Avete presente il butoh,
la giapponese danza delle tenebre?
I climi teatrali ad alta densità delle loro performance si
fondano sull'immobilità relativa che ci costringe, come spettatori,
a misurarci con il vuoto (d'evocazione zen) e un senso di morte
(l'apocalisse atomica di Hiroshima) che lasciano attoniti ed emozionati.
L'evento di Paola Bianchi- agar
fa riecheggiare questi pensieri, il suo "teatro
fisico" ha trovato con i giovani performer reclutati nel
suo viaggio in Montenegro,
un'ulteriore evoluzione: non coreografica ma teatrale. In quei ragazzi
c'è reale intensità, trapela dal progetto etico d'avventura
culturale, un laboratorio
che con "Balcalia"
(la progettualità attuata con Il Mutamento) ha trovato un'articolazione
per mesi, fino alla prima tappa allo scorso Festival di Santarcangelo.
L'azione è basata su una sorta di tableau vivants ispirati
alle immagini patologiche di Bacon, un teatro di postura che rivela
ciò che definisco la "visione
in corpo" .
Una galleria di icone fisiche, pulsanti in cui emerge l'intensità
di Paola Chiama, da anni compagna di strada di Paola, netta, stagliata
tra le colonne di cemento di questa "nave" complesso ristrutturato
delle Serre di Grugliasco in tessa di destino. (Carlo).
La ballerina impedita
Ho avuto la sensazione che si trattasse più
un saggio che di uno spettacolo. Nel senso che c'erano varie "figure",
scollegate, isolate. Come in un saggio quando finisce una cosa e
se ne vede un'altra, fatta da altre persone.
C'è stato il gioco dell'inseguirli e cercarli.
Non mi è spiaciuto il fatto che ci muovessimo anche noi,
in mezzo a loro, in uno spazio ampio, lo stesso spazio loro, sentendo
la stessa musica. L'atmosfera mi ha molto rilassata. Mi sono sentita
contagiata da questi movimenti lenti, mi riferisco in particolare
alle camminate ovattate che mi sono portata fuori dalla Nave.
Solo dopo aver visto i primi movimenti ho capito
cosa intendeva la coreografa per movimenti in condizioni estreme
o vincolate.
Ho pensato a questi corpi senza occhi. Senza bisogno di aggiungere
espressione con lo sguardo. Né con la voce (nel dibattito
precedente lo spettacolo qc ha fatto una domanda alla coreografa
sull'uso della voce nei suoi spettacoli).
In questo senso (condizioni vincolate), mi ha colpito la "ballerina
sul filo" che se da un lato cercava di muoversi con eleganza
su di un filo immaginario, dall'altra sembrava impedita a farlo
in modo tale da doversi muovere come se stesse scalando una roccia.
Un movimento orizzontale (il filo) combinato con uno verticale (la
scalata).
Ho sentito dire all'uscita che è "roba
già vista", "trita e ritrita". Non saprei
Ho notato che Paola li osservava. Credo facesse parte
dello spettacolo. Una figura nera, maestra (di vita) che ti segue
(Daniela)
L'inerzia dolente
Trypticos, da Francis Bacon, qualcosa come stare
in un museo, e osservare installazioni di corpi in movimento, sorretti
da una disciplina vera.
Colpiva la cascata o cacata o parto plurigemellare della scala e
il conflitto tra l'avanzare imperterrito e l'inerzia dolente degli
interpreti.
Mi ha anche colpito una sensazione di già visto, di avanguardia
anni 70, di sperimentazione da cantina, ma forse non è così.
E in fondo anche fosse... (Cirano)
Incontri con sguardi emozionati
Pance e piedi, un'invasione,piedi in pance in torsione
Ho incontrato lo sguardo emozionato di un'attrice. era al termine
del suo
percorso, una lunga striscia di luce. proprio in quel momento le
è scesa
una lacrima. poi c'è stato il buio.
Nel pubblico ho notato un uomo sulla cinquantina con i capelli completamente
bianchi che si spostava lentamente accompagnato dal suo bastone.
Tra un quadro e l'altro, tra un buio e un nuovo punto luce, alcuni
si precipitavano a passo serrato verso la luce come per scoprire
per primi quella tela, altri si spostavano dolcemente, seguivano
ritmicamente il gruppo. Io stavo con questi ultimi.
Tutto ciò mi ha messo di buon umore. (Raffaella)
Ombre che si muovevano intorno a me
Nello spettacolo di Paola Bianchi lo spazio era molto adatto a quello
che ha fatto (avrei voluto vederlo in un labirinto darebbe stato
curioso), immagini molto belle, tanti quadri puliti molto rigorosi,
il tutto era fluido e pulito linare, la discesa dalla scala era
di una fluidita che mi ha colpito e l'immagine di un parto credo
che sia stata suggerita a molti, la presenza di ombre che si muovevano
intorno a me, mentre andavano a prendere posizione era a volte inquietante,
ragni per le
scale, braccia avvinghiate a travi, su ciò che è stato
offerto ai miei OCCHI non ho nulla da dire, Al mio STOMACO invece
questo spettacolo è arrivato un pò meno: le immagini
erano belle si, ma una volta colte avrei voluto, mi sarei aspettato
che costruissero una variazione, si evolvessero, che mi "sorprendessero"
invece erano pure forme, fotografie in carne, ho atteso fino alla
fine dello spettacolo questo cambiamento, nel silenzio dopo la fine
del primo applauso, aspettando la "non-avvenuta" uscita
dei protagonisti continuavo a ripetermi: non finisce cosi, non finisce
cosi, cercavo nell'ombra il colpo di scena che si preparava, ma
sono rimasto con .... (la sensazione di tre
puntini di sospensione), anche se ho trovato interessante che ci
abbiano lasciato li al buio, dopo che ci avevano guidato per tutto
lo spettacolo. (Roberto)
Gli insetti di Giger
Di Paola Bianchi potrei dire che lo spettacolo mi è piaciuto
molto,
soprattutto la musica e quel senso di malattia e deformazione di
cui ti
rimane solo uno strano ricordo; l'ho visto sia alla nave e sia a
villa
Capriglio dove però si perde la bellissima colata (o parto
o cagata)
che alla nave aveva composto facendo scivolare corpi umani dalla
scala. Avevo la sensazione di essere in un mondo abitato da cyborg
o da
insetti che faticano a muoversi e (soprattutto alla nave) alla fine
dello spettacolo siamo rimasti noi spettatori a camminare in quello
spazio bianco e immenso esattamente malati e soli come loro che
erano
già spariti.Più che F. Bacon mi ricordava però
Giger o Blade Runner. ( Madame Sosostrist)
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