Originariamente scritto da Dolcezze
siamo due ragazze del deledda ... i giorni 5 e 6 gli abbiamo trascorsi insieme ai due attori:Filippo e Michaela... abbiamo fatto varie attività che
sembravano stupide e da parte nostra un pò lo sono infatti una di noi non ha voluto partecipare perchè non riteneva utile ciò. mentre da parte mia
queste attività sono state in parte piacevoli e in parte stupide... piacevoli perchè mi facevano provare delle emozioni strane e m facevano sentire
libera... mentre stupide perchè non ne vedevo la necessità di fare tutto questo.........................................................Intervengo
sulle vostre considerazioni perché risultano più esplicite, ma l'idea (e l'attesa) che il teatro sia imparare una parte e recitarla è presente in
altri interventi. Credo, allora, sia giusto spiegare le ragioni che ci hanno indotto a chiedere agli
attori di non mostrarci i risultati del loro lavoro, cioè gli spettacoli, ma il percorso, l'allenamento che gli attori utilizzano per raggiungere quei
risultati. E' la ragione per la quale abbiamo chiamato 'laboratori' sia gl'incontri con gli studenti che con i docenti. La stessa cosa accadrà anche
quando verranno coinvolti i genitori.
Lo spettacolo è il risultato di una serie di scelte che lo spettatore non può riconoscere ma soltanto accettare o respingere (mi piace/non mi piace, è
bello/ è brutto, m'interessa/non m'interessa...). Lo spettacolo è il corrispettivo della lezione frontale. Con la mia autorità ti garantisco che il
quadrato costruito sull'ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui due cateti di un triangolo. Non potrai mai sapere quanti e quali
tentativi sono stati fatti prima di arrivare a quella formula. Le vere scoperte, le svolte radicali del pensiero sono state sempre favorite da un
punto interrogativo apposto a conclusioni che sembravano ovvie e indiscutibili. Se escludiamo la possibilità di ripercorrere gli errori, le soluzioni
che sono state messe da parte non impareremo a fare ricerca matematica, filosofica, teatrale, poetica, ma saremo solo delle scimmie ammaestrate. Vi
ricordate quella ragazzina che conduceva un programma televisivo seguendo le istruzioni che le dava il regista attraverso una cuffia? I nostri sono
"Laboratori di libera espressione" e no di 'espressione controllata, obbligata'. Quello che chiediamo agli attori è allora quello di mostrarci e farci
partecipare ai tentativi, agli errori, alle svolte di un percorso mirato a darci nuove conoscenze. La classe è il teatro, la lezione frontale è lo
spettacolo, ma allora nel laboratorio la lezione cosa diventa? E' una domanda che apparentemente riguarda solo gli insegnanti, in realtà
l'elaborazione di una didattica coerente alla struttura del laboratorio riguarda gli studenti, le famiglie, la società tutta intera. Le risposte le
dobbiamo cercare insieme; magari ponendoci altre domande. Ciao Gino Santoro
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