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Autore: Oggetto: Arte e Cultura digitale allo IED, Torino 02_03
carlo
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[*] Inviato il 23-10-2002 at 13:12
Arte e Cultura digitale allo IED, Torino 02_03


Qui, in questo "non-luogo" del forum on line possiamo ripescare alcuni fili del discorso avviato nel corso,
trovare risposte e ciò che è + importante: le domande...

Ecco la mappa concettuale del corso di "Arte e Cultura digitale", IED-Istituto Europeo del Design, Torino 02_03


L’articolazione del corso si basa sulla visione di repertori video, multimediali e on line, per stabilire una relazione tra pensiero culturale e sperimentazioni dei nuovi linguaggi digitali.

Lo sviluppo teorico
(sempre interconnesso alle esperienze prese in esame)
sarà centrato sull’analisi d’alcuni concetti chiave da rielaborare nei costanti interventi sul forum on line.

> L’antropologia ludico-libidinale del cyberspazio: l’homo ludens e la società dell’informazione

> Il nuovo nomadismo: la flessibilità psicologica, gli scenari in movimento e il pensiero della complessità

> L’edutainment: giocare e imparare navigando

> Corpi, mondi elettronici e mutazione

> La drammaturgia dell’interattività: interfacce, nuovo spazio-tempo, percezione

> La rete come nuova scena virtuale: dalla net-art alla web experience

> L’arte dello spettatore in rete: tra partecipazione e memoria del presente

> La scrittura mutante: dall’ipertesto d’autore alla fiction interattiva


fatemi sapere quali sono i punti che v'interessa + sviluppare!

mi raccomando fai esclusivamente NEW REPLY!
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erre
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[*] Inviato il 24-10-2002 at 09:40
La cultura del cyberspazio: una provocazione?


A ben pensarci c'è qualcosa che non mi torna su quanto si è detto ieri in aula: il fatto che la cultura digitale debba per forza esistere come qualcosa di "altro", di diverso dalla cultura "ufficiale", "conosciuta", o comunque la si voglia definire. Sono d'accordo con il primo punto chiave presentato, l'antropologia ludico-libidinale del cyberspazio: apprendere giocando è chiaramente il meglio che uno possa augurarsi, soprattutto dando al gioco tutte le sfumature "adulte" che vogliamo attribuirgli. Che la flessibilità psicologica sia poi una diretta conseguenza di un approccio ludico alla conoscenza, penso sia innegabile.

A questo punto il tarlo iniziale continua a scavarmi nelle meningi.

Se all'inizio della sua esistenza la cultura digitale si trovava necessariamente nella condizione di doversi proclamare "autocultura", di considerarsi (perchè considerata) un mondo a parte, forse oggi può iniziare ad alzare il capo e a guardarsi intorno. Quello che mi domando è perchè questo sguardo snob ad oltranza. Sembra quasi fatto apposta (e probabilmente lo è) per allontanare il pubblico mentre penso che si potrebbe passare ad una fase di normalizzazione di questa cultura. E non intendo in senso negativo. Perchè se c'è qualcuno che studiando, vivendo, divulgando, la cultura digitale ha capito l'importanza dell'aspetto ludico-libidinale nella conoscenza dovrebbe limitare queste scoperte al solo campo del cyberspazio?

E infatti direi che così non è: il fatto che Lei ci racconti che è stato consigliere del Ministro Berlinguer alla Pubblica Istruzione, che conosce personalmente gli assessori della nostra città e contro di loro abbia combattuto e discusso a denti stretti è la riprova del fatto che queste scoperte non vengono limitate al cyberspazio, ai pochi eletti che già solo per il fatto di trovarsi lì hanno forse bisogno di una guida, una specie di maestro Jedi che incanali la loro Forza, ma certo non hanno bisogno di scoprire che imparare navigando, giocando, godendo, non fa che farli diventare dei nomadi culturali. Appunto. Questo approccio, dunque, si cerca di allargarlo a tutta la sfera culturale quindi cade il presupposto iniziale: la cultura del cyberspazio in fondo non è poi così "a parte".

Quindi mi chiedo, la domanda: «Siete convinti che esista una cultura propria del cyberspazio, diversa dalla Cultura?» forse era provocatoria e nessuno se n'è accorto? Oppure effettivamente esiste nei termini in cui se n'è parlato in aula ieri? Se così fosse tutto ciò che ho detto fin'ora varrebbe meno di zero, ma perchè?

