E’
difficile sottrarsi al fascino di questo inquietante racconto autobiografico di
Stefan Zweig, scrittore e intellettuale ebreo, nato a Vienna nel 1881 e morto
suicida nel 1942.
Anche
a chi non frequenta gli scacchi può accadere di precipitare nell’abisso delle
infinite possibilità combinatorie che questo gioco offre. Così un giovane
avvocato austriaco arrestato dalla Gestapo, che in carcere si dedica al gioco
degli scacchi per non essere sopraffatto dall’angoscia per l’atroce
segregazione alla quale i suoi aguzzini lo costringono, sprofonda in un gorgo
che ricorda da vicino i tortuosi percorsi dove a volte si perdono le menti di certi
personaggi mitici del teatro classico.
Il
racconto si snoda in un lungo flashback
durante una traversata oceanica da New York a Buenos Aires.
Zweig
scrisse questa novella pochi mesi prima di darsi la morte, insieme con la
seconda moglie, nella città brasiliana di Petropolis: lo stato d’animo di
abbandono, di infinita stanchezza, di rinuncia alla lotta, che lo indusse a una
così tragica fine, è prefigurato nella sconfitta del personaggio che
rappresenta la sensibilità, l’intelligenza, la cultura, lo spirito, ad opera di un
semianalfabeta campione di scacchi, ottuso uomo-robot, prodigioso accumulo di
facoltà puramente meccaniche.
interpretato
e diretto da Oliviero Corbetta
musiche
di Bruno Coli eseguite dal vivo da Architorti
produzione
Centro Regionale Universitario per il Teatro – Teatro Giacosa di Ivrea