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Cristina
Sta per concludersi il nostro viaggio e come sempre quando qualcosa
finisce si cerca di ricordare, di valutare l’esperienza vissuta,
di tirare le somme. E per me non è facile perché ho sempre
avuto difficoltà nell’esprimere le mie emozioni, perché
le mie emozioni sono mie e non mi importa manifestarle davanti ad altre
persone.
Sono una persona di poche parole, semplice, chiusa, attenta alle esigenze
degli altri, solitaria e certamente non sono una persona capace di stare
al centro dell’attenzione. Il laboratorio teatrale l’ho sempre
vissuto da esterna, da osservatrice; mi piace molto osservare le persone,
senza essere vista, perché riesco a cogliere, nei loro gesti, nei
loro sguardi spontanei e non costruiti, quello che si nasconde del loro
carattere, della loro personalità. Ed è principalmente questo
il lato positivo di questa esperienza, di questo viaggio, intorno e dentro
ad ogni persona che ho incontrato, che ho conosciuto.
Mi porterò sempre dentro gli occhi, le mani, il sorriso, il pianto
di tutti quei ragazzi che si sono timidamente affacciati in questo mondo
magico, che sono riusciti a tirar fuori le loro paure, le loro speranze,
le loro fantasie.
Come posso dimenticare Angela, la leggerezza dei suoi movimenti, la bellezza
del suo viso quando ballava al centro della stanza, in assoluto silenzio,creando
una magia indescrivibile.
Questa esperienza non mi ha cambiata, d’altronde non era questo
che voleva, mi ha arricchita, mi ha dato gioia, mi ha dato malinconia,
tristezza, tutte emozioni che fanno parte della vita di ognuno di noi,
emozioni che mi piace provare.
A pensarci bene… un cambiamento però c’è stato.
E’ cambiato l’atteggiamento dei professori nei miei confronti,
è cambiato il mio atteggiamento nei confronti di Francesco. Il
mio ruolo di assistente è passato in secondo piano, vengo per la
prima volta considerata una persona, ci si rivolge a me con educazione,
con garbo, con rispetto, e tutto questo mi fa sentire non importante,
perché non mi considero tale, ma alla pari con gli altri, senza
distinzione di ruoli. Mi sento bene, le mie insicurezze, e sono tante,
vengono sopite, mi sento viva. C’è collaborazione, scambio
di idee. Anche nel laboratorio teatrale mi sento integrata nel gruppo,
pur restando “nell’ombra”.
Il mio rapporto con Francesco, quest’anno, è in fase di crescita
e di mutamento. Fino ad oggi il mio era sempre stato un atteggiamento
di protezione, volevo evitargli situazioni spiacevoli, fatti che potessero
turbare o sconvolgere il suo equilibrio, un equilibrio molto precario.
Solo io sapevo come comportarmi con lui, come rimproverarlo o come consolarlo,
come stringerlo forte tra le braccia per non farlo sentire solo e smarrito.
Ero il suo unico punto di riferimento. La sua unica certezza: quella di
farmi trovare sempre pronta a coccolarlo nei momenti di sconforto e di
tristezza e di avere sempre pronto un sorriso per rassicurarlo.
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