carlo
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Secret Room del Teatro dell'IRAA
Entra qui per lasciare un pò del tuo sguardo, della tua esperienza di spettatore di Secret Room, spettacolo intimo per soli 7 invitati, a cena e al
gioco del massacro autobiografico.
Per intervenire fai NEW REPLY.
troverai sia interventi della "prima" italiana che altri + recenti (via + giù!)
Ecco ora la locandina, come info di riferimento.
TEATRO DIONISO
presenta
CUOCOLO / BOSETTI
INTERIOR SITES PROJECT
Season 1
THE SECRET ROOM
(La Stanza Segreta)
by IRAA Theatre
ideazione e regia Renato Cuocolo
con Roberta Bosetti
Traduzione Stefania Bertola
The secret Room è stato presentato la prima volta nel giugno 2000 a Melbourne. Dal giorno della prima, stampa, televisione, e radio hanno cominciato a
descrivere The Secret Room come uno degli spettacoli più innovativi e importanti realizzati da una compagnia australiana. Lo spettacolo ha raggiunto
le 400 repliche ed è stato visto in Australia e USA dal vivo e in rete da più di 70.000 persone. Nel 2001 ha vinto i due maggiori premi del teatro
australiano come Miglior Spettacolo
Da giovedì 13 giugno 2002 (martedì/domenica ore 20.45)
Durante lo spettacolo sarà servita la cena.
La casa è a Vercelli. L’indirizzo è segreto.
Prenotazione obbligatoria Tel. 0161 210532 – 3407720235
Solo 7 spettatori per sera.
Biglietti: € 25
Informazioni:
http://www.iraatheatre.com.au
Teatro di Dioniso 0115172826
In ogni casa c’e’ una stanza segreta. E’ il luogo piu’ intimo ed isolato; il luogo dove tutto cio’ che doveva rimanere segreto e’ rivelato.
Una donna sola, chiusa nella sua casa. E’ possibile visitarla ad orari stabiliti. Le visite seguono i ritmi dei pasti e le regole dell’ospitalità. Il
ritmo della vita e quello del teatro si sovrappongono.
In ogni casa c’è una stanza segreta. E’ il luogo più intimo e isolato; il luogo dove tutto ciò che doveva rimanere segreto è rivelato.
The Secret Room è presentato nella casa della protagonista in modo da esporre lo spazio domestico e personale allo sguardo estraneo dello
spettatore/ospite. La casa non è una scenografia ma una trappola per la realtà in cui riconoscere i contorni di una geografia – impossibile, illecita
– dell’intimità.
Vincitore Green Room Award
Best Innovative Performance
Vincitore Mo Award
Best Production of the year
Di fronte allo spettatore appare un eccitante caleidoscopio di invenzioni teatrali, un teatro in cui al flusso lineare del tempo si e’ sostituito un
piu’ misterioso susseguirsi di eventi. Nel teatro della memoria il tempo si e’ ristretto, passato, presente e futuro coesistono.
Jan Kott Forum al Vienna International Festival
In quasi venti anni di critica teatrale non sono mai stata tanto colpita come da questo spettacolo.
Helen Thomson ABC Radio National
Uno spettacolo straordinario
Peter Sellars Adelaide Festival
Bosetti è incredibile. Ti lascia senza fiato
Helen Steward La Mama New York
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carlo
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la macchina del tempo
scrivo solo poche note ora, sono appena tornato da vercelli, vagando nella notte tra le risaie alla ricerca di un'autostrada che non c'era.
Ho ancora l'umidiccio addosso, è il famoso clima monsonico vercellese di cui la condensa e le zanzare sono proverbiali.
Ho molto da dire e lo dirò frammentato lungo il forum che nell'arco di un mese di repliche avrà occasione di svilupparsi per bene. Spero, anche perchè
un lavoro come questo sembra fatto apposta per far riecheggiare nella mente degli spettatori flashback autobiografici.
Come quel salotto che ci accoglie e sembra di passare in una macchina del tempo tant'è l'impressione d'essere scaraventati trent'anni fa. Quando
Roberta era bambina e giocava la sua infanzia in quella strana casa borghese della periferia delle periferie.
Sembra un capolavoro di scenografia mimetica ma mi assicurano che è così da sempre.