Una cultura indipendente esiste da sempre e penso (e spero) che esisterà sempre. Nel sesso, nella moda, nella pittura, nella scultura, nel cinema, nel teatro esiste questa controcultura (o meglio sottocultura, intesa non come inferiore ma come parallela e un po' nascosta); così come esiste nell'informazione. Ma siamo sicuri che la cultura del cyberspazio sia veramente un'altra cultura e non un'altra controcultura dei nostri giorni?

Certo con la scusa di avvicinare la gente alla cultura del cyberspazio il rischio che si corre è quello di fare la pubblicità di Italia 1 animata in 3D perchè fa giovane (la controcultura!), perchè è moderno, perchè così diamo un assaggio di virtualità anche a chi la virtualità forse non l'assaporerà mai. Ma mi pare evidente che non è di questo che stiamo parlando...
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alm@gesto
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[*] Inviato il 24-10-2002 at 16:43


nn riesco a giungere ad una conclusione, nn sono certo e nn credo che la cultura digitale sia una cultura a parte proprio perchè forse nn la considero nemmeno una vera e propria cultura (forse ancora troppo legato all'idea di Cultura Scolastica)...

certo è che è stata x molto tempo (e ancora in gran parte lo è) una "cultura" (uso cmq questo termine) x pochi...

come si è detto in aula sono solo le ultime generazioni che iniziano ad entrare prepotentemente in questo "mondo", che chiedono xkè assetati di informazioni. poche persone però sono pronte a dare quello che chiedono (e si torna al discorso della Scuola in Italia)...

invece le altre generazioni (over 40 secondo me ma anche persone più giovani) nn si ritrovano in questa cultura perchè nn la capiscono (parlo x quel che è la mia realtà) e quindi tendono ad "emarginarla" ...
forse noi siamo a cavallo tra quello che prima nn c'era e quello che tra qualche anno credo esploderà e si espanderà sempre più, che fino ad ora è cresciuto bene o male soprattutto grazie ad Internet e ai videogiochi.

quindi forse è proprio questo che vorrei approfondire in modo particolare nelle proxime lezioni:

> L’edutainment: giocare e imparare navigando

> La drammaturgia dell’interattività: interfacce, nuovo spazio-tempo, percezione

> La rete come nuova scena virtuale: dalla net-art alla web experience

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mirko
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[*] Inviato il 24-10-2002 at 18:06


non partecipo al corso allo IED, ma il bello della Rete e' potersi inserire e contribuire anche al di fuori dell'etichetta e dei regolamenti, accettate dunque la mia intrusione:)

e' interessante senz'altro il discorso che fate su cultura, sottocultura, controcultura.
il primo esempio di sottocultura che mi viene in mente, ad esempio, e' la fantascienza.
personalmente non la amo molto, ma ho sempre pensato che abbia una forza, e una funzione anche, importanti, tali da definirla cultura. anche perche'

1) ha una caratteristica da sempre un po' "settaria", conclusa, con dei confini dunque.

(l'amante della fantascienza e' in una rete di connessioni con i suoi simili, si scambiano libri, fumetti, videocassette, si ritrovano davanti alle bancarelle di pza arbarello alla ricerca degli urania perduti)

2) generalmente vive in quella condizione di sottovalutazione da parte della cultura ufficiale, in tutto e per tutto in modo simile a quanto accade, oggi, alla Rete

ma la stessa immagine, pensiamoci, e' da poco che viene riconosciuta degna di stare sullo stesso piano della cultura testuale tradizionale.

dunque io credo che il concetto di cultura debba necessariamente essere allargato sino a perderne quasi di vista i confini semantici: tutto e' cultura, come dicevano a Palo Alto: tutto e' comunicazione, non si puo' non comunicare, non si puo' non avere cultura.

e' cultura l'hip hop, la comunicazione via sms, cosi' come lo sono la Rete e il suo approccio ludico e Dante e la divina commedia (non a caso una delle prime forme letterarie davvero ipertestuali della storia)

e tutto cio' e' cultura per il sempilce fatto che e' il prodotto di menti umane (magari piccoli, sparuti gruppi) che pongono in esso dei valori e della considerazione.

