Questioni di cast, di performance, di applausi Le performances scolastiche sono individuali. Chi sta bene nella parte che gli è stata assegnata ha successo, chi non ci sta, si vive il suo insuccesso. Da solo. Il merito del successo è dell’alunno e dell’insegnante. La responsabilità dell’insuccesso è dell’alunno, e l’insegnante si tira fuori. Quelli che sono abituati al successo competono tra loro per un successo maggiore. Quelli che sono abituati all’insuccesso non sono in gara, anzi sono d’intralcio a chi è in gara. La classe, nella scuola, è un insieme di alunni che hanno più o meno la stessa età. A volte fanno amicizia tra loro, ma è un fatto che non interessa molto agli insegnanti. Gli insegnanti lavorano per ottenere risultati dai diversi alunni, da ciascuno alunno, non dalla classe –gruppo. La classe migliore, nella scuola, è quella in cui ci sono più alunni che hanno buoni risultati individuali. Non è quella che lavora meglio per i risultati del gruppo, quella che dall’essere gruppo ricava il lievito per la motivazione, l’apprendimento, la crescita. Se la classe è gruppo, se i processi di significazione derivano da interazioni, se i risultati sono il prodotto condiviso della partecipazione, ciascuno ha interesse a che l’altro produca bene, e ciascuno gode del profitto dell’altro perché lo vive anche come suo profitto. Se la performance è di gruppo, il successo e l’insuccesso sono condivisi, e ciascuna parte, anche la più modesta, ritrova il suo senso tra le altre parti.
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