Primo cortocircuito teatro-vita.
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mirella
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una deflagrazione emotiva
Un semplice invito a cena in una casa di provincia e si scopre quante storie ambigue e crudeli si annidino nel rassicurante recinto domestico.
The Secret Room è una deflagrazione emotiva che per un attimo fa a barndelli anche lo spettatore. Attrice di grande talento, Roberta Bosetti con
modifiche continue di timbri e di gesti altera i fatti fino a renderli irriconoscibili, ora dissimulando con pudore l'elemento tematico, ora facendone
uun corpo ustionante. C'è il macigno della verità in tutto questo o The Secret Room è il frutto di un atto creativo che con un tessuto impalpabile di
parole ha raccontato l'inenarrabile? Si è di fronte ad un dramma o uno psicodramma? Non si sa. Resta un risultato sorprendente, pieno di energia, ma
anche di forza poetica.
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carlo
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Quota: | Originariamente scritto da mirella
Un semplice invito a cena in una casa di provincia e si scopre quante storie ambigue e crudeli si annidino nel rassicurante recinto domestico.
>>> si, recinto
è vero che nella dimensione privata di una casa borghese ci si possa sentire come in una gabbia, chiusa e blindata neio tabù<<<
The Secret Room è una deflagrazione emotiva che per un attimo fa a barndelli anche lo spettatore. Attrice di grande talento, Roberta Bosetti con
modifiche continue di timbri e di gesti altera i fatti fino a renderli irriconoscibili, ora dissimulando con pudore l'elemento tematico, ora facendone
uun corpo ustionante. C'è il macigno della verità in tutto questo o The Secret Room è il frutto di un atto creativo che con un tessuto impalpabile di
parole ha raccontato l'inenarrabile?
>>>ma qual'è la verità?
Roberta ci racconta la verità?
E' un problema che non mi sono posto.
C'è sicuramente una traccia autobiografica,
una pista attraverso cui prende corpo il cortocircuito tra arte e vita,
tra finzione e realtà, in cui il confine tra verità e fiction drammaturgica
passa al nostro interno, nella nostra coscienza di spettatori-testimoni<<<
Si è di fronte ad un dramma o uno psicodramma? Non si sa. Resta un risultato sorprendente, pieno di energia, ma anche di forza poetica.
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Si, pieno d'energia. Ecco la verità è qui. Nella presenza piena e consapevole di un'attrice che sa giocare sul crinale della propria autobiografia
facendo teatro, di quello intenso.
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diletta
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The Secret Room / Realta'?
La serata e' stata carica di emozioni. Anche io mi sono chiesta, alla fine di tutto, se "la storia del nuoto" e' davvero stata vissuta da Roberta.
Certo, perche' e' strano che in una rappresentazione teatrale, che sia su di un palcoscenico o in una casa privata, si possano raccontare attimi cosi'
intimi di vita vissuta realmente, senza far male nei ricordi a se stessi e a chi ci ha vissuto accanto.
Io mi sono riconosciuta molto in Roberta, per tutte le sensazioni che provava nell'acqua, il sentirsi un pesce, l'immedesimarsi nei personaggi dei
libri che leggeva, la voglia di scappare, di trovare qualcosa in piu'... pero' io devo dire "purtroppo" (tra virgolette e sottolineo le virgolette) io
non ho vissuto il suo dramma, che poi e' quello che prima l'ha annientata, ma poi e' dalle sue conseguenze, da quel vedersi le ossa, che Roberta ha
trovato la forza di riuscire a scappare da tutto.
Insomma ora lei e' libera e recita, e puo' diventare mille e piu' di mille personaggi che i copioni le faranno interpretare.
Allora, se la storia e' vera, mi chiedo ancora: ma perche' per essere un artista si deve soffrire cosi' tanto?
Questa e' una mia cosiderazione molto personale, perche' io non ho drammi cosi' "tangibili", non ho mai dovuto strappare delle foto, ma io amo
recitare da sempre e nessuno ha mai capito questa mia aspirazione (anzi sono stata presa in giro da una professoressa delle medie, davanti a tutta la
classe, quando in un tema "Cosa farai da grande" avevo scritto che volevo diventare un'attrice...). Ora e' tardi per "scappare", ma se avessi provato
un dolore tanto forte nella mia adolescenza (non che non l'abbia provato, ma non era facile da spiegare o cosi' chiaro da essere capito), forse la
voglia di scappare e di mettermi in gioco e di seguire i miei sogni si sarebbe realizzata...
