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Autore: Oggetto: Teatron all'Arboreto
carlo
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[*] Inviato il 20-5-2002 at 23:51
Teatron all'Arboreto


L’arboreto - PerCorsi fra arte comunicazione natura, presenta

TEATRON.ORG
un laboratorio d’arte dello spettatore in rete
a cura di Carlo Infante; webmaster Massimo Ciccolini
piattaforma web (con forum e chat) http://www.teatron.org

l'appuntamento del 7-9 giugno 2002 slitta a ottobre!!!

“L’idea è quella di misurarci con la capacità di tradurre l’esperienza dello sguardo dello spettatore in una composizione fatta di parole e immagini che produca la memoria (dinamica, soggettiva ed interconnessa con altre) di un evento. Teatro in fondo significa ‘luogo dello sguardo’ (dal greco ‘theatron’) e rappresenta la prima grande tecnologia di rappresentazione che di fatto ha inscritto al suo interno il valore di comunicazione, nel senso più forte del termine, quello di condivisione. In questo laboratorio si tratta di dare una forma ulteriore a questa memoria, esercitando una scrittura che amplifichi sul web lo sguardo dell’evento, riflettendone la poliedricità delle percezioni.”

Carlo Infante. Esperto di teatro e nuovi media, giornalista free-lance, direttore artistico di festival, opera come consulente culturale e curatore di progetti telematici sia in ambito teatrale sia educativo. In quanto autore ha curato e condotto trasmissioni radiofoniche (Rai-Radiouno e Radiotre) e televisive (Mediamente.scuola). Ha curato il libro Educare on line e ha recentemente scritto Imparare giocando. L’interattività tra teatro e ipermedia per Bollati e Boringhieri.

Il progetto de l’arboreto propone corsi residenziali con alloggio gratuito e la possibilità di usufruire della cucina


Per informazioni più dettagliate su date da definire, orari, modalità di partecipazione
e quote d’iscrizione, ci si può rivolgere alla segreteria organizzativa in vicolo gomma, 8
47900 rimini (rn), tel. e fax 0541.25777
http://www.mondaino.com/arboreto.htm
arboreto@infotel.it


La sede dove si svolgono i corsi è in via pieggia 6, 47836 mondaino (rn) tel. e fax 0541.850123

L’arboreto di Mondaino
Nella Valle del Conca, a pochi chilometri da Riccione, sul confine fra la Romagna e le Marche, si trova un ex arboreto sperimentale della flora mediterranea. Nove ettari di parco con due boschi, piccole foreste, uno stagno, decine di sentieri segnati e circa 6000 piante. Dentro e attorno alla natura: due case foresteria, sale per incontri, corsi, prove e dimostrazioni di lavoro. Entro la fine dell’anno partiranno i lavori per la costruzione del Laboratorio Teatro Arboreto: una nuova sala che consentirà di dare maggiore risalto alle ospitalità, alle residenze creative e di conseguenza alla possibilità di divenire ancora di più un luogo per la produzione delle opere. Il nuovo spazio avrà la duplice funzione di laboratorio, per i corsi e le molteplici attività di studio e di formazione; e di teatro, per le diverse esigenze di messa in scena e di rappresentazione.
L’arboreto - PerCorsi fra arte comunicazione natura è un progetto, un’area verde, un laboratorio di ricerca nel e per il luogo. Una residenza creativa per chiunque desideri interrogarsi o semplicemente fermarsi a riflettere, in ascolto. Dove il clima consente di affacciarsi oltre i limiti: fra l’intenzione e l’azione, fra ciò che anticipa la creazione e la produzione, fra l’attore e lo spettatore. Per indagare lo stretto e indissolubile legame fra tradizione e innovazione, espressione artistica e necessità di vita. Per offrire più tempo e più spazio allo studio e alla ricerca di maestri e allievi.





L'enclave dell'empatia

Se il mondo sembra accelerare i suoi processi di trasformazione possiamo decidere per almeno tre soluzioni possibili. Una è quella di rincorrerlo, ma si rischia l'autocombustione per attrito da velocità subìta con un mondo (e noi con esso) destinato all'entropia. Un'altra ci chiama "fuori" e corrisponde a quel detto "fermate il mondo voglio scendere!", ma c'è, anche qui, il rischio di farsi del male e di non riprendersi più dal disambientamento subìto. L'ultima invece ci fa intuire che può esistere una misura compatibile con il nostro stesso desiderio di evoluzione. È questa soluzione che sembra aver intrapreso il progetto de L'Arboreto, in quanto enclave dell'empatia sull'Appennino romagnolo. In questo spazio franco dove si alternano scuole di biosistemica, laboratori musicali, residenze creative di teatro e di danza e spettacoli di rara sensibilità, si rileva un segnale chiaro e sereno di alterità culturale che risponde al mondo accelerato con un elogio della bellezza nella lentezza. L'idea che sembra prendere forma in questa progettualità culturale, separata dalle logiche autoreferenziali del sistema dello spettacolo, è quella che tende a valorizzare la condizione della ricerca pura, concentrata sul grado di sensibilità da condividere con spettatori e compagni di strada che hanno fatto una scelta. È la scelta che conduce verso la sottrazione dal rumore di fondo e verso la qualità della percezione condivisa.
Ecco, è qui il valore: se il mondo accelera non lo si deve rincorrere, né ci si deve fermare, bensì ci si può avviare con buon passo da montagna, concentrandosi sul ritmo interiore e lanciando lo sguardo a volo d'uccello verso il paesaggio più aperto. Si procede così lungo un cammino in cui la coscienza interna pilota la percezione esterna, dove la dimensione locale sa contemplare il globale. 'Agire locale per pensare globale', suggeriva Edgar Morin.
Questo è un buon modo per misurarci con un mondo che dobbiamo saper pre-vedere, progettando le sue trasformazioni, per agirle e non subirle. Armonizzando il pensiero con l'azione, in un processo che conduce verso la ricombinazione degli specifici artistici, in un gioco in cui lo spettatore colma con il suo sguardo partecipato la creazione d'autore. In questo contesto ideale è necessario dare forma a quell'informazione che attraverso i linguaggi multimediali possa tradurre nel web quello sguardo che si fa (ciascuno a suo modo) creazione di senso e di memoria, per espandere la nostra coscienza di condivisione e per ricondurre il mondo alle nostre biodiversità, alle nostre alterità di 'atleti del cuore', come diceva Artaud. (Carlo Infante)




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