l'antropologia, anche quella del cyberspazio, ancora oggi prende in seria considerazione la definizione di cultura di Edward Tylor del 1871:

la cultura, o civilta', intesa nel suo ampio senso etnografico, e' quella che include la conoscenza, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacita' e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro di una societa'
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carlo
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[*] Inviato il 26-10-2002 at 12:54
sono in riunione continua... da pordenone a lugano


sono in viaggio continuo

ritaglio i tempi e gli spazi (gli schermi a cui accedere al web)
appena torno
o trovo un po' piu' di spazio-tempo
preciso
e rispondo ad alcuni punti "caldi"
dei vs interventi

x chi vuole venire allo SMAU lunedì 28
info su
http://www.dollydesign.com
é un'occasione d'oro x riflettere
sul web design nell'era della crisi...
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fabrizio rumore
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[*] Inviato il 30-10-2002 at 16:54


ciao questo è il mio primo messaggio su teatron
.......ma in questo forum non c'è la possibilità di mettere gli avatar... e pensare che avevo una giffina deliziosa...

io vorrei capire cosa s'intende per cultura digitale:
scrivendo "definizione di cultura" su google ho trovato "programmazione mentale collettiva che distingue i membri di un gruppo o di una categoria da quelli di un altro gruppo o categoria" ora, non so se sia quella "originale", ma tuttavia mi sembra appropriata. Non ha nulla a che vedere con i mezzi con cui acquisiamo informazioni... in fondo i programmi mentali collettivi che usiamo per comunicare via internet ce li siam fatti anche per leggere il giornale e per guardare la tv... saper usare internet è parte della cultura digitale?

io suono in un gruppo ska e lo ska come movimento da quando è nato ha avuto i suoi miti e le sue trasformazioni... ma è una sottocultura all'interno della musica... come la fantascienza è una sottocultura ed ha avuto trasformazioni e miti... il digitale non è una sottocultura.

il digitale ha avuto le sue trasformazioni e ne avrà ancora, ma essendo così vasto anche se ancora giovane, non credo che creerà dei miti.
l'idea di collettività non essendo legata al territorio perde forza. Poi essendo anche uno strumento, ognuno lo userà a proprio piacimento e si farà il proprio bagaglio culturale...
internet per esempio lega gli appassionati fra di loro perchè trovi quello che cerchi e vedi chi cerca quello che interessa a te...
quindi come nella musica c'è chi ascolta i rem e gli u 2, chi ascolta punk, chi ascolta ska, ora c'è chi ascolta musica digitale... ma allora è cultura digitale ascoltare musica digitale? o lo è farla?

...primo intervento un po' spaesato..speriamo nel prossimo....
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carlo
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[*] Inviato il 30-10-2002 at 17:46
il medium è il messaggio


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Originariamente scritto da fabrizio rumore
ciao questo è il mio primo messaggio su teatron
.......ma in questo forum non c'è la possibilità di mettere gli avatar... e pensare che avevo una giffina deliziosa...

>>> però vi sono opzioni per usare gli e-moticon, le faccine... cercale
e poi si può fare degli attach...
ma l'ideale sarebbe mettere link a pagine dove campeggiano le tue cose<<<


io vorrei capire cosa s'intende per cultura digitale:
scrivendo "definizione di cultura" su google ho trovato "programmazione mentale collettiva che distingue i membri di un gruppo o di una categoria da quelli di un altro gruppo o categoria" ora, non so se sia quella "originale", ma tuttavia mi sembra appropriata. Non ha nulla a che vedere con i mezzi con cui acquisiamo informazioni...

>>>hai trovato un'ottima definizione di cultura, bene.
ma quella "programmazione mentale" come credi che proceda:
se parlo, se danzo, se dribblo, se disegno
passo, condiziono, in modo diverso

non dimenticare McLuhan. "il medium è il messaggio"!<<<


in fondo i programmi mentali collettivi che usiamo per comunicare via internet ce li siam fatti anche per leggere il giornale e per guardare la tv... saper usare internet è parte della cultura digitale?
>>>certo<<<

io suono in un gruppo ska e lo ska come movimento da quando è nato ha avuto i suoi miti e le sue trasformazioni... ma è una sottocultura all'interno della musica... come la fantascienza è una sottocultura ed ha avuto trasformazioni e miti... il digitale non è una sottocultura.
>>>questa storia delle "sottoculture" non la condivido +, una volta si, quando pensavo che esistesse ancora un "underground", ora no
è tutto spalmato nella simultaneità, su + piani<<<

il digitale ha avuto le sue trasformazioni e ne avrà ancora, ma essendo così vasto anche se ancora giovane, non credo che creerà dei miti.

