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Autore: Oggetto: Il Diario On Line di Arcastella. Fai NEW REPLY!
carlo
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[*] Inviato il 3-10-2002 at 14:06
mercoledi 2 ottobre: tra arte e vita


Terzo giorno del nostro diario di bordo, l'equipaggio del laboratorio di scrittura on line sta carburando e ci stiamo organizzando per seguiire i vari appuntamenti, alcuni in contemporanea.
Al centro di tutto, l'abbiamo già rilevato, c'è la memoria e la ritualità identitaria in cui l'autobiografia e le diverse espressioni (dai disegni di Luzzati in cui traspaiono le sue visioni infantili delle leggende ebraiche ai romanzi di Lia Levi, alle fotografie di Momigliano) s'intrecciano in un tutt'uno.
Esiste un'arte dell'essere ebreo è stato detto.
E ce ne rendiamo conto in questa rassegna in cui costantemente arte e vita s'intrecciano.
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alan biko
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[*] Inviato il 3-10-2002 at 20:21
La sapienza sull'altare della conoscenza


Un’immagine per un pensiero che, come leggo in un precedente intervento, frutta altri pensieri. Ho condiviso lo stesso incontro, nella sala conferenze dell'Archivio di Stato.
L’immagine è quella di Haim Baharier che si muove, nella sala conferenze dell’Archivio di Stato, imitando chi nel giardino dell’Eden mangiava, senza troppo pensarci, tutti i frutti che aveva davanti, compreso quello dell’albero della conoscenza, per poi vergognarsene e temere. Il pensiero è sorto spontaneo: era quell’Adamo quest’uomo di oggi che divora ogni risorsa, senza ritegno, approfittando di un tuttora splendido paradiso terrestre?
La lezione di Levinas, che esorta Israele ad essere un popolo colto, viene commentata e arricchita da Baharier e riporta a un solido principio levinassiano: “l’etica come norma di conoscenza”. Accedere alla conoscenza deve essere anche pratica di impegno morale. E certamente anche civile, sociale. Altrimenti non resta che vergognarsi della reiterazione del peccato originale. E temerne le conseguenze. Viene ricordata anche la citazione talmudica che invita a “Non sacrificare la sapienza sull’altare della conoscenza”. Quasi che la capacità di sviluppo del pensiero debba recedere davanti alle istanze di quella capacità ancestrale di sapere e sentire le cose “con tutto il proprio cuore, tutta la propria anima, tutte le proprie forze”. E mi domando: questa piena coscienza della conoscenza dovrebbe essere anche il limite naturale della scienza? C’è da scoprire cosa ne pensano i dotti…
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chiara
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[*] Inviato il 3-10-2002 at 22:05
La scrittura è arroganza?


Oggi l'incontro con Clara Sereni è cominciato con alcune letture tratte dal suo libro catapultandomi in trame e storie a me sconosciute. Mi ci è voluto un pò per capire e per orientarmi. Mi ha affascinato molto l'idea della scrittrice di creare un libro unendo agli aspetti del romanzo delle parti scritte dai protagonisti, per dar voce a questi uomini che hanno letteralmente scritto un pezzo della nostra storia. Un'altra cosa che mi ha colpito è stata la definizione che Clara Sereni ha dato della scrittura: un grande atto di arroganza perchè nasce con l'idea di immaginarsi che qualcuno userà una parte non indifferente del suo tempo per leggere quello che l'autore pensa. Questa frase apparentemente cinica mi ha colpito perchè non ho mai pensato alla scrittura in questi termini. Eppure non posso negare che contenga del vero. Anche se spero di avere conferma che così non è, che, invece, la scrittura è un condividere, un lasciarsi "sbirciare" un pochino dentro, anche se attraverso mille lenti deformanti, un regalare un pezzetto di noi agli altri, uno svelarsi quel poco che basta a creare un confronto, a far sorgere un dubbio.
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mirko
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[*] Inviato il 3-10-2002 at 23:24
ingegneria del legame sociale ed ebraismo


in questo periodo sto leggendo, anzi rileggendo, "L'intelligenza collettiva" di Pierre Levy,e mi imbatto in una frase che mi fa pensare.

