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Autore: Oggetto: Integrazione Partecipata:quale teatro
Danila
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wink.gif Inviato il 15-10-2002 at 19:51
Dalla disintegrazione alla integrazione


Non ho alunni disabili, ma mi sembrano spesso dis-integrati.

Francesca (I superiore) la volta scorsa è andata via dopo la 4a ora pensando di poterlo fare senza un permesso.
I ragazzi entrano tutti in ritardo. Sono distratti. Non amano la SCUOLA.

Oggi entro in classe con una breve esperienza di laboratorio teatrale fresca di vita che mi ha seminato qualcosa dentro.
La sensazione di dover destrutturare il luogo classebanchicattedrasedie è forte, ma mi rendo conto di quanto siano confortevoli i gesti automatici come la firma sul registro (pre-contatto) o sedermi dietro la mia cattedra/barricata...
Ma il bisogno è forte.
In fondo l'ho voluto io il momento di rottura; nessuno mi ha imposto la partecipazione al laboratorio di teatro con mia figlia e Beatrice due anni fa, all'atelier di Alex Cormansky, e a questo corso di formazione.

Li guardo i piccoli di primo anno: i loro corpi sono distratti con una buona percentuale di pensieri FUORI di qui.

Devo prima farli entrare per poterli accogliere.
Allora... Fuori dai banchi!
Penso: E adesso che faccio? Con Viganò era facile. Qui comando io.
Una battuta potrebbe compromettere tutto, ma sento una grande energia e non ci sarà battuta che potrà smontarmi.

Mi guardano e questa volta gli occhi sono un po' disorientati, ma non distratti.
Ne approfitto.

Cerchiamo di stare ben piantati per terra Chiudiamo un momento gli occhi e pensiamo al nostro corpo, a noi che respiriamo. Ci concentriamo sul nostro respiro per escludere cio' che è intorno, per concentrarci sul nostro essere
QUI,ORA. Apriamo gli occhi. Ognuno è parte di un cerchio. Se Giuseppe fa due passi in avanti il disegno nello spazio cambia. Come ci si sente dentro?...E fuori? Ne parliamo e poi scivoliamo nella rap-presentazione di noi stessi, tutti interi però... e visto che gli schemi comunicativi sono rotti, perchè non farlo in francese!?!

Non voglio dilungarmi sulla mia "leziazione" , ma quello che voglio dirvi è che erano PRESENTI. Me lo hanno detto: non sono usciti con la testa nel frattempo. E so che non sono state le mie parole, ma la convinzione che c'era nella mia voce (e nei miei movimenti) a far funzionare il gioco.

Ho molti giochi in MENTE che non escludono il CORPO: entrare nelle sfere degli altri, volare, entrare in un quadro, far parlare le mani...
Le mani parlano anche francese.


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ritabortone
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[*] Inviato il 16-10-2002 at 14:02
distratti da mondi che a scuola non entrano


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Originariamente scritto da Danila
Non ho alunni disabili, ma mi sembrano spesso dis-integrati.

Francesca (I superiore) la volta scorsa è andata via dopo la 4a ora pensando di poterlo fare senza un permesso.
I ragazzi entrano tutti in ritardo. Sono distratti. Non amano la SCUOLA.

Oggi entro in classe con una breve esperienza di laboratorio teatrale fresca di vita che mi ha seminato qualcosa dentro.
La sensazione di dover destrutturare il luogo classebanchicattedrasedie è forte, ma mi rendo conto di quanto siano confortevoli i gesti automatici come la firma sul registro (pre-contatto) o sedermi dietro la mia cattedra/barricata...
Ma il bisogno è forte.
In fondo l'ho voluto io il momento di rottura; nessuno mi ha imposto la partecipazione al laboratorio di teatro con mia figlia e Beatrice due anni fa, all'atelier di Alex Cormansky, e a questo corso di formazione.

Li guardo i piccoli di primo anno: i loro corpi sono distratti con una buona percentuale di pensieri FUORI di qui.

Devo prima farli entrare per poterli accogliere.
Allora... Fuori dai banchi!
Penso: E adesso che faccio? Con Viganò era facile. Qui comando io.
Una battuta potrebbe compromettere tutto, ma sento una grande energia e non ci sarà battuta che potrà smontarmi.

Mi guardano e questa volta gli occhi sono un po' disorientati, ma non distratti.
Ne approfitto.

Cerchiamo di stare ben piantati per terra Chiudiamo un momento gli occhi e pensiamo al nostro corpo, a noi che respiriamo. Ci concentriamo sul nostro respiro per escludere cio' che è intorno, per concentrarci sul nostro essere
QUI,ORA. Apriamo gli occhi. Ognuno è parte di un cerchio. Se Giuseppe fa due passi in avanti il disegno nello spazio cambia. Come ci si sente dentro?...E fuori? Ne parliamo e poi scivoliamo nella rap-presentazione di noi stessi, tutti interi però... e visto che gli schemi comunicativi sono rotti, perchè non farlo in francese!?!