>>> sei sicuro?
hai visto Matrix?<<<

l'idea di collettività non essendo legata al territorio perde forza.

>>> di quale territorio parli?
i quartieri, le campagne
o in non-luoghi aereoporti, aree di servizio...
da lì alle reti, non luoghi x eccellenza, il passo non è così distante...<<<

Poi essendo anche uno strumento, ognuno lo userà a proprio piacimento e si farà il proprio bagaglio culturale...
internet per esempio lega gli appassionati fra di loro perchè trovi quello che cerchi e vedi chi cerca quello che interessa a te...
quindi come nella musica c'è chi ascolta i rem e gli u 2, chi ascolta punk, chi ascolta ska, ora c'è chi ascolta musica digitale... ma allora è cultura digitale ascoltare musica digitale? o lo è farla?

>>>hai toccato l'epicentro:
la condivisione
la cultura nasce da questo,
dall'alfabeto al virtuale...
abbiamo visto lo sviluppo della cultura alfabetica ma per quella digitale c'è ancora d'aspettare...
la prossima generazione?
o nel frattempo possiamo combinare qualcosa anche noi?
procediamo nell'esplorazione

nel frattento dai un'occhiata a queste intervista che hanno raccolto oggi a Milano dopo il convegno "Crash Design. La creatività web al tempo della crisi" dello SMAU e pubblicate su su DomusWeb
http://www.edidomus.it/Domus/smau2002/creativity.cfm?codicecanaleus...

<<<<





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Emanuele T.
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[*] Inviato il 1-11-2002 at 14:19


Guardando il mini filmato sull’installazione di Studio Azzurro, ho notato che il giudizio di molti studenti non era del tutto positivo, molti si domandavano :”A cosa serve tutto ciò?”.
Bene, questo mi ha fatto riflettere. Forse non possiamo parlare di cultura digitale, ma di sub-cultura digitale, da non intendere come termine dispregiativo, ma come una cultura più piccola, confinata ancora ad una cerchia ristretta di persone che riescono ad interagire con il mondo digitale senza domandarsi la funzione di quest’ultimo.
È normale una situazione del genere, se pensiamo che anche le grandi correnti di pensiero del passato come l’illuminismo, l’umanesimo…rimasero confinate ad una cerchia di ristretta di persone e cambiarono il mondo eil modo di pensare.
Forse non tutti sono pronti per una cultura digitale che rompa gli schemi, forse lo sono di più per una cultura Tecnologica, in cui la tecnologia è a diretto contatto con l’uomo 24ore al giorno.
Secondo il mio punto di vista potremo parlare di cultura digitale quando verrà considerato “naturale” (da tutti) interagire con una macchina, viaggiare attraverso interfacce o cd rom....
Non so darmi ancora una risposta.
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carlo
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[*] Inviato il 1-11-2002 at 17:43
la critica all'autoreferenzialità degli artisti


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Originariamente scritto da Emanuele T.
Guardando il mini filmato sull’installazione di Studio Azzurro, ho notato che il giudizio di molti studenti non era del tutto positivo, molti si domandavano :”A cosa serve tutto ciò?”.

>>>l'avevo percepito nettamente
avevo capito che non si stava capendo...
è un nodo che andrà affrontato: come si fa a chiedersi "a cosa serve" di fronte ad una sperimentazione artistica?
ma allo stesso tempo c'è da sfrondare qualche contraddizione
avete letto l'intervista su Domus Web?
lì critico l'autoreferenzialità degli artisti.
trovi il link + su^

Ma su studio azzurro bisogna tornare,
c'è una loro mostra a napoli che chiude tra qualche giornoi
ma c'è n'è già un altra a milano
su http://www.studioazzurro.com
trovi info
<<<

(...)
Forse non tutti sono pronti per una cultura digitale che rompa gli schemi, forse lo sono di più per una cultura Tecnologica, in cui la tecnologia è a diretto contatto con l’uomo 24ore al giorno.
Secondo il mio punto di vista potremo parlare di cultura digitale quando verrà considerato “naturale” (da tutti) interagire con una macchina, viaggiare attraverso interfacce o cd rom....
Non so darmi ancora una risposta.

