carlo
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su "Baccanti" 2.0 al Festival delle Colline Torinesi
seconda tappa delle "Baccanti" del Teatro di Dioniso
dopo quella ad Ivrea, nella loro residenza al Teatro Giacosa
http://teatrodidioniso.2you.it/spettacoli/baccanti.html
ora al festival delle colline torinesi, fino al 19.07, nell'ottima cornice della Cavallerizza Reale, agorà teatrale ideale
e seconda tappa di Rete degli Sguardi dopo quella realizzata con gli studenti del Liceo Botta d'Ivrea
http://www.teatron.org/forum/viewthread.php?tid=22
emblematico esempio di "sguardo partecipato"
Per il Teatro di Dioniso questo "Baccanti" ha l'aria d'essere di più d'uno spettacolo da mettere in scena
lo stesso Valter Malosti nel prologo rende esplicito il rapporto con questo archetipo teatrale: è scritto nel loro codice genetico, è ben più di un
testo classico da mettere in scena, riguarda il loro immaginario simbolico, la ricerca d'alterità, il passaggio via Nietzche verso la dimensione
complessa del pensiero divergente
c'è l'idea forte del corpo estremo, del doppio, di un teatro che cerca la sottile relazione tra parola e suono, coniugando senso e sensorialità.
Ecco il suono, parlerò solo di questo ora, al volo di notte, perchè è l'aspetto che in fondo m'ha colpito di più, oltre l'ottima risoluzione
drammaturgica di queste Baccanti, la migliore delle tante viste in tutti questi anni.
Si il suono come elemento portante della dinamica scenica. Non solo come colonna sonora che crea climi ma come "sottotesto" sensoriale che implementa
il pensiero scenico,
penso all'uso delle musiche di Wagner.
Fanno scattare un'evocazione parallela, tangente a quella di Nietzche che ha permesso all'uomo moderno di riscoprire la valenza dionisiaca e che lì in
scena funziona come un'associazione inesorabile e illumimante.
Penso a quel suono (già di per sè risolto) e a come
oltre la citazione emblematica
sarebbe necessaria un'elaborazione maggiore, devolvendolo, processandolo in un cross-over verso una possibile deriva techno...
ecco si, il dionisiaco di ritorno...
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Paolo G.
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uomo - donna, violenza - religiosità
Dionisiaco e apollineo, irrazionalità e ragione possono anche essere viste come una dialettica tra i sessi.
Mi sembra che in queste baccanti venga sottolineato l'aspetto di contrapposizione uomo - donna, guerra - religiosità del teatro di Euripide.
Penteo ci appare come uno stolto che non sa vedere i miracoli e la potenza di questo nuovo dio che fa proselitismo. Le donne invece prese dalla
follia, fuggono da Tebe ed è come se fuggissero dai legami familiari e sociali. Nella rappresentazione le menadi mostrano di aver raggiunto la
felicità e soprattutto la solidarietà attraverso i compimenti dei misteri del dio.
Penteo appare invece ridicolo nella sua finta femminilità che viene scovata e quindi straziata dalla forza prodigiosa delle menadi. L'uomo da sempre
sicuro della propria supremazia viene ucciso a mani nude da donne.
Mentre l'uomo Penteo cerca fino alla fine una risposta bellica all'insolenza di un dio scandaloso come Dioniso, le donne s'abbandonano consapevoli
della sua potenza e incapaci di resistere al suo richiamo.
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mirko
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avevo seguito qui su teatron il forum dei ragazzi di ivrea dopo lo spettacolo
mi aveva incuriosito la loro analisi lucida e partecipata del teatro di Dioniso
assistere ieri alle Baccanti nella cornice della Cavallerizza, in questa atmosfera post-industriale (a proposito, lo spazio e' stato scelto oppure
assegnato per un'intuizione di qualche responsabile dell'assessorato alla cultura, oppure casualmente? sarei curioso) che ben si legava alla
rappresentazione e' stato interessante, e coinvolgente
l'uso delle quinte non in orizzontale, ma in verticale, passando attraverso il pubblico, contribuendo a renderlo partecipe (viene piu' volte
identificato come la citta' nella recitazione), e' stata un'intuizione che mi ha colpito
interessante quello che dici carlo circa il suono, il sottile legame dioniso-wagner-nietzsche
personalmente avrei sfruttato anche di piu' la cosa
mi incuriosisce cio' che dici sulla deriva-techno come dionisiaco di ritorno...campionamenti di wagner ad esempio?