Non voglio dilungarmi sulla mia "leziazione" , ma quello che voglio dirvi è che erano PRESENTI. Me lo hanno detto: non sono usciti con la testa nel frattempo. E so che non sono state le mie parole, ma la convinzione che c'era nella mia voce (e nei miei movimenti) a far funzionare il gioco.

Ho molti giochi in MENTE che non escludono il CORPO: entrare nelle sfere degli altri, volare, entrare in un quadro, far parlare le mani...
Le mani parlano anche francese.

>>>danila, tutto il tuo intervento mi trova in forte sintonia. la mia direzione di pensiero è questa: poco importa un quadro o che so io, importa la disponibilità alla provocazione e alla destrutturazione, credo, per una rivisitazione del fare lezione che "acchiappi" le persone intere, come dici tu. essendo intera tu, ovviamente, altrimenti non si può! forse la domanda non è come far entrare il teatro di partecipazione nella scuola, ma piuttosto come rendere la scuola un teatro di partecipazione, anche quando Viganò non potrà tutorarci. hai ragione tu: i ragazzi non amano la scuola, spesso, e sono distratti da mondi che a scuola non entrano, e nei quali la scuola non entra. ma a volte la amano, la scuola, e ci entrano: quali sono le condizioni date le quali ciò accade? ciao, ci vediamo il 21?
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carlo
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[*] Inviato il 17-10-2002 at 12:02
il buco nero


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Originariamente scritto da gabriele
oggi stranamente ho letto il giornale ed ho captato una notizia sconvolgente (...)


>>> sono andato a leggere
x chi voglia sapere di più della questione di cui tratta gabriele
ecco un link
http://www.bari.repubblica.it/archivio/20021017/cronaca/055bapre.ht...
è il tipico caso che ci fa riflettere su quel buco nero che riguarda il rapporto tra disagio sociale e istituzioni
proprio quel punto di crisi verso cui guardiamo con il nostro progetto<<<


Altro spunto interessante riguarda il Crollo della famiglia, si vedano le stragi accadute in questi giorni.
Cosa sta accadendo all'essere umano?
Siamo destinati a scomparire per mano nostra?
Ma soprattutto come aiutarci?
Con il teatro sociale?
La situazione credo che sfugga di mano, penso che sia importante parlarne

grazie per l'attenzione concessa



Il fatto che l'istituto della famiglia sia in crisi non rappresenta il problema
anzi
credo che spesso nella "prigione" delle famiglie che non ascoltano risiedano le peggiori contraddizioni
ma non è qui il punto
non credo sia il caso di aprire dibattito su questo bensì sulle diverse forme del disagio giovanile, degli squilibri, delle "disintegrazioni" di cui si parlava all'inizio di questo forum

mentre cercavo informazioni sul caso segnalato su repubblica.it
mi sono imbattuto in questo articolo di una mia cara amica
credo possa essere un buon spunto

http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/adole/adole/ad...
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Vinicio Antonio Attanasi
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[*] Inviato il 18-10-2002 at 13:33
SFIDA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Ciao a tutti! Vi invio un allegato che ho scritto giorni fa! è una "sfida" a tutti voi che mi è stata suggerita da 2 miei prof!Spero non vi offendiate molto!!!

Allegato: Vi sfido a provarci !!!.doc (21kB)
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mary
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[*] Inviato il 18-10-2002 at 15:26
in pista !


Torno in forum dopo qualche giorno per ristabilire il giusto voltaggio dei miei circuiti emotivi (sigh!).
E ripensando al video "TESSITORE DI NUVOLE"...
Cercansi fili per tessere nuvole. Le conoscenze (culturali ),a volte, sembrano non bastare e spesso rimaniamo a lungo appollaiati sull'albero, sospesi tra cielo e terra.
Bisogna trovare i fili, bisogna...tramare, ordire...creare il tessuto o ... cucire lo strappo. Ma il filo è esterno al tessuto o fa parte di esso?
Tessitore- filo- tessuto,un "ensamble "che
realizza e si realizza solo quando ogni elemento mette in gioco se stesso.
Ma "con cosa" mettersi in gioco? E in "quale luogo " farlo?
Un passo indietro.
Domande:Cosa si "scambiano "Giovanni e Beatrice in aula?
Cosa si "scambiano" Giovanni e i compagni in aula?
E cosa si "scambiano" invece nel Laboratorio?
Il laboratorio permette di stabilire una nuova modalità di approccio,di contatto,di incontro utilizzando libera-mente l'alfabeto del corpo.
E' il corpo, nel teatro partecipato e nella sua Utopia (non luogo)che diventa il filo che cuce o ri-cuce!?
Questo è il teatro che, come dice Giovanni,ci vuole conoscere. Questo è il teatro dove ognuno di noi si guarda guardando l'altro; si conosce conoscendo l'altro; si ri-conosce ri-conoscendo l'altro.
Oggi,a scuola , nel nostro non luogo io e i miei alunni (2a elementare), abbiamo giocato a raccontare storie con il corpo.
I bambini erano conquistati e stupiti nello stesso tempo.La voce ci ha sostenuto all'inizio,poi le mani hanno fatto da sole e...hanno raccontato di amici, di giochi, di paure,di affetti.
Era comunque "raccontare storie" anche mettere in sequenza i "disegni nello spazio" suggeriti da Antonio. E...abbiamo raccolto mele,riacchiappato un uccellino che stava cadendo dal nido, pianto, disegnato il viso come gli indiani...
Le parole magiche sono state,oggi,"raccontare una storia".
Avevamo e sicuramente abbiamo tutti una storia,forse tante storie che il nostro corpo tiene prigioniere e che dobbiamo a tutti i costi riportare a casa.
Ne vogliamo parlare? mary