ti ricordi quando dicevo che c'è da aspettare la prossima generazione?

ma nel frattempo c'è qualcosa da fare
iniziamo a ragionarci su
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cumpadim
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[*] Inviato il 4-11-2002 at 17:31


Comunico l'esistenza di un officialsite Studioazzurro all'indirizzo studioazzurro.com., ma forse era risaputo!
Comunque sarebbe interessante discutere l'interfaccia di navigazione di questo sito. Io da utente non troppo erudito, ho affrontato la consultazione di questo sito, affidandomi al caso e a diverse prove di interazione con questi LINKINFERNALI che si prendono gioco del utente inesperto; facendogli pesare la sua condizione di comune mortale residente sulla terra e non su un' attico di un FTP in via WWW.STUDIOAZZURRO.COM...Io credo una cosa, che le istallazioni di questi pionieri della Cultura digitale, non danno il lusso di avere un sito così...dalla rete vorrei fruire informazioni , non risolvere quesiti ancestrali...I navigatori van per mare con mappe, bussola e Stella Polare!
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TaFaNo!
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[*] Inviato il 4-11-2002 at 20:14
link utili 001


Informazioni, prezzi, presentazione mostra-installazione a cui partecipa anche STUDIO AZZURRO (___Milano - Spazio Oberdan_____P.ta Venezia__Metro\linea1)

---->entrare e cliccare su TECHNE 02<----

http://www.provincia.milano.it/oberdan/index.htm

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carlo
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[*] Inviato il 6-11-2002 at 19:39
la trappola della web_usability


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Originariamente scritto da cumpadim
Comunico l'esistenza di un officialsite Studioazzurro all'indirizzo studioazzurro.com., ma forse era risaputo!
Comunque sarebbe interessante discutere l'interfaccia di navigazione di questo sito. Io da utente non troppo erudito, ho affrontato la consultazione di questo sito, affidandomi al caso e a diverse prove di interazione con questi LINKINFERNALI che si prendono gioco del utente inesperto; facendogli pesare la sua condizione di comune mortale residente sulla terra e non su un' attico di un FTP in via WWW.STUDIOAZZURRO.COM...Io credo una cosa, che le istallazioni di questi pionieri della Cultura digitale, non danno il lusso di avere un sito così...dalla rete vorrei fruire informazioni , non risolvere quesiti ancestrali...I navigatori van per mare con mappe, bussola e Stella Polare!


>>>non hai tutti i torti
quel web è tutt'altro ch esplicito
ma allo stesso tempo stiamo attenti a non cadere nella trappola della Web_Usability
la rete non ha bisogno solo di cartelli segnaletici chiari ed inequivocabili ma
di invenzioni anche...
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carlo
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[*] Inviato il 6-11-2002 at 20:00


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Originariamente scritto da erre
A ben pensarci c'è qualcosa che non mi torna su quanto si è detto ieri in aula: il fatto che la cultura digitale debba per forza esistere come qualcosa di "altro", di diverso dalla cultura "ufficiale", "conosciuta", o comunque la si voglia definire.

>>>ok
non tradiamo la continuità dell'evoluzione culturale
ma è anche vero che nella storia dell'uomo vi sono degli strappi, delle accelerazioni, delle rivoluzioni (Renè Thom parla di "teoria delle catastrofi"...)
il digitale è una di queste rivoluzioni<<<


Sono d'accordo con il primo punto chiave presentato, l'antropologia ludico-libidinale del cyberspazio: apprendere giocando è chiaramente il meglio che uno possa augurarsi, soprattutto dando al gioco tutte le sfumature "adulte" che vogliamo attribuirgli. Che la flessibilità psicologica sia poi una diretta conseguenza di un approccio ludico alla conoscenza, penso sia innegabile.

A questo punto il tarlo iniziale continua a scavarmi nelle meningi.

Se all'inizio della sua esistenza la cultura digitale si trovava necessariamente nella condizione di doversi proclamare "autocultura", di considerarsi (perchè considerata) un mondo a parte, forse oggi può iniziare ad alzare il capo e a guardarsi intorno. Quello che mi domando è perchè questo sguardo snob ad oltranza. Sembra quasi fatto apposta (e probabilmente lo è) per allontanare il pubblico mentre penso che si potrebbe passare ad una fase di normalizzazione di questa cultura.