il contesto in cui compare e' l'inizio del libro, in cui Levy cita ad esempio delle sue argomentazioni l'episodio biblico di Sodoma e Gomorra, le citta' del peccato che Dio, prima di distruggere, decide di far "scandagliare" da Abramo alla ricerca di 50 giusti che con la loro semplice presenza, le risparmierebbero dalla catastrofe. 50 giusti salverebbero Sodoma e Gomorra. "Mercanteggiando" con Dio Abramo riesce a portare la soglia a soli 10 giusti.
Ebbene Levy in coda al suo ragionamento piazza questa frase, semplice ma forte:

La trattativa di Abramo con Dio rappresenta la prima tecnologia di ottimizzazione degli effetti, di massima valorizzazione delle piu' piccole qualita' positive insite in un collettivo umano.
Abramo inventa l'ingegneria del legame sociale.

Mi tornano allora in mente i discorsi di questi primi giorni all'interno del gruppo di lavoro del diario di bordo: la sensazione di una compattezza assoluta della comunita' ebraica al proprio interno, compattezza che pero' non sfocia nel monolitismo, quanto piuttosto in una Rete chiusa.
Assistendo alla passeggiata letteraria di qualche giorno fa, era tangibile la percezione di un substrato di legami (parentela, amicizia, conoscenza) fra i partecipanti e chi invece aveva scritto i passi citati. Assistendo alla conversazione con Israel De Benedetti, anche qui, una rete sotterranea di esperienze comuni, interlacciate fra loro.
Allora mi chiedo se non sia questa consapevolezza estrema del legame sociale a rendere la cultura ebraica - per come si e' presentata in questi giorni ad ebraicafestival ad un gentile come me - compatta ma non monolitica, forte nell'affermarsi. Se non sia questa consapevolezza dell'importanza del legame sociale minimo fra due punti a renderla cosi' affascinante e carismatica.
E, in negativo, se non sia questa consapevolezza del legame sociale a renderla non abbastanza aperta alla divulgazione verso l'esterno delle proprie peculiarita'.
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carlo
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[*] Inviato il 3-10-2002 at 23:54
Gli integralismi che annullano



Il velo bianco di Caterina da Siena mi appare come un burka.
E’ il velo degli integralismi che annullano. Mussulmani o cattolici o ebraici.
E’ sotto il segno dell’integralismo subito dalle donne che si svolge la serata al teatro Gobetti, dopo la lettura di “Ripudiata” di Elette Abécassis
http://www.teatron.org/ebraica/eventi/ripudiata.htm
un dialogo tra Elena Bartolini e Dacia Maraini di cui viene messo in scena infine “I digiuni di Santa Catarina”.
http://www.teatron.org/ebraica/eventi/digiuni.htm
Si parla di donne che scelgono la morte, una, Rachele perché ripudiata dal marito per via di figli che non arrivano, l’altra perché ha scelto di sposarsi con il Cristo che ambisce raggiungere in un’estasi senza fine.
Catarina poteva ottenere ciò che voleva, ambasciatrice della chiesa, autorevole, colta e raffinata, ma si lascia morire di fame. “Fare la mistica può essere una cosa conveniente” dice, caustica, Elena Bartolini. E ripenso a quella teoria sulla “teodemagogia” di cui si parlava qualche giorno fa.
Di come si possa investire troppo sulla "politica" del miracolo o del misticismo, per altri versi,
Di come si possa negare la vita e l’etica per un’integralismo. Insostenibile.
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carlo
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[*] Inviato il 4-10-2002 at 00:37
giovedì 3 ottobre: Dall'Etica all'Integralismo