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giuliano
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[*] Inviato il 18-10-2002 at 17:53


Quota:
Originariamente scritto da Mary
Il laboratorio permette di stabilire una nuova modalità di approccio,di contatto,di incontro utilizzando libera-mente l'alfabeto del corpo.
E' il corpo, nel teatro partecipato e nella sua Utopia (non luogo)che diventa il filo che cuce o ri-cuce!?
E’ vero Mary, quando siamo ‘veri’ con gli altri, cioè quando è la nostra vita, i nostri pensieri che mettiamo in gioco, si spalanca un nuovo panorama non prevedibile, ma solo intravedibile. Queste nuove energie che tu stai facendo uscire fuori devi cercare la maniera di ri-metterle in gioco in azioni che devono rivolgersi all’esterno. Mi spiego: ogni gioco, e quindi anche quello dell’apprendimento attraverso le attività che chiamiamo teatrali, deve avere un obiettivo, una motivazione per giungere ad uno scopo. Uno dei nostri obiettivi è quello di allargare i processi cognitivi per uno sviluppo della persona, non dimentichiamolo. Quindi il focus del nostro intervento dovrebbe tendere a partire dall’uomo come individuo specifico (soggettività) passare per l’uomo come individuo sociale (relazioni sociali, ambiente etc.) ed approdare all’uomo come individuo cosciente (conoscere i processi culturali, storici e sociali, che sono accaduti prima di noi; il mondo in cui viviamo etc. e che ci hanno portato a vivere nella situazione in cui ci troviamo oggi). Nel nostro teatro si parte dal corpo, o meglio dal corpo-mente che difficilmente mente! (che bisticcio cacofonico) Ma è solo uno strumento, non mitizziamolo. Cerchiamo di allargare il nostro orizzonte e chiederci ogni tanto che ci stiamo a fare in questa classe, in questa casa, in questa città… in questa palla che gira intorno al sole! E se ci sta bene così com’è o possiamo pensare a qualcosa che funzioni meglio. Allora le nostre azioni, i nostri comportamenti lasceranno delle tracce, delle traiettorie, delle direzioni … ma non dimentichiamoci che il punto di partenza per ogni viaggio verso la conoscenza è l’ignoto! Buon lavoro a te Mary e a tutti gli altri… che spero si facciano sentire
Giuliano Capani
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cipriana
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[*] Inviato il 18-10-2002 at 19:08


Bellissimo il gioco serio di Attanasi. Cosa posso aggiungere adesso...... dopo tante riflessioni di persone che lavorano da anni nel settore........ sono felice di esserci.
I primi incontri a scuola, sull'integrazione partecipata, mi hanno fatto sentire tra amici, di cui non era necessario sapere neppure il nome, siamo entrati in sintonia, ognuno a cedere un poco della propria sfera privata, a prendere e restituire energia. Questo viaggio l'ho intrapreso per me, perchè mi intriga, perchè voglio focalizzare meglio quello che ho sempre pensato, perchè non esiste il diverso, l'altro siamo noi, fortunatamente tutti un pò anormali.




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gabriele
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[*] Inviato il 19-10-2002 at 09:03
riflessione


ho visto dei servizi in tv interessanti.
Uno trattava la pericolosità dei media nella formazione di un uomo, mentre l'altro trattava il potere nascosto della musica.
Mi è subito balzato in testa l'esperimento che ho fatto anni fa nella mia scuola durante un'occupazione di cuoi mi resi promotore a mio malgrado.
Dovete sapere che nella via scuola il "diverso" era il cosidetto "normale", tutti avevano problemi con il mondo esterno, chi i genitori tossico-dipendenti chi in galera chi problemi mentali, direte voi ma che cos'era "nu carceru", non proprio ma ci mancava poco.
Insomma con dei miei compagni facemmo un gioco ascolammo al buoi una canzone e poi cercavamo di estrarre le nostre paure...bhe il risultato fu terrificante ve lo assicuro.. cmq nel prossimo messaggio vi invio il testo
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gabriele
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[*] Inviato il 19-10-2002 at 09:10
testo


CANTICO DEI DROGATI

Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.