>>>sono d'accordo
anche se "normalizzazione" è la parola sbagliata<<<

E non intendo in senso negativo. Perchè se c'è qualcuno che studiando, vivendo, divulgando, la cultura digitale ha capito l'importanza dell'aspetto ludico-libidinale nella conoscenza dovrebbe limitare queste scoperte al solo campo del cyberspazio?

E infatti direi che così non è: il fatto che Lei ci racconti che è stato consigliere del Ministro Berlinguer alla Pubblica Istruzione, che conosce personalmente gli assessori della nostra città e contro di loro abbia combattuto e discusso a denti stretti è la riprova del fatto che queste scoperte non vengono limitate al cyberspazio, ai pochi eletti che già solo per il fatto di trovarsi lì hanno forse bisogno di una guida, una specie di maestro Jedi che incanali la loro Forza, ma certo non hanno bisogno di scoprire che imparare navigando, giocando, godendo, non fa che farli diventare dei nomadi culturali. Appunto.

>>>detta così suona male, a mio avviso,

sembra che mi sono imbrodato di conoscenze altolocate... volevo dire che nel mio lavoro di consulenza x il Ministero della Pubblica Istruzione (quando ancora si definiva Pubblica) o x altre istituzioni ho cercato di tradurre ciò che appariva sperimentale in qualcosa di normale...<<<


Questo approccio, dunque, si cerca di allargarlo a tutta la sfera culturale quindi cade il presupposto iniziale: la cultura del cyberspazio in fondo non è poi così "a parte".

Quindi mi chiedo, la domanda: «Siete convinti che esista una cultura propria del cyberspazio, diversa dalla Cultura?» forse era provocatoria e nessuno se n'è accorto? Oppure effettivamente esiste nei termini in cui se n'è parlato in aula ieri? Se così fosse tutto ciò che ho detto fin'ora varrebbe meno di zero, ma perchè?

Una cultura indipendente esiste da sempre e penso (e spero) che esisterà sempre. Nel sesso, nella moda, nella pittura, nella scultura, nel cinema, nel teatro esiste questa controcultura (o meglio sottocultura, intesa non come inferiore ma come parallela e un po' nascosta); così come esiste nell'informazione. Ma siamo sicuri che la cultura del cyberspazio sia veramente un'altra cultura e non un'altra controcultura dei nostri giorni?

Certo con la scusa di avvicinare la gente alla cultura del cyberspazio il rischio che si corre è quello di fare la pubblicità di Italia 1 animata in 3D perchè fa giovane (la controcultura!), perchè è moderno, perchè così diamo un assaggio di virtualità anche a chi la virtualità forse non l'assaporerà mai. Ma mi pare evidente che non è di questo che stiamo parlando...


il tuo interessante intervento meriterebbe un'articolazione più dettagliata
ma troppo scritto nel forum non funziona.
Ci torneremo su, contaci.

Per concludere vorrei però evidenziare che le particolarità delle nuove forme di cultura producono sempre rotture ed asperità, in una prima fase

il punto sta nel trovare il modo per ricomporre il tutto, in una seconda fase

ma ora siamo in una terza fase in cui dopo rotture e ricomposizioni si assiste ad una vaghezza ad alto rischio d'inerzia:
c'è gente che fa finta di nulla e che ci guadagna nel non far procedere lo sviluppo culturale in campo digitale.
serve un altro colpo di reni, una rottura che abbia però al suo interno una strategia di ricomposizione...
dovrò spiegarmi lo so
lo farò


nel frattempo
vi aspetto tutti venerdì 8 alle 18 al Bu.net
per l'anteprima europrix
qui trovi info
http://www.ars-media.it/europrix/



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nmls
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[*] Inviato il 9-11-2002 at 12:31


Nonostante frequenti il corso di digital design, non sono un navigatore molto esperto e non conosco a fondo il web come dovrei e vorrei. La mancanza è sicuramente mia…
Credo però che la mia scarsa “cultura digitale” sia dovuta – almeno in parte - al fatto che non ho mai trovato un sito che realmente mi stimolasse (al di là della grafica o degli effetti speciali) , che mi desse quello che stavo cercando o mi procurasse emozioni, come un’opera d’arte “non digitale”.