In questa full immersion nella cultura ebraica il prisma del nostro diario di bordo può arrivare a riflettere, in una stessa giornata, un arco di contraddizioni spaesanti che dalla coscienza etica ci porta all'integralismo induttore di morte, in una deriva, mistica o ortodossa , che nega il senso vitale delle cose.
Dalla lezione magistrale della mattina ispirata da Levinas
http://www.teatron.org/ebraica/eventi/atenegerusalemme.htm
alla serata sugli integralismi con Dacia Maraini http://www.teatron.org/ebraica/eventi/integralismi.htm
passando per un pomeriggio di riflessione su autobiografia e letteratura con Clara Sereni
http://www.teatron.org/ebraica/eventi/gioco%20dei%20regni.htm .
Le nostre scritture iniziano a liberare le potenzialità della rete, con i link ipertestuali, sia interni al sito per le informazioni di contesto, che fuori per approfondimenti ulteriuori.
Prende così forma la scrittura connettiva
http://www.teatron.org/prima/connettiva.html
di cui si parlerà domenica nell'incontro finale su La Scrittura, la Memoria e la Rete
http://www.teatron.org/ebraica/scrittura.htm
prima del "reading", la lettura di questo diario di bordo on line.
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morgana
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[*] Inviato il 4-10-2002 at 14:02
frammenti e tentativi gentili di interpretazione


Forse, il fatto che Clara Sereni concepisca la scrittura come atto di arroganza, perchè presuppone che qualcuno dedicherà del tempo ai tuoi pensieri, l'ha spinta a iniziare la sua trattazione dei libri senza prima una contestualizzazione definita..forse non voleva rubare troppo tempo, ma io ammetto di aver faticato parecchio prima di riuscire a trovare le fila da seguire..in ogni caso persiste in me questa sensazione di introflessione dei partecipanti ebrei agli incontri: talvolta mi sento esclusa da questo mondo così profondamente incorniciato nella ritualità che sembra pensare essere forse troppo scontato che un "gentile" non sia perfettamente al corrente di cosa si sta parlando e abbia bisogno di qualche delucidazione in più.. Ancora una volta, come il giorno precedente, Clara Sereni ha commistionato la sua esperienza a invenzione romanzesca, ma, a differenza delle volte precedenti, l'esperienzariportata non è sua personale ma della sua famiglia, in particolare dei suoi zii. Un libro, e forse una fetta di vita, scritta a più mani, che riporta impressioni vissute diversamente, da persone diverse ma accomunate tutte dallo stesso destino e dallo stesso sangue. L'unità nella molteplicità, l'elemento singolo nel mosaico da cui deriva, fatti reali che scioccano a talvolta possono scandalizzare i bempensanti, come l'ultima lettera scritta dallo zio Emilio al P.C.I.che chiede di curare la moglie, ma che, in realtà, vengono assorbiti dalla perturbante esperienza vera che i protagonisti hanno vissuto e trasposto, giustificando anche questi particolari insoliti. Ancora una volta la collettività crea il testo, reale e letterale, ancora una volta è la memoria, in questo caso addirittura di una discendente, a essere protagonista, ad animare il ricordo che vive, nei testimoni di quel tempo, presenti ieri all'incontro. Io, estranea, giovane e "gentile" mi avvicino, affino l'udito e tante emozioni, così come tante voci e situazioni prendono forma nella mia mente. Ma è come se mancasse un pezzo al mio mosaico fatto di un flusso imprecisato, indefinito, mi manca uno spiraglio che forse loro non riescono ad aprire o, molto più probabilmente, io non riesco a trovare.
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luisa
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[*] Inviato il 5-10-2002 at 00:04
Un valzer che alza alto nel cielo



Una sciarpa rossa e giri di perle, i dettagli che raccolgo dagli incontri con Lia Levi e Clara Sereni.

Ritorna,emergendo dallo strato spesso di tante altre parole, l'immagine di una grande porta. il senso dell'essere dentro o dello stare fuori, del voler entrare e dell'essere cacciati.
Peter Pan ... il bussare per farsi aprire ... i bambini cacciati da scuola (evoca Lia)
E Clara "...cancelli che si aprono e si chiudono con clangore ...

E intanto, dietro la grande tenda nera, si celebra, forse,un qualche rito arcano (Gulliver o Polifemo?...) Entra un omino che porta un enorme lampada, esce un altro con una scala interminabile, si levano a intermittenza brusii, ronzii, colpi di martello...La tenda chiude un altro mondo e ci lascia fuori.
"La scrittura, ha detto Clara, e un grande atto di arroganza" O forse anche la voce della timidezza, se scriviamo non dobbiamo guardare in faccia l'altro, nessuno ci puo interrompere o chiedere perche...
"Un valzer di Chopin si alza alto nel cielo che va imbrunendo"
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giacomo
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[*] Inviato il 5-10-2002 at 00:07
la vera storia di falso