Le parole che dico
non han più forma né accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.

Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Chi mi riparlerà
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi

quando riascolterò
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.

Io che non vedo più
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.

Come potrò dire la mia madre che ho paura?

Perché non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni già usati
per queste ed altre sere.

E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.

E soprattutto chi
e perché mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Quando scadrà l'affitto
di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio
come una buona nota.

Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.

Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.


*i drogati in questo caso sono coloro che sono diversi, la droga è la diversità ci tenevo a fare qusta precisazione per non incorrere in errori



per chi voglia consultare altri testi dell'album :
http://www.viadelcampo.com/html/testi_v2.html





per chi voglia vederli tutti :

http://www.viadelcampo.com/html/discografia.html

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ritabortone
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[*] Inviato il 21-10-2002 at 21:27
testo promesso


ora provo a mandarvi l'allegato, ma non so se ci riuscirò. stasera sono tornata a casa molto stanca, ma abbastanza soddisfatta. sentivo che c'era tensione positiva, e mi piace. mi piace anche che si confrontino punti di vista diversi: le "regole" del teatro e le "regole" pedagogiche. troveranno un punto di equilibrio? secondo me sì. la scommessa è bella, proviamo! sono a vostra disposizione.

Allegato: integrazione partecipata.doc (54kB)
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carlo
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[*] Inviato il 21-10-2002 at 22:53
l'era della disponibilità


Quota:
Originariamente scritto da ritabortone
ora provo a mandarvi l'allegato, ma non so se ci riuscirò.

>>> benissimo!
ci sei riuscita e come
hai inaugurato un'ulteriore procedura del forum
mandare testi in attach
è un passo importante<<<

stasera sono tornata a casa molto stanca, ma abbastanza soddisfatta. sentivo che c'era tensione positiva, e mi piace.

>>> è stato un vero peccato non esserci
dopotutto la geohgrafia non è un'opinione
ma spero di ritrovare questa tensione positiva il 4-5 novembre
quando tornerò per rilanciare con voi la pratica del laboratorio di scrittura on line x la mappatuta multimediale dell'esperienza<<<


mi piace anche che si confrontino punti di vista diversi: le "regole" del teatro e le "regole" pedagogiche. troveranno un punto di equilibrio?

>>>non dimentichiamoci delle "regole" del web
dopotutto è questa rete che ci sta tenendo insieme
è qui, accanto a quella del teatro di partecipazione, uno dei coefficenti più utili da tradurre nella didattica di domani>>>


secondo me sì. la scommessa è bella, proviamo! sono a vostra disposizione.


>>> bene, inauguriamo l'era della disponibilità: è un buon slogan pedagogico<<<
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giorgio
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 09:46
mi presento


salve, mi presento sono Giorgio, sono un obiettore di coscienza. Oggi dico così perché quando cominciai non ero molto convinto dell’utilità dell’esperienza e mi spaventava l’idea di dovermi confrontare con problemi che non immaginavo neanche. Come avrei potuto aiutare un uomo di cinquant’anni quasi paralitico che a malapena riesce a parlare? O una sedicenne che sa di non avere speranze e che è destinata, prima o poi, a diventare come quel cinquantenne? Certo ero abituato a convivere con persone diverse, sono cresciuto con un ragazzo affetto da nanismo, ma dovevo ffrontare un mondo a parte, era diverso. Cosa avrei potuto fare?
Iniziò l’avventura, malgrado non avessi il coraggio, dovevo farlo comunque, e …….. mi aiutò proprio quell’uomo che parlava a malapena: “Trattami come gli altri, non avere paura, io sono così”.
Ho imparato molto e sono diverso, gli chiedevo di rincorrermi o di tirarmi un pugno e non avevo paura di offenderlo lui mi chiamava fiammifero, ho i capelli rossi, e così con tutti. Vi assicuro che la loro malattia, sclerosi multipla, non è regredita con il mio aiuto, ma non erano soli, c’era chi, con me, li rendeva partecipi della vita, semplicemente, con i mezzi che ognuno aveva a disposizione: chi guidava il pulmino, chi cantava, chi curava solo l’amministrazione e non aveva contatti con loro.
Ora tutto questo perché? Mi sembra che ci sia una latente paura di non essere in grado o di mancare il bersaglio da parte di chi dovrebbe partecipare al progetto. L’ottimismo si sente, forse serve meno timore e la sicurezza che lo si sta facendo perché da soddisfazione e perché non accada che rimangano soli come è successo a Ugento, e per ogni buona ragione che ci piace.
Io ho insegnato informatica a disabili e a docenti scuola superiore e il teatro l'ho sfiorato sostenendo l’esame del Prof. Santoro e per aver frequentato alcuni attori, ma mi piacerebbe poter dare una mano alla realizzazione del Cd relativo all’esperienza in corso.
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ritabortone
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 13:52
regole del web?