Scusatemi, ma mi sentivo di dire queste cose e di parlare di me.
Roberta e' stata brava anche nel tirarmi fuori queste mie considerazioni.
Grazie
Daniela
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patrizia
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un'ora di viaggio per...
Teatro in casa, per ascoltare una storia molto personale ma anche molto contagiante. Perché ascoltare così da vicino, così vicino che non puoi
dribblare lo sguardo dell’attrice, così vicino che non puoi non sentire il sudore dei movimenti, il salato delle lacrime, il rossore delle guance,
così vicino agli altri che condividono con te quell’esperienza che non puoi non sentire la loro attenzione, la loro voglia di partecipare ma anche
quella di andarsene, ti porta per contagio a pensare a cose tue, a ricordi, a fantasmi rimossi. E allora entri ancora più dentro alle ombre del
passato che magari continua ad essere pieno di domande a cui non hai dato risposte, per qualcosa che vuoi dimenticare.
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agiovann
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la tempesta catartica
C'è aria di tempesta stasera a Vercelli, di quelle con la T maiscula. Cielo carico, un vento stranamente freddo per questa stagione: è come se anche
le condizioni metereologiche fossero state approntate per fare da presagio, da prologo alla rapprenazione/esperienza della stanza segreta. O meglio di
questa strana casa segreta, dove perfino profumi e odori sembrano portati da una altra dimensione, dalla un altra vita.
Altro che realtà virtuale. Altro che Grande Fratello.
Una tempesta di emozioni intense ed altalenanti, sconquassanti che si irradiano dalla protagonista, brava quasi da far paura, da metter quasi
soggezione.
Difficile non identificarsi.
Difficile distinguere la realtà dalla finzione.
Difficile scrivere di un esperienza del genere, c'è poco da fare bisogna viverla e condividerla con i commensali/spettatori, la maggior parte dei
quali mai visti prima ma che, alla fine delle serata, sono diventati compagni di un viaggio, vecchi conoscenti.... attori di teatro?
un viaggio magico, quasi purificatore, un rito direi.
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agiovann
Member
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la tempesta catartica
C'è aria di tempesta stasera a Vercelli, di quelle con la T maiscula. Cielo carico, un vento stranamente freddo per questa stagione: è come se anche
le condizioni metereologiche fossero state approntate per fare da presagio, da prologo alla rapprenazione/esperienza della stanza segreta. O meglio di
questa strana casa segreta, dove perfino profumi e odori sembrano portati da una altra dimensione, dalla un altra vita.
Altro che realtà virtuale. Altro che Grande Fratello.
Una tempesta di emozioni intense ed altalenanti, sconquassanti che si irradiano dalla protagonista, brava quasi da far paura, da metter quasi
soggezione.
Difficile non identificarsi.
Difficile distinguere la realtà dalla finzione.
Difficile scrivere di un esperienza del genere, c'è poco da fare bisogna viverla e condividerla con i commensali/spettatori, la maggior parte dei
quali mai visti prima ma che, alla fine delle serata, sono diventati compagni di un viaggio, vecchi conoscenti.... attori di teatro?
un viaggio magico, quasi purificatore, un rito direi.
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sasha
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lo slittamento tra finzione e realtà
Un cancelletto col numero 86 immette in una palazzina grigia in un quartiere
di una qualsiasi periferia: sulla soglia appare la padrona di casa che accoglie
gli ospiti, formale e gentilissima nell'impeccabile tailleur nero, li accompagna in sala e li fà accomodare.
La casa è la Casa,
talmente vera e uguale a mille altre da sembrare finta: il salotto buono, la libreria
con l'enciclopedia comprata per corrispondenza, i fiori finti sul tavolo tondo,la foto
della prima comunione. Troppo vero per non cogliere lo slittamento tra il piano di finzione
ed il piano di realtà; vengono in mente tutte le case che abbiamo abitato nell'infanzia,
nel sogno o anche solo per qualche attimo, dove abbiamo annusato odori di altre vite.