E’ proprio questo che mi aspetto da questo corso… conoscere il web, trovare e vedere finalmente quello che può essere la net – art, conoscere realmente lo strumento ed aprire gli occhi su quello che possiamo fare, sui limiti e su quello che si sta sperimentando.

Mi piacerebbe analizzare insieme, a lezione, dei siti “diversi”, siti in cui trovare finalmente quello di cui tanto – forse troppo - si parla…

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Emanuele T.
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[*] Inviato il 10-11-2002 at 14:59


Non sono riuscito ad andare al Bu-Net venerdì. C'è ancora tempo per vedere euro_prix?
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[*] Inviato il 10-11-2002 at 21:58
trenta opere digitali da scrutare


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Originariamente scritto da Emanuele T.
Non sono riuscito ad andare al Bu-Net venerdì. C'è ancora tempo per vedere euro_prix?


si,
va avanti fino al 16.11
vale proprio la pena fare uno screening attento: sono almenbo trenta opere digitali da scrutare...

ne parleremo domani, lunedì 11, alle 15,30 a lezione
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[*] Inviato il 11-11-2002 at 13:53
OT - flash


ho saputo che verso fine novembre dovrebbe esserci una rassegna di siti flash a torino.
sapete dove e quando?
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[*] Inviato il 11-11-2002 at 15:20


il dopo-lezione:

la cultura (digitale e non) fa parte dell'arte o l'arte della cultura? non riuscire a navigare in un sito é un'incapacità mia (di utente) o un errore del web master? quanto é davvero accessibile a tutti l'arte e la cultura digitale? qual é la lingua o il codice o non so cosa.. che permette una vera interazione, ipermedialità in questa "dimensione"?

.......come al solito la mia curiosità e la mia ingenuità mi portano a fare tante domande......
e raramente a capire qualcosa delle risposte...
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[*] Inviato il 11-11-2002 at 18:17
usability dell'arte


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Originariamente scritto da fra

non riuscire a navigare in un sito é un'incapacità mia (di utente) o un errore del web master? quanto é davvero accessibile a tutti l'arte e la cultura digitale? qual é la lingua o il codice o non so cosa.. che permette una vera interazione, ipermedialità in questa "dimensione"?


la questione è interessantissima.
la prima domanda che mi viene in mente per controbattere è: non credete che anche il livello di usability del cubismo fosse basso? o del bolero di ravel? o dell'Ulisse di joyce? o degli album di bjork?

indubbiamente si', pero' le consideriamo forme d'arte, che come tali possono piacerci o meno (confesso, ad esempio, che proprio non mi riesce di leggere l'Ulysses: ci ho provato + di una volta, e so che mi perdo qualcosa di grande, ma non ce la faccio proprio "a pelle"), ma dalle quali non ci aspettiamo un'accessibilità come "dovuta"
perche'
per come siamo stati abituati a vivere l'arte e la sua funzione estetica
sappiamo che le e' concessa una certa cripticita'

il problema con le opere d'arte sul web, o comunque legate al multimedia, è che Il pubblico che ne puo' fruire e' davvero
planetario:
gente di ogni razza e (pur con i dovuti distinguo) di ogni istruzione: questo porta al problema dell'accessibilita', non solo cognitiva
ma anche di semplice fruizione (interfacce astruse, etc)

il problema e' che anche l'interfaccia astrusa fa parte dell'opera,
cosi' come dell'opera fanno parte, nello spazio tempo digitale,
le reazioni interdette e sospese dell'interlocutore dell'opera, ovvero noi che non sappiamo dove cliccare

probabilmente sarebbe opportuno mettere nella nostra fruizione dell'arte sul web la stessa "willing suspension of disbelief" di cui parlava Keats per la poesia

(ps: se vi interessa il conflitto usability VS creatività, date un'occhiata alla mia tesi di laurea in editoria multimediale: si occupa proprio di questo tema
nousab.org
al + presto mettero' online le conclusioni che prevedono un compromesso sotto la chiave interpretativa dell'interazione/interattivita'
vi posto questo link non per megalomania
ma perche' seguendo il discorso al bunet di venerdi' scorso per Europrix
si parlava proprio di questo)
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Bonny
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[*] Inviato il 12-11-2002 at 21:34
new- economy


l’ultima volta abbiamo parlato un po’ della sua decadenza…vorrei se possibile,
avere qualche informazione in più, magari per quanto riguarda il mercato americano.(link, etc..)