dice Carlo le regole del web. io mi sto chiedendo quali siano e come interpretarle, visto che peronalmente non sono proprio il top della competenza telematica! voglio dire che è la prima volta che partecipo a un forum con interesse. altre volte ho cominciato e poi mi sono annoiata. qui la cosa mi interessa davvero. allora: intanto dichiaro il mio disagio a intervenire a distanza così breve dal mio precedente intervento, e mi ritrovo a pormi, per il forum, gli stessi problemi che mi pongo in qualunque riunione o salotto: in cuor mio commento tutti gli interventi che ascolto, e aderisco o dissento, ma poi mi sembra brutto dire sempre la mia, quindi rinuncio in attesa di cose che mi sembrino più importanti. e qualche volta finisce che i miei pensieri hanno fatto già il loro tempo, all'interno della conversazione, e non sono stati proprio detti e me ne dispiaccio, altre volte sono più coraggiosa. certo non sono una che tace facilmente. per quanto mi riguarda, quindi, il mio rapporto sentimentale con questo forum è esattamente lo stesso che ho con la conversazione in genere: mi piace sentire quello che dicono gli altri, se hanno ascoltato o condiviso le mie posizioni, o se invece dissentono, mi piace spiare il forum frettolosamente e spiare se la conversazione va avanti, mi piace provare a conoscere le persone attraverso quello che dicono, ecc. certo il forum da un lato "copre", rispetto al salotto (non c'è il linguaggio mimico, l'espressione dello sguardo, ecc., dall'altro"scopre" molto di più perchè ti leggono tutti e se hai scritto una sciocchezza non puoi più tornare indietro. va be', ma in fondo, che fa? se uno pensa di dover dire sempre e comunque cose correttissime e sacrosante, allora ha paura, se si dà come dimensione possibile anche quella di sbagliare e quindi di essere bacchettato, senza per questo perdere dignità, allora uno si sente più libero. ma mi vengono in mente due cose: se noi adulti non ci riconosciamo la possibilità di dire qualche fesseria senza paura di sminuirci, come possiamo promuovere negli alunni la convinzione che l'errore non è il MALE, ma una ordinaria condizione di ciascuno, su cui lavorare? Seconda cosa. Forse sto facendo considerazioni improprie, ma oggettivamente c'è da rilevare che il forum sta avendo un ristagno: perché? siete in fase di riflessione? di decisione? di problematizzazione? di confusione? forse se i problemi vengono fuori, o le ipotesi di lavoro, può essere utile discuterne insieme, no?
chiedo scusa per non aver mandato ancora ai tutors il fax promesso, con l'ipotesi di laboratorio del Galateo, ma sono stata fuori scuola oggi e ieri. ho mancato anche un'altra promessa: la poesia da mandare a Gino sui sogni. ma non ho dimenticato. la devo trovare.
carlo, io sono per una riflessione che segue l'esperienza: ora siamo in situazione (nuova!) e ancora le regole del gioco non le abbiamo scoperte! e se non le abbiamo scoperte noi, come possiamo pensare al loro trasferimento? certo, se la situazione la fuggiamo, non le scopriremo mai! ma secondo voi, Viganò che fine ha fatto?
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carlo
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 14:40
il circolo dell'empatia


Quota:
Originariamente scritto da ritabortone
dice Carlo le regole del web. io mi sto chiedendo quali siano e come interpretarle, visto che peronalmente non sono proprio il top della competenza telematica!

>>>non vorrei dire che le regole del web siano come il codice stradale... non è mai solo un fatto di segnaletica e di funzioni...
eppure sappiamo che s'impara a guidare
guidando
e non studiando i cartelli stradali<<<



voglio dire che è la prima volta che partecipo a un forum con interesse. altre volte ho cominciato e poi mi sono annoiata. qui la cosa mi interessa davvero. allora: intanto dichiaro il mio disagio a intervenire a distanza così breve dal mio precedente intervento, e mi ritrovo a pormi, per il forum, gli stessi problemi che mi pongo in qualunque riunione o salotto: in cuor mio commento tutti gli interventi che ascolto, e aderisco o dissento, ma poi mi sembra brutto dire sempre la mia, quindi rinuncio in attesa di cose che mi sembrino più importanti. e qualche volta finisce che i miei pensieri hanno fatto già il loro tempo, all'interno della conversazione, e non sono stati proprio detti e me ne dispiaccio, altre volte sono più coraggiosa. certo non sono una che tace facilmente.