questa è la vera storia di vero falso e inesistente
vero da piccolo era buono ed innocente scriveva poesie
poi un giorno incontra falso
falso gli dice qualche piccola bugia
vero qualche piccola verita ed in breve tempo diventano amici ed in seguito amanti
falso dice a vero un giorno di aver incontrato un certo inesistente che dice lui é l'esatto contrario di vero : bello bravo e intelligente
vero non ci crede o non ci vuole credere anche perche falso non è molto affidabile
falso dice che vero lo ha creato solo per essere lui l'unico vero mentre vero dice di aver incontrato falso quasi per caso un giorno che aveva fatto qualche cazzata
la storia tra i due continua a stento ora sono impegnati a fare quiz per entrare ad un inutile universita o per prendere una pericolosa patente
forse sarebbe meglio che andassero a chiarirsi un po le idee da inesistente


giacomo

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carlo
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[*] Inviato il 5-10-2002 at 00:29
venerdì 4: il talmud e internet


Ultimo giorno del laboratorio di scrittura on line e siamo già proiettati sul reading di domenica alla Miniera.
Una delle buone idee emerse all'inizio era fare del preludio
http://www.teatron.org/ebraica/preludio.htm
una sorta di "gran vocio", tipo messaggi in segreteria telefonica, per mandarlo in sottofondo alla lettura finale del diario.
Ok, fatto.
Andiamo a RadioFlash e grazie alla splendida disponibilità di Fabio e Dario
registriamo ( con le voci di Giorgio, Chiara, Mirko e Giulia) i messaggi, inventandoci il bip della segreteria con il tono di un cellulare.
Cotta e mangiata: registrata al volo e messa in onda. Splendida presenza di spirito di tutti.
In trasmissione parliamo della nostra esperienza del diario di bordo on line ed emerge l'affermazione di quanto questo sia "commentario", il prisma di sguardi di cui abbiamo parlato più volte, un modo per coniugare pensiero ed azione.
Nel web il linguaggio agisce,come nell'oralità. Interviene sulle modalità della comunicazione, dinamica ed empatica.
Diviene un atto culturale che può incidere sui comportamenti di chi condivide quel luogo di confronto.
E in più, attraverso i link ipertestuali (come è stato gia rilevato), espande la coscienza dei percorsi paralleli e intersecanti.
E ci viene in mente il Talmud, il grande commentario in cui il pensiero è concepito per ricrearne altro.
E questa citazione ci conforta

"...quando guardo le pagine del Talmud vedo tutti questi testi uno vicino
all'altro, intimi e invadenti, come bambini di immigrati che devono dormire
nello stesso letto, mi viene in mente la cultura frammentaria e
caleidoscopica di Internet.
Per centinaia d'anni, norme relative a quasi tutti gli aspetti della vita
ebraica si sono spostate in volo avanti e dietro, da ebrei dispersi in un
angolo remoto del mondo ad altrettanti centri di studi talmudici.
Anche Internet è un universo pervaso da un illimitato desiderio di sapere,
fatto di informazioni e dispute, in cui chiunque sia dotato di modem può
girovagare per un pò e , lasciandosi alle spalle il caos del mondo, fare
domande e ricevere risposte."

Jonathan Rosen, "Il Talmud e Internet", Einaudi

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walt
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[*] Inviato il 5-10-2002 at 11:52


abécassis e maraini ci colpiscono con la brutta fine di due donne vittime dell'integralismo... insostenibile, ha giustamente scritto carlo... ma si è anche parlato della forza di questa catarina, come donna... a me, infedele, è sembrata invece debole, molto debole per doversi autodistruggere nel raggiungimento dell'estasi... e quindi il tutto ancora più sconvolgente, come in certi film giapponesi di erotismo estremo e definitivo.
il gobetti era così semivuoto, nonostante la presenza della più 'famosa' tra le presenze della rassegna... forse dacia non è ebrea?

qualche ora prima... nel corso dell'incontro che mi sembra fino ad ora il più 'letterario', clara sereni presenta il suo interessante mélange di scrittura romanzesca e documenti presi dalla vita vera... e anche qui, in una lettera autentica scritta dallo zio ebreo ortodosso poi comunista ortodosso, una donna moglie la cui salute e sopravvivenza sono sottoposte al vaglio della Storia.
non mi scandalizza chi antepone l'interesse comune a quello privato, dice clara sereni, sopratutto ora che l'interesse privato si fa governo.
una frase bellissima.
... ma nel buio del teatro il volto, illuminato dal faro, dell'attrice rachele e catarina, si è rivelato anche quello sconosciuto della zia malata.