Tutto è così familiare da farci percepire che qualcosa si nasconde sotto l'apparente
normalità: la sensazione di una lingua calda che ti lecca l'anima,come una
morbida minaccia. Viene servita la cena: conversazione brillante, ottimi vini e un cuore
crudo come portata finale. Eppure... c'è qualcosa nell'aria di perturbante,quasi un vento strano che agita il velo delle apparenze.
La padrona invita a visitare la casa: ogni stanza scioglie la
sua storia,in un flash-back di situazioni e rimandi, fino a addentrarsi nella cantina,
nel profondo dell'anima, nel buio dove le distanze si accorciano e le confessioni si
fanno più roventi. Ormai solo un corsetto bianco stringe la vita della donna, comprime i seni tanto che sembra stiano per scoppiare,
come un segreto trattenuto troppo a lungo che voglia uscire a tutti i costi. Il respiro è veloce,il corpo teso come un arco, la voce spezzata dai
singulti:
i ricordi trasudano dalle pareti come un mare
interno, frantumano il presente con schegge di dolore, frammenti di poesia, canti accennati.
Poi, quasi risvegliandosi da uno stato di trance, la padrona di casa si ricompone, si cambia d'abito ed invita tutti a risalire al piano
superiore, alla superficie delle apparenze. Saluti educati, ringraziamenti per la serata: la porta si richiude su un dramma privato,
solo per pochi spettatori. Abortire il passato e poi guardarlo con dolcezza.
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holeideescure
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sono andato di corsa a questo appuntamento, con addosso un carico di curiosità, sapendo già, in parte, cosa mi aspettava. sono tornato sovraccarico di
stimoli e di emozioni.
quanto sia vero e quanto sia frutto della fantasia è una delle prime domande che scaturiscono all'uscita da quella casa. inutile cercare una risposta.
ciò che è importante per me è che il TEATRO esca dal Teatro, è importante partecipare attivamente ad uno spettacolo, nel suo interno, entrare a
contatto con la realtà e non stare sempre a giudicare da una poltrona lontana. è importante essere coinvolti e stimolati.
tutte cose che ho trovato in questa esperienza.
non importa se verità o finzione, qui si parla di VITA, anche della mia. circondato da persone che non ho mai incontrato prima mi ritrovo a parlare di
cose personali, riservate, senza inibizioni. in un ambiente intimo e per nulla artificiale è quasi automatico confondere lo sconosciuto con un amico
di sempre. è questo lo stato d'animo con cui ho partecipato a queso evento, quello del confidente e sicuramente non quello del voyeur.
e così viene raccontata la storia, come una confidenza.
si passa dalle formale accoglienza con presentazioni ad un clima conviviale fino ad arrivare ad ascoltare una storia segreta, di quelle che ti
masticano dentro.
la protagonista si libera degli abiti da giovane piccolo borghese degli anni 60 per rivelare un corpo costretto da un busto strettissimo, asfissiante
quanto la famiglia.
c'è in questo spettacolo un intrigante gioco di metafore: il vestito come la condizione del personaggio, il viaggio nella casa come un percorso di
disintegrazione e ricostruzione del personaggio stesso. il tutto non cercando di mimetizzare l'esperienza teatrale, dichiarandola anzi in vari
momenti, come quello della preghiera o del copione.
il risultato è un'esperienza straordinaria che ancora adesso non smette di farsi pensare. buonanotte
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holeideescure
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sono andato di corsa a questo appuntamento, con addosso un carico di curiosità, sapendo già, in parte, cosa mi aspettava. sono tornato sovraccarico di
stimoli e di emozioni.
quanto sia vero e quanto sia frutto della fantasia è una delle prime domande che scaturiscono all'uscita da quella casa. inutile cercare una risposta.
ciò che è importante per me è che il TEATRO esca dal Teatro, è importante partecipare attivamente ad uno spettacolo, nel suo interno, entrare a
contatto con la realtà e non stare sempre a giudicare da una poltrona lontana. è importante essere coinvolti e stimolati.
tutte cose che ho trovato in questa esperienza.
non importa se verità o finzione, qui si parla di VITA, anche della mia. circondato da persone che non ho mai incontrato prima mi ritrovo a parlare di
cose personali, riservate, senza inibizioni. in un ambiente intimo e per nulla artificiale è quasi automatico confondere lo sconosciuto con un amico
di sempre. è questo lo stato d'animo con cui ho partecipato a queso evento, quello del confidente e sicuramente non quello del voyeur.