>>>hai toccato il tasto giusto
credo infatti che il forum possa essere inteso come
un circolo dell'empatia
un luogo (non-luogo) della conversazione e dello scambio di idee
un posto dove, però, le cose possono uscire + facilmente uscire:
parlare in pubblico è in problema x molti<<<



per quanto mi riguarda, quindi, il mio rapporto sentimentale con questo forum è esattamente lo stesso che ho con la conversazione in genere: mi piace sentire quello che dicono gli altri, se hanno ascoltato o condiviso le mie posizioni, o se invece dissentono, mi piace spiare il forum frettolosamente e spiare se la conversazione va avanti, mi piace provare a conoscere le persone attraverso quello che dicono, ecc. certo il forum da un lato "copre", rispetto al salotto (non c'è il linguaggio mimico, l'espressione dello sguardo, ecc., dall'altro"scopre" molto di più perchè ti leggono tutti e se hai scritto una sciocchezza non puoi più tornare indietro.

>>> no!
qui puoi anche correggere: cliccando su EDIT<<<


va be', ma in fondo, che fa? se uno pensa di dover dire sempre e comunque cose correttissime e sacrosante, allora ha paura, se si dà come dimensione possibile anche quella di sbagliare e quindi di essere bacchettato, senza per questo perdere dignità, allora uno si sente più libero. ma mi vengono in mente due cose: se noi adulti non ci riconosciamo la possibilità di dire qualche fesseria senza paura di sminuirci, come possiamo promuovere negli alunni la convinzione che l'errore non è il MALE, ma una ordinaria condizione di ciascuno, su cui lavorare? Seconda cosa. Forse sto facendo considerazioni improprie, ma oggettivamente c'è da rilevare che il forum sta avendo un ristagno: perché? siete in fase di riflessione? di decisione? di problematizzazione? di confusione? forse se i problemi vengono fuori, o le ipotesi di lavoro, può essere utile discuterne insieme, no?
chiedo scusa per non aver mandato ancora ai tutors il fax promesso, con l'ipotesi di laboratorio del Galateo, ma sono stata fuori scuola oggi e ieri. ho mancato anche un'altra promessa: la poesia da mandare a Gino sui sogni. ma non ho dimenticato. la devo trovare.
carlo, io sono per una riflessione che segue l'esperienza: ora siamo in situazione (nuova!) e ancora le regole del gioco non le abbiamo scoperte! e se non le abbiamo scoperte noi, come possiamo pensare al loro trasferimento? certo, se la situazione la fuggiamo, non le scopriremo mai! ma secondo voi, Viganò che fine ha fatto?



>>>quel riflusso di cui parli
è fisiologico
serve carburante
lo metteremo

nel frattempo sarebbe importante che moltre delle insegnanti presenti all'incontro e lo stesso viganò
vengano sollecitate,
una vecchia lettera cartacea, una telefonata, un caffe al bar...
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giuliano
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 18:51
una foto


Il dibattito si fa interesante. Ci ritornerò con calma. per ora vi mando unja foto. Cliccate sull'allegato
Giuliano

Esercizi.jpg - 26kB
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giuliano
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 19:03


Ci ritorno.
l'allegato di Rita è quasi un manuale di ottime intenzioni.
Il problema potrebbe essere come trasformarlo in comportamenti congruenti e azioni. Ma a questo ci si arriva per gradi!
In un gruppo ci sono diversi gradi di consapevolezza che non possono essere trasferiti in tempi brevi e poi ci si deve sperimentare. Io credo che occorre fare una scelta fondamentale: quella di vivere con tutto ciò che essa comporta.
Allora mi chiedo: quanto ho vissuto oggi e quanto ho vegetato?
Per vivere intendo rendersi conto di quello che si sta facendo e calibrarsi aggiustando il tiro continuamente.

L'intervento di Giorgio è esemplare. Molte volte lasciarsi vivere senza pregiudizi e paure provoca una forza incredibile ed è l'inizio del cammino....

Sarebbe bello, come ha fatto Danila, sapere in pratica cosa succede nelle scuole! Ma Danila è rimasta un caso isolato.
Forse occorrerà spostare i nostri corpi e agire insieme. Ma facciamolo! La settimana prossima mi dichiaro disponibile il Martedì ad andare in una scuola. Fatemi sapere in quale.
Porterò la mia telecamera.
Giuliano Capani
P.S. vi mando il mio e mail perchè vedo che non compare sollo la stringa del testo, e poi un'altra foto del Seminario

e mail:
gicapani@tin.it

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gino santoro
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 21:38
trasferire esperienze o pensieri?


Il 'fare' unisce; il parlare divide, separa. Credo di sapere come si trasferiscono i concetti, ho molti dubbi sulla possibilità di trasferire 'esperienze'. Per trasferire esperienze occorre prima 'tradurle/ tradirle' in concetti? E se la 'diversità', come qualche intervento ha sottolineato, richiedesse di essere vissuta?Se rifiutasse di essere circoscritta in concetti?
Vi propongo in allegato alcune riflessioni (promemoria) collegate ad un laboratorio realizzato un paio di anni fa.
Gino Santoro

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giuliano
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 23:11
l'allegato non si scarica. come mai?