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morgana
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[*] Inviato il 5-10-2002 at 14:17
non camuffarsi più per non dimenticare mai


Ieri è stato l'ultimo giorno degli incontri, oggi è il sabato, il giorno del riposo e io mi ritrovo qui a raccogliere i miei pensieri che affastellandosi mi sussurrano diversi momenti di questa settimana. Sono giorni tristi, questi, per me, coincidono con l'anniversario della morte di mio papà e, solo ora, mi rendo conto di quanto l'essermi avvicinata a questa cultura e alle sue narrazioni mi abbia costantemente riportata a quei momenti. Passati che si inseguono e rincorrono in una danza ora felice, ora spaventosa, ora semplicemente triste, storie che si narrano e tramandano per rinsaldare un contatto che sembra sempre messo in pericolo, sempre sul punto di sfilacciarsi, lasciando soli e desolati animi destinati a vagabondare. Colori, forme e disegni nei quadri di Luzzati che suggeriscono una visione adulta ma infantile della rappresentazione della Fede e della vita, sempre inevitabilmente connesse, graziosa per le sue forme divertenti ma melanconica per i colori bruni che le animano, reali ma sospese nel tempo nell'attimo che dura per sempre. L'ultimo incontro della settimana è stato con Helena Janeczek, autrice di "Lezioni di tenebra" e di "Cibo". Lei, figlia della Shoah, parla di una trasmissione quasi a livello amniotico, sentendo dentro di lei l'eredità dell'adattamento, del camuffamento e quasi dell'annullamento dell'identità ebrea a cui sono stati costretti ad arrivare i genitori per riuscire a vivere in un'apparente normalità:il tentativo, forse inutile, di annullare qualcosa perchè doloroso sebbene parte integrante del Sè.Ieri la sensazione che aleggiava nei miei pensieri si è a poco a poco concretizzata: ho letto e sentito il tentativo dolcissimo e forse infantile di questi giovani grandi vecchi di consolidare il pensiero, l'identità, la memoria, difesa nei secoli dalla frammentazione e dall'abbandono, conservata nel dolore e nell'umiliazione, incorniciata dentro una Promessa di Fede che tutto comprende e giustifica. Certo la mia esperienza non è la Shoah, ma anch'io ho vissuto la morte per cause ingiuste e sbagliate e, ammetto, la mia Fede in Dio è crollata. Mi sono sempre sentita sicura con me stessa ma ora, che ho percepito questa compattezza di spirito, questa forza d'animo e soprattutto questa fede che tutto include mi sono sentita piccola e sola. Li ho ammirati. Poi mi sono guardata intorno e per l'ennesima volta ho constatato che non c'erano giovani nè ebrei nè gentili. Vada per i gentili ma gli ebrei..perchè? Dopo questa settimana credo che una Fede così incrollabile sia possibile solo se sia parte della cultura nella quale si vive e si è cresciuti. La nostra cultura , quella dei gentili è sempre stata bighellona, inquadrata in una religione che, a parte agli inizi, e parlo di quasi duemila anni fa, non ha dato grandi esempi e si è più rifugiata più nell'apparenza che non nella profondità, costringendo chi realmente vi credeva ad avere con Dio un rapporto individuale, fino a quando l'individualità non è bastata più e i punti fermi sono spariti e la divinità si fa sempre più offuscata ed estranea. Ma gli ebrei invece, i giovani ebrei, che hanno ancora la possibilità di credere realmente e intimamente in un mondo con un perchè e un fine, dove sono? dov'erano? non avevano tempo? o non avevano voglia?O magari erano solo indaffarati e allora si perdonino..in ogni caso posso dire loro, dopo questa settimana e dopo la mia esperienza, che non vi devono rinunciare, non devono smettere di credere, loro che, forse possono ancora farlo.
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chiara
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[*] Inviato il 5-10-2002 at 16:21
the believer e gli altri


