MARTEDI’
1 OTTOBRE
18.00
Teatro Gobetti
Sala delle Colonne
IL
GHETTO DI TORINO
Conversazione
con Luciano Allegra
a cura di Fabio Levi
Parlare del ghetto di Torino nel
Settecento significa affrontare il problema delle conversioni.
In quell’epoca il ghetto ebraico
di Torino costituiva un aggregato piccolo e compatto: mille-millecinquecento
anime su una popolazione complessiva compresa fra le 44 e 80 mila. Quasi tutti
negozianti, soprattutto piccoli rivenditori al minuto, e fra essi qualche
banchiere. Dunque una comunità non ricca e, almeno all’apparenza, fortemente
coesa.
Ci vogliono buoni motivi per
scappare da una comunità chiusa, avvolgente e protettiva come quella del
ghetto. Motivi personali, o famigliari: le pressioni dall’esterno, anche se
molto pesanti, non bastano certo. Ma ci vogliono anche buoni motivi per
rimanervi. Le lusinghe della società circostante e una prospettiva di vita meno
soffocata possono esercitare un grande fascino, soprattutto sui caratteri più
vulnerabili o sulle fasce più irrequiete della popolazione – quelle giovanili
in particolare. Vi sono dunque ragioni per convertirsi e ragioni per restare
ebrei: ma in entrambi i casi si tratta di una scelta, pur se con gradazioni di
conflitto interiore e gradi di coinvolgimento individuale molto diversi.
La decisione di accettare le regole comunitarie, e quindi rimanere, non è insomma per nulla scontata, così come non lo è quella di infrangerle, e rompere.
Qui si proverà ad avvicinare le ragioni degli uni e quelle degli altri, da un lato delineando le traiettorie che conducono alla perdita dell’identità religiosa e dall’altro ricostruendo i meccanismi di coesione sociale che reggevano l’assetto comunitario controbilanciandone le forze centrifughe e tenendone insieme i membri.