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Originariamente scritto da gino santoro
Il 'fare' unisce; il parlare divide, separa. Credo di sapere come si trasferiscono i concetti, ho molti dubbi sulla possibilità di trasferire 'esperienze'. Per trasferire esperienze occorre prima 'tradurle/ tradirle' in concetti? E se la 'diversità', come qualche intervento ha sottolineato, richiedesse di essere vissuta?Se rifiutasse di essere circoscritta in concetti?
Vi propongo in allegato alcune riflessioni (promemoria) collegate ad un laboratorio realizzato un paio di anni fa.
Gino Santoro


purtroppo l'allegato non si riesce a scaricarlo
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carlo
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 23:44
clicca su APRI IL FILE


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Originariamente scritto da giuliano

purtroppo l'allegato non si riesce a scaricarlo


visualizzalo (lo abbiamo già fatto in 4...)
cliccando
su APRI IL FILE...
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giuliano
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[*] Inviato il 24-10-2002 at 21:29


La domanda di Gino stimola molte riflessioni. Si possono trasferire esperienze? o solo i concetti?
Ed ancora: Pensa e poi agisci o agisci e poi pensa?
Forse è la nostra formazione fortemente razionale che ostacola un agire pensando.
Mi vado domandando da un po’ di tempo se sia possibile questa condizione.
Io trovo che nella tecnica dell’improvvisazione teatrale questa situazione dell’agire pensando e del pensare agendo viene pienamente realizzata.
Non c’è un prima e un dopo, ma un’interazione continua, ed è proprio questo loop continuo che innesca quell’energia che provoca nuovi comportamenti e nuovi pensieri.
L’uno e l’altra sono collegate naturalmente e la compresenza di entrambe (inclusa la verifica dei propri pensieri e azioni) sono segno di dinamicità, di vitalità.
Riguardo al trasferire poi, dal composto latino trans – fero (portare a) questo verbo indicherebbe l’azione di passare ad altri una qualche cosa, ma occorre arrivarci e le azioni da compiere possono essere molteplici.
Allora, secondo le istruzioni teatrali allegate, mi sembra che questo trasferimento non possa che avvenire attraverso quelle azioni indicate nei vari punti che mi sembra si possano in qualche modo sintetizzare nei verbi:

- Istruire (latino: in-struo, cioè costruire sopra l’esistente)

- Formare (l’azione creativa di dare una forma alle azioni o ai pensieri)

- Educare (latino: e-duco, cioè trarre da; far uscire le risorse. Giacchè siamo tutti d’accordo che l’educando non è un vaso vuoto da riempire ma un vaso pieno da formare)

- Comprendere (latino: cum-prahendere, cioè prendere insieme, includere)

Naturalmente dobbiamo tramutare in azioni questi verbi, ma mi sembra che rendano abbastanza bene l'idea che in essi è compresa.

Mi accorgo che si è fatto tardi, anche se l'orario che ne vien fuori è quello americano, ma qui è quasi mezzanotte
Buona notte a tutti
Giuliano Capani

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bea
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[*] Inviato il 27-10-2002 at 08:42
Cercansi fili per tessere nuvole...


Da lunedì 28 ottobre partono, nelle tre Scuole coinvolte nel Progetto, i Laboratori di libera espressione previsti.
Non so per gli altri insegnanti, ma per me si tratta di una ripartenza, della ripresa di un viaggio iniziato nella mia scuola 4 anni fa'.
Dovrei avere, quindi, la tranquillità dei vecchi naviganti, che hanno già affrontato la navigazione, sia in condizioni di bonaccia che di tempesta. E invece non è così.
Scrivo queste righe per dare un senso agli interrogativi, ai disorientamenti che mi accompagnano.
So che questa partenza non è come le altre. Intanto perchè da una parte il tempo promette tempesta (vedi i tagli di risorse e personale previsti per la scuola), dall'altra però l'equipaggio è consistente.
Non parto da sola. Ci sono altre persone che con me si imbarcano sulla "navicella del teatro". Sono ragazzi, insegnanti, genitori, sono i nostri "partners", si chiamano Rita, Gino, Carlo, Antonio, Maura... c'è Francesco!
In partenza dal porto della Scuola verso il mare della vita.
La nostra rotta sarà quella dell'integrazione, quella zona di turbolenza dove le diversità si incontrano.
L'equipaggio è ben attrezzato, si sta allenando già dal 7 ottobre.
Sono stati caricati i bagagli.
Si parte!
Terrò un diario di bordo.
Cosa farò lunedì mattina quando sulla banchina del Laboratorio incontrerò i ragazzi, e Linda, Dino, Francesca, Rosanna? Cosa accadrà? Non lo so. In questo momento le incertezze superano di gran lunga le certezze, come in tutti i progetti di ricerca... come in tutti i viaggi...
Alcune cose però ho imparato.
Ho imparato, per esempio, che bisogna avere occhi e orecchie ben aperti.
Aprire le finestre del corpo.
Dare voce ai pensieri.
Farli incontrare con altri corpi, con altri pensieri...
Buon vento!!!
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ritabortone
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[*] Inviato il 27-10-2002 at 09:14
buon vento,sì!