sarebbe stata la chiusura del cerchio nella struttura post-industriale della cavallerizza: prima e dopo la civilta' della macchina che il luogo
testimonia, ecco il dionisiaco
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germana
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Risposte: 1
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baccanti
che emozione. e poi ancora: che emozione. ho detto a tutti che per la prima volta in vita mia ho capito la baccanti. il messaggio è chiaro. il
rapporto con il dio l'ho sentito personale. l'abbandono finale è stato il mio abbandono.
magari incontarsi a teatro sempre con cose di questo tipo
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carlo
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a mirko
Quota: | Originariamente scritto da mirko
avevo seguito qui su teatron il forum dei ragazzi di ivrea dopo lo spettacolo
mi aveva incuriosito la loro analisi lucida e partecipata del teatro di Dioniso
<<>>
assistere ieri alle Baccanti nella cornice della Cavallerizza, in questa atmosfera post-industriale (a proposito, lo spazio e' stato scelto oppure
assegnato per un'intuizione di qualche responsabile dell'assessorato alla cultura, oppure casualmente? sarei curioso) che ben si legava alla
rappresentazione e' stato interessante, e coinvolgente
<<< sono anni che se ne parla
ma il nodo sta arrivando al pettine:
il pettine è la citta da vivere in contesti teatrali come questo>>>
l'uso delle quinte non in orizzontale, ma in verticale, passando attraverso il pubblico, contribuendo a renderlo partecipe (viene piu' volte
identificato come la citta' nella recitazione), e' stata un'intuizione che mi ha colpito
<<<è una bella immagine, precisa... non l'avevo focalizzata...
il teatro è fatto proprio di questo: di tracce che lo spettatore colma con lo sguardo fino a vedere cose che non ci sono ma che l'immaginario
costruisec pezzo x pezzo
è la convenziona base della visione>>>
interessante quello che dici carlo circa il suono, il sottile legame dioniso-wagner-nietzsche
personalmente avrei sfruttato anche di piu' la cosa
mi incuriosisce cio' che dici sulla deriva-techno come dionisiaco di ritorno...campionamenti di wagner ad esempio?
<<
ne ho nella memoria un pò di begli esempi
wagner processato in bordoni elettronici che rilanciano l'idsea di suono del teatro
wagner/matrix>>>
sarebbe stata la chiusura del cerchio nella struttura post-industriale della cavallerizza: prima e dopo la civilta' della macchina che il luogo
testimonia, ecco il dionisiaco
<<
e a come Malosti ha usato il rumore del galoppo come un refrain sonoro
panico... ecco, doveva usarlo ancora di più... no?>>>
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david
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complimenti a malosti che riesce a fare della cavallerizza reale uno spazio vibrante ed avvolgente. in effetti non si capisce quale sia il confine tra
palco e platea, tra montagna e città. tanto che capita di diventare parte della rappresentazione. quella razionale però, ancorata alle vacue sicurezze
della società. che prima stenta e si imbarazza all'invito delle baccanti ad essere seguite nell'eden dionisiaco e in seguito guarda con tono divertito
penteo che, convinto da dioniso a vestirsi da donna, va incontro alla morte.
trovo che le innumerevoli dicotomie che emergono da "le baccanti" siano di grande attualità....
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carlo
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lo sguardo partecipato e la danza ribelle delle baccanti
ogni tanto mi trovo a discutere con alcuni compagni di strada, con alcuni critici teatrali ad esempio, di cosa cerco nel web con queste operazioni
con/sullo spettatore. Sto cercando di dare luogo a ciò che definisco "sguardo partecipato" overo qualcosa che va oltre l'analisi del teatro, la misura
del giudizio, per accogliere lo sguardo dello spettatore che colma con la propria visione quella espressa dalla scena con l'azione.
Cosa significa?
Significa dare forma a qualcosa che accade da sempre.
Noi vediamo ciò che proiettiamo: rileviamo luce che decodifichiamo con il supporto delle nostre informazioni e stati d'animo.
Mi piace pensare che lo sguardo dello spettatore partecipi a compuiere il teatro.
In questo senso la visione di "Baccanti" mi sembra un buon esercizio per la task-force di spettatori "avvertiti" che si sta formando con
Teatron.org.
Una buona occasione per espandere la danza ribelle delle baccanti dentro di noi.
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mirko
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sguardo partecipante
e' un bell'esercizio si'
ed e' interessante il discorso sui nostri occhi come proiettori piu' che come ricettori
la psicologia dell'errore ne parla molto, gli uomini proiettano i propri schemi stereotipici sulle situazioni per renderle meno difficoltose da
affrontare
cosi' come proiettano visioni autonome sulle persone per renderle meno estranee
quindi noi andiamo a teatro ad assistere alla messa in scena della nostra mente...
o no?
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