Originariamente scritto da Marcodagostini
Personalmente sono molto interessato all'utilizzo del video al di fuori dei contesti classici (tv, cinema).
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colgo al volo la proposta: iniziamo a sviluppare qui nel forum il progetto da inoltrare al Mittelfest
date un'occhiata al blog di 2 anni fa ( è linkato + su) e ai videoblog salentini
nel frattempo iscrivetevi a youtube e vi propongo di mettere su i video di E-motion
<<<(percorso per arrivare alla realizzazione di un progetto).
inserisco qui la scaletta dell'ipermedia
CD-Rom
E-Motion. Movimenti Elettronici
Atlante ipermediale dell’interazione tra corpi e mondi virtuali
a cura di Carlo Infante http://www.performingmedia.org
Tracce di una ricognizione teorica per sessioni di studio basate su navigazione guidata
CORPI
La fisicità tradotta in forme e informazioni
• >la danza che modella figure virtuali : Ariella Vidach “E-Motions” (2000)
• > I segnali elettrici dei muscoli si fanno input digitali: Stelarc “Heaven for every one” (1994)
• >L’atleta informa il software del videogame: Medialab “Motion del calciatore“ (1998)
• >Il marionettista con il data-glove e il burattino digitale. S.Roveda/G.Verde “Info”(1997)
• corpo a corpo con il sistema virtuale. Roberto Latini/Fortebraccioteatro. Ubu Incatenato (2006)
• >Il teatro-danza della tradizione indiana che attraverso i “mudra” descrive la narrazione
• (disegni e foto tratte da “Anatomia del teatro” dell’ International School of Theatre Antropology , Casa Usher,1993)
MONDI ELETTRONICI
dalla scena immateriale alla realtà virtuale e aumentata
• L’interazione sottile tra corpo, video e suono: Michele Sambin “VTR&J” (1978)
• l’ambiente artificiale del cromakey: Falso Movimento, “Tango Glaciale” (1982)
• l’interazione tra corpi e monitor video: Corsetti-Studio Azzurro, “Prologo” (1985)
• >la realtà artificiale: Myron Krueger, sistema Videoplace, “Critter” (1984)
• >la realtà virtuale immersiva: sistema Provision (1992)
• >hi-tech / hi-touch: “Contact Water”, Siggraph 2001
• .Gli ambienti sensibili: Studio Azzurro, “Coro” (1995)
• >l’azione nello scenario interattivo: Ariella Vidach, sistema Mandala System, “Exp”(1997)
MUTAZIONE
le metamorfosi del mondo digitale
• >Cybermartire: Marcel-li Antunez Roca, “Epizoo” (1994)
• L’ibrido uomo-macchina: Stelarc, “Exoskeleton” (1999)
• L’infografia per la simulazione del corpo in azione: Thecla Schiphorst, “Life Forms” (1995)
• .L’animismo elettronico: Studio Azzurro “Giardino delle cose (1992)”
• Balla con i virus: vita artificiale degli agenti intelligenti:Knowbotic Research, Interscena (1997)
e in attach un doc che contiene anche l'index del Videoteatro e una considerazione su cioò che definisco il Laboratorio sull'Arte dello Spettatore.
Un contributo a riflettere sul lavoro che si potrebbe svolgere a Cividale.
E' solo un input teorico.
Attendo dei vs output e poi buttiamo un giù un piano operativo.
qui trovate note anche sull'Index del videoteatro
http://www.teatron.org/forum/viewthread.php?tid=277
incollo qui il testo
Un atlante del videoteatro
Uno dei punti cardine del percorso è quello che riguarda il videoteatro che mi ha visto, gia dal 1981, impegnato nella ricerca di una definizione di
questa linea di confine tra scena e comunicazione elettronica.
Seguii da vicino le produzioni televisive di Tango Glaciale e di Perfidi Incanti di Mario Martone e nel 1984 curai le prime rassegne di videoteatro
per poi promuovere a Narni, dal 1985, il Premio Opera Videoteatro.
Di quell’esperienza è importante ripescare dei materiali e in particolare un “concept-film”, un video-documento concepito già allora come una sorta di
ipertesto.
Non a caso l’anno prima l’edizione di questo video, nel 1987, la manifestazione di Narni s’intitolò “La scena interattiva”, una pura e semplice
intuizione, visto che i primi ipertesti in Hypercard per Macintosh sarebbero apparsi sul mercato solo nel 1988. Eppure già quell’anno, con l’aiuto di
un centro di calcolo della Regione Umbria, digitalizzai alcuni frammenti video associati a delle parole chiave, un proto-ipermedia che mi servii dopo
a concepire l’Index del videoteatro.