Fornisco link di siti che torvo interessanti:
http://www.d-kitchen.com (produzioni video)
http://www.2advanced.com (agenzia che produce siti)
http://www.egomedia.com (agenzia che produce siti)

... se siete a conoscenza di siti interessanti scrivete!
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carlo
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[*] Inviato il 12-11-2002 at 22:32
Interaction/Interface/Info Design


nel frattempo
navigate nell'ambiente che ho realizzato per il progetto ID3

è una traccia del corso di formazione del Media Programme della Comunità Europea e di cui si parlerà all'incontro del 13.11 al bu.net (v.s.quintino15)
http://www.ars-media.it/id3/html/Newtrends/start.html

riguarda i tre aspetti chiave del mondo digitale.

Interaction ovvero l'interazione tra noi, i nostri corpi, e i sistemi di comunicazione

Interface, ovvero l'interfaccia: la soglia, ovvero la rappresentazione dello schermo interattivo

Info Design: ovvero l'architettura del sistema informativo

ma ne riparleremo
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enrico
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[*] Inviato il 13-11-2002 at 16:36


Nella lezione di questa mattina ho notato nell'intervista rivolta ad Anceschi,innanzitutto molta capacità ed esperienza ma premettendo il mio rispetto verso di lui non condivido questo bisogno di citare i "padri" del digitale , ovvero tutti coloro che nei primi anni del novecento hanno lanciato le prime timide frecce.
Io penso che se la crisi del digitale deve essere superata occorre molta inventiva e conoscenza dei mezzi e delle capacità odierne e del futuro prossimo.
Inoltre mi interessa approfondire il discorso sulla rottura dello sguardo.Come noi dovremmo provocare e coinvolgere l'utente?
Quali sono i nuovi TABU culturali?
Ultima osservazione , sulla figura poetica dell'autore digitale .Secondo me è importantissimo che i modi di arrivare ad un risultato non siano solo ispirati dal successo del prodotto sul mercato ma anche dalla filosofia e dall°arte.Creando cosi dei veri artisti digitali.
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mirko
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[*] Inviato il 13-11-2002 at 20:45


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Originariamente scritto da enrico
Nella lezione di questa mattina ho notato nell'intervista rivolta ad Anceschi,innanzitutto molta capacità ed esperienza ma premettendo il mio rispetto verso di lui non condivido questo bisogno di citare i "padri" del digitale , ovvero tutti coloro che nei primi anni del novecento hanno lanciato le prime timide frecce.


enrico, personalmente non condivido la tua posizione.
sono perfettamente d'accordo con te nello sfruttare il digitale, e la discussione intorno al digitale stesso, come una magnifica occasione
per uscire da una forma di fare cultura (e arte) e di parlare sulla cultura (e sull'arte) un po' **parruccona**, passatemi il termine.
ovvero, parliamo come mangiamo, please.

il problema pero' - ed e' qui che dissento da te - e' che per parlare di certe cose servono:
1) un linguaggio tecnico

(per parlare di montaggio devo sapere che significa "cut and paste")

2) un fondamento teorico
che non deve essere visto come una cosa negativa, quanto piuttosto come un far vedere -si', anche attraverso le intuizioni dei **pionieri** del digitale nei primi anni cinquanta- come nascono certe cose.

citare i padri del digitale mi puo' servire ad esempio a illustrare come il loro vedere oltre relativo ad un certo punto, il loro alterare il punto di vista tradizionale,
possa essere utile anche a me, oggi, ad alterare il mio di punto di vista.
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enrico
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[*] Inviato il 14-11-2002 at 18:47


Dopo aver assistito alla discussione e alla presentazione di [id]3 al Bunet Merc.sera,ho rivalutato la mia posizione ,come estrema.
Però il passato non deve portare alla ripetitività ,come spesso accade oggi,soprattutto nella TV e nei cinema.Cose già viste......
Comunque,la presentazione di [id]3 è stata molto interessante ,anche per le possibilita che offre e che potrà offrire in futuro.
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Emanuele T.
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[*] Inviato il 14-11-2002 at 23:52


Durante la scorsa lezione è uscito il nome di "LABEL", una rivista a mio avviso molto interessante per quanto riguarda il suo design di impaginazione, meno per quanto riguarda il suo sito:
http://www.labelmag.com/

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