Guido Fink ha tratteggiato abilmente un'ampia panoramica sul cinema americano rispetto alle tematiche ebraiche (il cinema italiano ha dimostrato un tardivo interesse nei confronti di quest'argomento). In particolar modo ha analizzato il film "The Believer", un film duro, crudo ma davvero interessante (consiglio la visione a tutti). Onestamente mi è spiaciuto un pò che sia stato sacrificato il dibattito sui due film proposti dal programma, ma la conferenza è risultata lo stesso interessante. La frase che mi è rimasta più impressa è una citazione da Pavese che ha definito il cinema americano come un gigantesco teatro in cui si rappresenta in maniera spettacolare il dramma della vita di tutti. Una definizione non sempre calzante ma di sicuro affascinante.
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carlo
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[*] Inviato il 6-10-2002 at 18:17
domenica 6: shalom


Dopo il sacrosanto, in tutti sensi (per lo shabbath e per prendere un pò di respiro nel vorticoso ritmo della rassegna), intervallo di sabato, rieccoci in pista.
Domenica fuori porta, nel Canavese, alla Miniera di Roberta e la sua geniale cucina kasher.
Un ottimo pranzo esperienziale (ai confini dell'agrodolce) intervallato dalle letture a tema di Paola Corti.
Purtroppo i posti prenotabili si esauriscono e l'equipaggio del diario di bordo rimane fuori.
Arrivano alla fine, qualcosa per loro esce dalle cucine e si presenta il diario: Giulia, Giorgio, Chiara, Walter e Luisa leggono alcuni frammenti delle loro scritture.
Con l'aiuto di Roberto si mixa una base sonora con Stravinski e squilli di telefono con il "gran vocìo" registrato da RadioFlash con i messaggi e-mail del Preludio
http://www.teatron.org/ebraica/preludio.htm
come se fossero messaggi di segreteria telefonica.
E poi il breve reading, non c'è tempo, a Ivrea inizia "Il Primo Levi raccontato"
http://www.teatron.org/ebraica/eventi/primo%20levi.htm
di Marina Bassani.
In questa ultima pagina di diario si raccolgono le ultime riflessioni del prisma-diario-commentario di Arcastella, di questa intensa rassegna che si conclude al Teatro Gobetti con un dibattito su "Ebrei italiani e Israele"
http://www.teatron.org/ebraica/eventi/ebreiitaliaisraele.htm
e lo shalom, il saluto di pace, rappresentato dalle letture di Valter Malosti delle poesie di Paul Celan e delle lettere dei frattelli Sereni.
Siamo in attesa che anche altri lascino le proprie riflessioni.
Intervenendo nel forum (ricordatevi di fare, dopo esservi iscritti, solo NEW REPLY) che rimane sempre aperto e accogliente.
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luca
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[*] Inviato il 6-10-2002 at 23:09
Attenti alla difesa cieca


Nel dibattito s'incrociano posizioni con diverse sfumature ma nessuna contraddizione acuta.
Emanuele Fiano, consigliere delal comunità ebraica di Milano e anche capogruppo dei Democratici di Sinistra al Comune, ammette che dopo l'assassinio di Rabin ha sentito una distanza verso la politica d'Israele e invita ad essere attenti alla difesa cieca di strategie che non trovano pace.
Rileva poi un pericolo: le comunità ebraiche in Italia rischiano d'estinguersi: nella scuola ebraica milanese le presenze si sono dimezzate negli ultimi anni.
Eddy Jamous, libanese di nascita e autore di un libro dal titolo "L'arabo ebreo" (dove arabo viene prima di ebreo), sostiene che bisogna intervenire nelle scuole per sciogliere i nodi dell'ignoranza sulla questione ebraica e per affrontare il tema delle differenze con il mondo arabo.
E' un esperto di sociologia infantile, attenzione che traspare nel suo intervento che individua proprio nell'approccio pedagogico la cifra delle strategie future.
Dobbiamo sapere parlare alle prossime generazioni. Da subito.
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carlo
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[*] Inviato il 6-10-2002 at 23:17
Il suk e l'ipermercato


