anni luce fa.
Info, Teatro Club Udine, tel/fax 0432-507953, e-mail teatroclub@libero.it.
A.T.I.R. Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca - Milano
in collaborazione con Torino Spettacoli
“1968”
di Serena Sinigaglia e Paola Ponti
con Beatrice Schiros, Irene Serini, Marcela Serli, Sandra Zoccolan
regia di Serena Sinigaglia
Nel Sessantotto Serena Sinigaglia, giovane regista di sicuro talento, non era nemmeno nata. Ma la data le basta per ripensare l’ultima utopia del ‘900, il movimento in assemblea permanente che pareva dovesse cambiare gli uomini e il mondo. Da lì, previa una minuziosa ricerca su documenti e manifesti, un testo-canovaccio per carpire il senso e il colore di un’irripetibile stagione rivoluzionaria, con i suoi figli di maggio, ricchi e poveri, operai e studenti, hippy e politici, una Comune allargata di contestatori per cui era “vietato vietare”. Infine, uno spettacolo, come un musical politico a ritroso nel tempo, con quattro attrici-cantanti, scatenate e gioiose, e la colonna sonora dal vivo della generazione “dei fiori”: dai Beatles ai Rolling Stones, da Hendrix a Dylan, da Contessa al “Dio” di Guccini che “è morto”.Non un riassunto, né un’apologia, nemmeno un revisionismo. Semmai, un racconto-omaggio al tempo perduto del sogno, di Luther King come di don Milani, da recuperare con quel filo di ironico distacco con cui i figli del nostro desolato presente guardano alle ingombranti illusioni dei loro padri.
Comments
Add Comments