e così viene raccontata la storia, come una confidenza.
si passa dalle formale accoglienza con presentazioni ad un clima conviviale fino ad arrivare ad ascoltare una storia segreta, di quelle che ti
masticano dentro.
la protagonista si libera degli abiti da giovane piccolo borghese degli anni 60 per rivelare un corpo costretto da un busto strettissimo, asfissiante
quanto la famiglia.
c'è in questo spettacolo un intrigante gioco di metafore: il vestito come la condizione del personaggio, il viaggio nella casa come un percorso di
disintegrazione e ricostruzione del personaggio stesso. il tutto non cercando di mimetizzare l'esperienza teatrale, dichiarandola anzi in vari
momenti, come quello della preghiera o del copione.
il risultato è un'esperienza straordinaria che ancora adesso non smette di farsi pensare. buonanotte
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carlo
Amministratore
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quattro anni dopo
La macchina del tempo
Il teatro è una macchina del tempo: lo estrae, il tempo, dalla percezione ordinaria per rivelarne quell’essenza vitale che ha molto a che fare con la
nostra coscienza dinamica. Il teatro è simulazione fisica di uno spazio mentale. Porta fuori ciò che è dentro. Lo rende pubblico, ancor più che nello
spazio, nel tempo. Potrebbe accadere senza creare spazio remarcabile, al buio, o in luoghi improbabili, privati, proprio come nel caso di Secret Room.
E’ un’arte del tempo, il teatro, come la musica. Ma interviene con tanta più forza sulla nostra vita. E’ qui il punto: il tempo astratto che s’innerva
con la vita. E la nostra biografia.
E’ da qui che parte questa considerazione su Secret Room del Teatro dell’Iraa. Perché comporta uno sguardo d’insieme che coinvolge anche me,
spettatore sodale, su un percorso condiviso con Renato Cuocolo, già dai primissimi anni Ottanta, con un viaggio teatrale ( e radiofonico, ne trassi
infatti un diario per Radio Tre, un audio-blog…) in India (1984) e tante riflessioni sul teatro antropologico.
O come quando a Melbourne (1987) si parlava insieme del “dreaming time” aborigeno e di come Chatwin (non ancora pubblicato in Italia) ne aveva tratto
la mirabile lezione de Le vie dei canti.
Era un tempo pubblico quello, vissuto da Renato, come autore e regista, , e da me ,come critico militante, misurava la propria incidenza attraverso la
capacità di cogliere lo spirito del tempo ( quello che i tedeschi chiamano lo “zeitgeist”) per rilanciarlo attraverso azioni pubbliche.
Oggi quel tempo s’è fatto sempre più privato, sempre più localizzato nell’ambito di una biografia che non si limita solo a quella di un’attrice,
Roberta Bosetti, che gioca al massacro con i suoi fantasmi autobiografici. La vita in gioco non è solo la sua, in quanto performer-personaggio di se
stessa, ma anche quella del regista-autore che si morde la coda come un “ouroboros” alchemico.
E’ il teatro che va in loop perché arriva a coincidere con la vita. Viaggiano e vivono da anni insieme in questo modo, quasi senza soluzione di
continuità.
Anche se è fuori scena l’autore-regista dispone, è in gioco e si mette in gioco. E questo libro-diario di Secret room lo conferma, scritto in corso
d’opera, secondo lo spirito istantaneo del blog che paradossalmente coniuga la dimensione più locale, più privata (la scrittura soggettiva) con quella
più globale, più pubblica (internet).
Ed è proprio da internet, da uno dei forum de “la rete degli sguardi”, linkati nel blog http://www.teatron.org, che traggo alcuni frammenti di scrittura soggettiva, intima, in forte empatia con un Secret room alle prime repliche,
nella casa “madre” di Vercelli nel luglio 2002.