C'è una frase che mi rimane in tasca, dopo questa serata al Gobetti.
E' di Eddy, l'arabo-ebreo.
"Chi arriva da fuori sente di più l'odore di chi è dentro".
E' un modo per capire come gli ebrei della diaspora che arrivano in Israele, possano rilevare le contraddizioni più di coloro che immersi quotidianamente nelle problematiche possono sottovalutarle.
E' delicatissimo il punto critico del rapporto con il mondo arabo.
Eppure un arabo-ebreo come lui riesce a cogliere più gli aspetti di vicinanza che quelli di lontananza. E' uno che riesce stare a proprio agio più nel suk che in un ipermercato.
Rispetto alla violenza assurda dei conflitti può apparire come insignificante ma è indicativo di una ricerca di contatto che può e deve esistere.
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carlo
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[*] Inviato il 6-10-2002 at 23:23
La stretta di mano e la poesia


Valter Malosti legge ma non solo.
Riesce a fare delle due lettere dei due fratelli Sereni, ingarbugliati in una polemica sui valori d'adesione al marxismo-leninismo (il carteggio è del 1927!), un asincronico dialogo teatrale.
E' bravissimo, nonostante quelle lettere che in questa fine serata-fine rassegna aprono un fronte di riflessione (il rapporto tra ebraismo e impegno comunista) che spiazza.
Con Celan pacifica tutto. L'ascolto della poesia evocativa conforta e lancia dal palco parole che incidono, come...
"Non c'è differenza tra una stretta di mano e una poesia".
C'è la risposta che cercavamo per questa chiusura.
Pace:Shalom.
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giacomo
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[*] Inviato il 11-10-2002 at 17:13
su kibbutz e su dio


Mi interessa molto la questione dei Kibbutz,anche perchè ho vissuto 4 anni in una comunità terapeutica che cura problemi di tossicodipendenza e psicologici.Io sono entrato in comunita' per problemi psicologici ed ho trovato persone che mi hanno molto aiutato e con le quali ho vissuto come se fossero la mia famiglia.
L'altro giorno ho visto la trasmissione di Marzullo(gia citato in un altro articolo)dove c'era un prete cattolico che diceva di litigare spesso con Dio,e della difficoltà di accettare l'allocentrismo,di dover accettare la volontà dell'altro,in questo caso quella di Dio,consapevoli di non poter contare solo sulla propria.
Mi fa riflettere sull'essenza e sull'esistenza di Dio vista come irrinunciabile presenza dell'altro,indispensabile per il compimento della nostra volontà
Giacomo
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mirko
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[*] Inviato il 11-10-2002 at 23:52
rete di persone


reduce da una cena alcolica e micotica assecondo l'idea di fare una specie di bilancio del diario di bordo, di arcastella, dell'esperienza che e' stata.

non amo particolarmente i bilanci, ragiono meglio a frammenti, ma credo che in questo caso uno strappo si possa fare.

ecco appunto, frammenti. questo diario di bordo inviterei a considerarlo un frammento di arcastella, strutturato quanto si vuole, ma frammento. non e' stato, per esplicita volonta' di chi lo ha progettato e di chi lo ha curato, un tentativo di abbracciare la rassegna in toto, e questo ha determinato - per me - il suo successo.

e' un frammento che suggerisce, spinge a scoprire il velo, spinge ad andare oltre. e' un frammento che ha saputo creare una tensione di sguardi nei confronti di arcastella e ha saputo alimentarla, giorno per giorno.
varie inquadrature, con camere differenti: il cortometraggio che ne e' uscito mantiene vivida la forza di una cultura affascinante e problematica quale quella ebraica, suggerendo, alimentando curiosita'. che poi, in ultima analisi, e' il miglior risultato che si potesse ottenere.

alla rete di sguardi si e' sovrapposta una rete di persone, stasera concetrata attorno ad un nodo fisico e alimentare, che non e' detto che si disperda. l'intenzione anzi e' di rimetterla alla prova quanto prima dopo aver sintonizzato e conosciuto le diverse "tecniche di ripresa".
del resto, e' nel secondo film che un vero regista si mette davvero in discussione:)
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