Questo documento si basa su un montaggio di estratti di sedici opere video, prodotto nel 1989 dal POW, l'associazione che ha promosso il Festival
"Scenari dell'Immateriale" di Narni (una di quelle poche iniziative di videocreazione indipendente a far incontrare le sperimentazioni artistiche e
teatrali con il video).
Un Festival nato da una costola del Premio Opera Prima per il teatro di ricerca diretto da Giuseppe Bartolucci, straordinario critico teatrale,
apripista per più di una generazione di critica militante.
L’ Index, il "concept film" del videoteatro permette di evidenziare le differenti costanti di linguaggio di quel fenomeno che ha attraversato una
generazione, se non due, di ricerca teatrale.
In questo atlante del videoteatro si traccia una mappa concettuale, in cui si rileva la pratica che "traspone" scena in video, o che "ricostruisce"
(con un'elaborazione audiovisuale della ripresa scenica, in cui emerge una specificità d’arte video), o che "crea" opere disancorate, quindi
"autonome", dalla messinscena o ancora che produce "presagi", anticipando lo spettacolo in clip di carattere evocativo se non promozionale.
Nel segmento che riguarda il video autonomo dalla scena troviamo Trucco di Riccardo Caporossi, opera dolce e visionaria di un veterano, con Claudio
Remondi, della sperimentazione teatrale. Un video elaborato sulla base di uno storyboard (vincitore del Concorso “Le scritture del visibile” promosso
dal Festival Scenari dell’Immateriale di Narni nel 1988) che corrisponde alla pratica della scrittura scenica esercitata, disegnata, sempre da
Caporossi.
Altri due esempi indicativi sono estratti, da Perfidi Incanti di Mario Martone, una delle pochissime produzioni RAI di videoteatro, e Romolo und Remo
della Societas Raffaello Sanzio, una performance altera e iconoclasta (l’opera che vinse la prima edizione del POW, nel 1985).
Per video presagio abbiamo quelle opere pensate per evocare la scena, anticipandola in una sorta di poetici trailer,come il Genet a Tangeri dei
Magazzini, allora ancora "criminali"; Racconti Inquieti di Solari-Vanzi, l'altra metà de La Gaia Scienza, autori di un clip sincopato e suadente e
Syrma di Nutrimenti Terrestri, un video molto stilizzato che evidenzia l'idea della traccia ("syrma' in greco) creata dal corpo di Polinice: archetipo
e motivo della Tragedia di Antigone.
Nella scena trasposta in video si trova Tango Glaciale di Mario Martone-Falso Movimento che nel 1981 sancì l'avvento di una nuova spettacolarità in
grado di coniugare multimedialità e presenza scenica.
Indicativi in tal senso sono poi Woyzeck di Gustavo Frigerio, rigoroso nell'impaginazione visiva e drammaturgica al contempo e il Ladro di anime di
Giorgio Barberio Corsetti, in cui la velocità del montaggio video esalta le sorprese teatrali.
Per scena ricostruita in video troviamo Mendeleev clip del Laboratorio Teatro Settimo connotato dalla particolare affinità tra colonna sonora e
montaggio analogico delle foto di scena; Suicidi e omicidi acrobatici della Koinè con la regia, in un teatro di posa, di Alessandro Furlan che
sottolinea con l’uso del croma-key le visioni futuriste ispirate a Depero; Folgorazioni del Teatro della Valdoca, con la collaborazione di Corrado
Bertoni, in cui l'immagine scenica cade nell' "abisso" televisivo, riprendendo i tableau-vivant dai monitor, accentuando la grana del video, in una
sorta di messa a “loop” dell’immagine; Macchine sensibili del Tam, ricomposto dalla post-produzione videografica di Giacomo Verde, fa affiorare
l’impronta pittorica dell’azione scenica.
L'ultimo aspetto individuato e' quello del video in scena, in cui si rilevano diversi casi in cui il video acquista un preciso ruolo in scena, come
"attore" o scenografia.
E' il caso del Prologo di Corsetti e Studio Azzurro, performance di viva interazione tra azione scenica e monitor semoventi, protagonisti a tutti gli
effetti; Missione da compiere di Mario Martone in cui un attore dialoga in tempo reale con il suo alter ego in video; Ebdomero dei Magazzini
Criminali, uno dei primi spettacoli ad utilizzare i video in scena come elementi di evocazione immaginaria.
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