buon vento sì, beatrice, a te e a tutti voi. sono con voi anch'io. anche quando mi "metto in cattedra", sono comunque con voi, lo sai, lo sapete. e qualunque problema o domanda o incertezza, (o meglio burrasca, visto che siamo in metafora...), la rotta la aggiustiamo insieme, se è necessario. ma siete tutti ottimi navigatori, e anche se le vostre "specialità" sono diverse, e proprio perchè sono diverse, metterle insieme sarà una grande ricchezza. E' più difficile essere bravi "insieme" che essere bravi da soli: quest'anno, la tua scommessa, la vostra scommessa, è questa: dai che andrete benissimo! ciao. rita
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cipriana
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[*] Inviato il 27-10-2002 at 12:02
la poesia abbonda!


Cosa potrebbe accaderci di così burrascoso? Dal caos sicuramente nascono cose buone, non così dall'ordine.
NON voglio sentirmi un'insegnante, NON voglio parlare di alunni, di genitori, di scuola.
Intanto, gettàti per terra, con tutto il materiale che riusciamo a raccogliere o inventarci vediamo di partorire qualcosa che abbia a che fare con la creatività, poi certamente la ricaduta in classe non si farà attendere.
Se non ci riusciamo noi, che senza arte nè parte siamo stati scaraventati tra i banchi e ancora oggi siamo pronti a metterci in discussione, chi potrebbe riuscire?
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Sabrina Fiore
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[*] Inviato il 28-10-2002 at 17:14
Tutti i grandi sono stati bambini una volta


Per la seconda volta scriviamo accoppiate:siamo Valentina e Sabrina!!
La nostra la vogliamo dire!Con tutta sincerità, pur avendo partecipato agli incontri con Carlo Infante e al forum, non avendo avuto l' esperienza diretta di Taurisano e Otranto, ci sentiamo ancora adesso delle "estranee". Non abbiamo vissuto niente che ci faccia intendere il corpo-poesia, il rapporto con i cosidetti "diversi", l' emozione di lavorare sul campo, di questo ce ne dispiace molto.
Vorremmo sentirci più partecipi, perchè senza l' esperienza diretta c'è poco da dire...Infatti nel nostro primo intervento abbiamo semplicemente detto ciò che pensavamo di fare, le nostre idee; solo dopo ci siamo rese conto che avevano poco valore in confronto a chi ha avuto modo di partecipare a questo tipo di integrazione.
Nonostante tutto le nostre emozioni ci portano a fare una breve riflessione:
sarebbe bello un teatro che ci tenga stretti in un cerchio senza alcun tipo di rapporto professore-studente o adulto-bambino, diventare tutti bambini cogliendo le emozioni fatte di attimi.
Ci è appena venuta in mente una frase di Antoine de Saint-Exupéry de Il piccolo Principe:
" tutti i grandi sono stati bambini una volta. (ma pochi di essi se ne ricordano)"
Ci scusiamo per l' emozione del momento ma tante volte è meglio seguire i sentimenti che scrivere le nostre idee ragionando. Forse anche questo è teatro!
P.S.Chiediamo scusa se approfittiamo di questo messaggio per dire la nostra riguardo l' Oistros: non ci sembra opportuno che gli incontri avvengano in orari tardi in quanto coloro che vogliono partecipare (e che purtroppo per loro sfortuna vengono da fuori!), sono impossibilitate dai mezzi di trasporto.
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carlo
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[*] Inviato il 29-10-2002 at 00:20
i punti, le linee e i nodi


vi leggo a distanza, grazie a questo forum,
non è un bel paradosso che internet possa tenerci insieme così ?
non so quanti di voi avrebbe scommesso sul fatto che una tecnologia potesse essere così vicina all'idea d'intensità di relazione...
eppure sta funzionando

vedo tanti punti di vita, diversi tra loro, intensi grazie alla soggettività che emerge
e vedo le linee potenziali di un progetto pedagogico che raccorda le potenzialità del teatro-laboratorio e quelle della rete in un ambiente di nuova didattica
e vedo i nodi, le contraddizioni, sui quali sarà necessario confrontarci

spero che il 5 novembre ci si possa incontrare "dal vivo"
per individuarli e magari scioglierne qualcuno
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