“Allora, se la storia è vera, mi chiedo ancora: ma perchè per essere un artista si deve soffrire cosi' tanto?” Ansiosamente s’interroga così Daniela
che dopo, senza cercare più risposte, sa chiudere il cerchio con la migliore delle conclusioni. “(…)se avessi provato un dolore tanto forte nella
mia adolescenza (non che non l'abbia provato, ma non era facile da spiegare o cosi' chiaro da essere capito), forse la voglia di scappare e di
mettermi in gioco e di seguire i miei sogni si sarebbe realizzata...Scusatemi, ma mi sentivo di dire queste cose e di parlare di me. Roberta e' stata
brava anche nel tirarmi fuori queste mie considerazioni.”
Pat centra uno dei punti cardine di quella paradossale situazione teatrale: “ (…)ascoltare così da vicino, così vicino che non puoi dribblare lo
sguardo dell’attrice, così vicino che non puoi non sentire il sudore dei movimenti, il salato delle lacrime, il rossore delle guance, così vicino agli
altri che condividono con te quell’esperienza che non puoi non sentire la loro attenzione, la loro voglia di partecipare ma anche quella di andarsene,
ti porta per contagio a pensare a cose tue, a ricordi, a fantasmi rimossi. E allora entri ancora più dentro alle ombre del passato che magari continua
ad essere pieno di domande a cui non hai dato risposte, per qualcosa che vuoi dimenticare.”
“Altro che realtà virtuale.” dice Augusta “Altro che Grande Fratello.” ribadisce, sottolineando con precisione ed emozione la sua esperienza-limite
“Una tempesta di emozioni intense ed altalenanti, sconquassanti che si irradiano dalla protagonista, brava quasi da far paura, da metter quasi
soggezione. Difficile non identificarsi. Difficile distinguere la realtà dalla finzione.”
Sasha fotografa la scena e il suo stato d’animo con bella intensità, cruda e poetica al contempo. “Ormai solo un corsetto bianco stringe la vita della
donna, comprime i seni tanto che sembra stiano per scoppiare,come un segreto trattenuto troppo a lungo che voglia uscire a tutti i costi. Il respiro è
veloce,il corpo teso come un arco, la voce spezzata dai singulti:i ricordi trasudano dalle pareti come un mare interno, frantumano il presente con
schegge di dolore, frammenti di poesia, canti accennati.
Poi, quasi risvegliandosi da uno stato di trance, la padrona di casa si ricompone, si cambia d'abito ed invita tutti a risalire al piano superiore,
alla superficie delle apparenze. Saluti educati, ringraziamenti per la serata: la porta si richiude su un dramma privato, solo per pochi spettatori.
Abortire il passato e poi guardarlo con dolcezza.” Netta, come una lama, l’informazione-emozione che ci rilascia con quel “abortire il passato”.
Giorgio fa una confidenza: “circondato da persone che non ho mai incontrato prima mi ritrovo a parlare di cose personali, riservate, senza inibizioni.
in un ambiente intimo e per nulla artificiale è quasi automatico confondere lo sconosciuto con un amico di sempre. è questo lo stato d'animo con cui
ho partecipato a questo evento, quello del confidente e sicuramente non quello del voyeur. E così viene raccontata la storia, come una confidenza.”
E così via altre ancora, di confidenze. Sguardi riflessi e a volte incrociati, anche perché ,come accade nei forum on line, oltre a pubblicare ci si
confronta e ci s’interseca con gli altri interventi. Creando una rete degli sguardi che sottende una particolare sensibilità connettiva in cui si cela
il valore strategico del teatro. Da sempre e per sempre (si fa per dire).
Lo dico per dire una cosa che mi preme e così concludere queste note da integrare ai materiali documentari di Secret room. Per dire che se il teatro è
macchina del tempo (perché nel suo istante catalizza pensiero pubblico, condiviso tra autori e spettatori) lo è, per opposizione, anche la rete dove
il tempo viene inventato ogni volta che si accede alla rete internet interrogandola, ripercorrendone le tracce di diari scritti anni prima e non
conclusi. Anche perché questo testo lo sto pubblicando lì, in coda alle confidenze di quegli spettatori che potranno sempre far parte di una comunità
aperta a tutti coloro che nei prossimi anni incontreranno ancora il teatro-loop tra arte e vita di Renato e Roberta, in questo loro blog teatrale e
pulsionale.
Carlo Infante dal blog http://www.teatron.org
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CarolynRCombs
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molto interessante. grazie mille
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My blog - Buckwheat Pillow
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