carlo - 8-9-2003 at 22:54
Laundrette-soap
http://www.laundrettesoap.it/
dal 13 settembre al 18 ottobre a Torino, dissemina
Azioni teatrali mimetizzate nello spazio urbano e nel tempo della quotidianità,
Libri secondo lo spirito del “bookcrossing” e Pensieri negli incontri che approfondiscono i nodi tematici che stanno alla radice dell’operazione, con
alcuni degli autori dei testi lasciati “per caso” in giro per la città, come germi di un’improvvisa epidemia culturale.
Via internet e SMS circolano non solo le informazioni ma anche le emozioni che incardinano un progetto in cui si coniuga drammaturgia, performance,
radio, weblog e marketing-guerriglia.
Le azioni del “serial” teatrale giocano con la città e con i diversi media che ne attraversano l’etere (la radio in primo luogo, come RadioFlash,
investita dalle telefonate dei personaggi), utilizzando anche gli SMS per cortocircuitare la drammaturgia con i percorsi degli spettatori sollecitati
dall’info-mobilità.
Gli spettatori, una volta tanto, verranno invitati a tenere acceso il loro cellulare, potranno (se compilano la scheda su http://www.laundrettesoap.it ) ricevere dei messaggi non solo informativi ma inerenti le vicende a cui parteciperanno.
Via e-mail e sul web Laundrette Soap gioca inoltre sull’ambiguità orchestrata tra la realtà (il contesto produttivo del “progetto speciale” per il
teatro) e il suo “doppio” in cui trova luogo la vita immaginaria dei personaggi, un gruppo di ragazzi alla deriva per la ricerca di un lavoro
possibile.
Questo del Lavoro è un punto caldo dell’intera questione: i personaggi leggono dei libri su questo tema e li “dimenticano” in giro per la città,
rilanciando la bella idea del bookcrossing attraverso degli incontri con gli autori di libri sparsi per la città, occasioni di approfondimento teorico
sulla condizione di “fine del lavoro” in cui si sono ritrovati dopo un’impresa fallita.
Il primo di questi incontri ( si svolgono tutti presso Basic Village, Corso Regio Parco 39 alle ore 18,30)
è il 19 settembre, il tema è “Fino alla fine del mondo-lavoro. Metamorfosi e derive del giovane lavoratore atipico” e vede la partecipazione di Marco
Revelli (docente di Scienza della politica all'Università del Piemonte orientale . Autore, tra l’altro, di Lavorare in Fiat; Le due destre; La
sinistra sociale; Fuori luogo) e di Aldo Bonomi (direttore dell’Istituto di ricerca Aaster e consulente del Cnel. Autore di Il trionfo della
moltitudine; Forme e conflitti della società che viene ; Il capitalismo molecolare. La società al lavoro nel Nord Italia). Un appuntamento per
riflettere su quelle nuove categorie in grado d’interpretare le profonde disuguaglianze che si celano dietro il mutamento del concetto di lavoro.
“Siamo tutti al lavoro, la nuda vita è messa al lavoro, e il luogo di lavoro è il territorio”,sostiene Bonomi.
E’ proprio questo uno dei punti cardine della vicenda di “Laundrette Soap” : la vita messa in scena (messa in vita) e in qualche modo venduta e la
città, con le sue piazze e i non-luoghi d’attraversare.
Quali garanzie per i non-garantiti?
Come fare società in uno scenario di decomposizione sociale?
L’altro incontro è il 16 ottobre e si presenta con un titolo lapidario: “Il linguaggio è un virus. I principi attivi del contagio culturale, tra arte
e vita”. Partecipano: Fracesco Morace (Direttore del Future Concept Lab e docente alla Domus Academy e alla Bocconi di Milano. Autore, tra l’altro di
Chi ha lasciato il segno?;Metatendenze; La strategia del colibrì), Francesco Antinucci (Direttore del reparto Processi Cognitivi e Nuove Tecnologie
dell’Istituto di Psicologia del CNR. Autore, tra l’altro, di “Computer per un figlio” e “Tutto il potere ai segni”) e Marco Philopat (agitatore
culturale, protagonista dei movimenti punk, collaboratore di Decoder. Autore di saggi sull’underground e dei romanzi “Costretti a sanguinare” e “La
Banda Bellini”).
Un’occasione per trattare del paradosso dei sistemi della comunicazione che rischiano d’indebolire lo scambio interumano assordato dal rumore di fondo
del flusso informativo a senso unico.
“Il linguaggio è un virus” è una citazione di William Burroughs, il più lucido protagonista della beat generation, che ci invita a riflettere su come
agire, per non subire, il marasma comunicativo.
E’ in questo senso che s’intravede la via performativa all’interno del sistema dei media, destabilizzando il pensiero unico per immettere, con azioni
creative di contagio sociale (avete sentito parlare dello “smartmob”? gli interventi urbani organizzati via SMS e web,come per i raves o le
autoconvocazioni ribelli?) elementi in cui rilanciare sia il principio dell’interattività che quel rapporto arte-vita tanto caro alle avanguardie
d’antan.
E’ in questo senso che s’intende il concetto nuovo di “performing media”.
Performing Media è progettazione di contenuti e strategie relazionali per i sistemi multipiattaforme in cui convergono diversi media: telefonia
mobile, internet ( magari con le nuove connessioni “wi-fi”) il broadcast radio-TV, e le tante altre modalità di comunicazione, compresa la stampa.
Performing Media è progettazione di eventi spettacolari che mettano in relazione il territorio, dalle piazze ai musei ai mercati, con i diversi
sistemi della comunicazione digitale integrati tra loro e connotati da regie performative che ne risolvano l’impatto sensoriale e cognitivo.
Performing Media è strategia culturale concepita per attivare una formazione continua legata alle istanze relative alle nuove forme di cittadinanza
digitale,inventando operazioni dove le tecnologie della comunicazione promuovano l’approccio ludico-creativo e fondamentalmente partecipativo.
Gli incontri sono curati e condotti da Carlo Infante (carlo@teatron.org ), consulente di Laundrette Soap e docente di Scienze e Tecnologie dello
Spettacolo all’Università di Lecce, di Arte e Cultura Digitale all’Istituto Europeo del Design di Torino, di Performing Media all’Accademia di Belle
Arti di Macerata.