Anche la matematica nella scuola del cerchio
Come è il teatro? Il teatro è bellissimo quando giochiamo con i numeri Meraviglioso quando vengono Filippo e Micaela Stupefacente quando leggiamo i nostri diari Particolare quando ci sediamo in cerchio Emozionante quando abbiamo fatto la prima lezione di matematica nella scuola del cerchio. Filippo è un baldo ragazzo con i capelli lunghi e una energia strepitosa perché non riesce mai a stare fermo e vuole che gli altri siano come lui. Micaela è una ragazza molto meno movimentata rispetto a Filippo ma è certamente più sorridente e ci dà anche dei consigli utili per migliorarci. Il primo gioco che Filippo ci ha proposto è un gioco di coordinazione delle varie parti del corpo; la parte del corpo interessata doveva essere lunica a muoversi. Il primo gioco che Micaela ci ha proposto è un gioco di silenzio, di movimento leggero e silenzioso. Bisognava formare delle squadre, ogni componente della squadra, a sua scelta, doveva dire un numero progressivo rispetto allultimo detto dal compagno senza però dirlo contemporaneamente a un altro partecipante; in caso di errore si doveva ricominciare tutto daccapo. Vinceva la squadra nella quale ogni giocatore riusciva a dire il suo numero. Filippo e Micaela ci hanno spinti ad utilizzare parti del nostro corpo che durante la vita di tutti i giorni sono inutilizzate. Nel fare questo ammetto di avere avuto molta difficoltà. (Jacopo) Dopo che Micaela è andata via abbiamo fatto tre cerchi con 9 sedie, nel primo cerchio sono entrati 5 ragazzi e 4 ragazze, nel secondo cerchio 9 ragazze, nel terzo 9 ragazzi. Abbiamo applicato la proprietà delladdizione per sapere quanti eravamo; poi alcuni di noi hanno detto che era meglio fare una moltiplicazione, e come farla? ha chiesto il professore. Basta moltiplicare il numero dei cerchi per il numero dei ragazzi:3x9=27. Per la proprietà commutativa ("cambiando lordine dei fattori il prodotto non cambia") 9x3=27. Poi il prof. ci ha chiesto se potevamo inserire Francesco nel cerchio delle ragazze e noi abbiamo detto che non era possibile perché era un elemento di sesso diverso. Dopo ancora ha tolto da ogni cerchio 2 ragazzi e ha chiesto a Matteo quanti ne restavano. Matteo ha contato uno alla volta mentre avrebbe potuto fare una piccola espressione: [3 (cerchi) x 7 (ragazzi in ogni cerchio)+ (2+2+2 (ragazzi tolti))]= 27. (Gianluca N.)
Anche oggi abbiamo giocato con i numeri. Il nostro professore di matematica guidava il gioco Ascoltando un musica lieve abbiamo rifatto quel gioco che ci ha insegnato Micaela (dovevamo camminare per laula, ognuno doveva dire un numero in successione e senza mai accavallarsi con un altro compagno, e poi doveva fermarsi; alla fine dovevamo stare tutti fermi, immobili). Poi abbiamo formato degli insiemi: il primo era quello composto da tutti gli alunni con gli occhiali, il secondo da tutti gli alunni con i capelli lunghi, in questo caso solo le femmine, ed infine il terzo composto da tutti gli alunni con i capelli corti. Infine abbiamo creato una intersezione, le alunne con gli occhiali e i capelli lunghi, e unaltra intersezione, gli alunni che avevano gli occhiali e i capelli corti; io mi trovavo nellinsieme dei capelli corti e basta. (Andrea) Dopo abbiamo fatto un altro gioco dove si doveva dare una mano a un compagno e allora è successo un macello perché le ragazze e i ragazzi si vergognavano a darsi la mano. Così la professoressa dovette prenderci uno per uno per farci dare la mano. Io ero capitata con Gianluca D. e avevo molta vergogna. Il teatro è divertente quando si fa il gioco dei numeri Il teatro è fantastico quando ci muoviamo con il corpo Il teatro è emozionante quando si deve parlare Il teatro è bello quando si fa la matematica nel cerchio Il teatro è brutto quando non si fa (Iolanda) ( ) Magari fosse sempre così la lezione di matematica! Perché la matematica la impariamo lo stesso con questi giochi e, secondo me, lapprendiamo pure meglio. Infatti noi ci concentriamo e partecipiamo, mentre in classe spesso ci annoiamo e non stiamo attenti. Quindi per me è stato un giorno bellissimo, pieno di emozioni e anche di matematica. (Francesco A.) Oggi siamo rimasti a lavorare in classe perché lAula Magna era occupata, ma nonostante tutto ciò abbiamo svolto lattività normalmente anche se in uno spazio molto più piccolo. Abbiamo discusso di cosa pensavamo del gioco matematico svolto la volta precedente, e ognuno di noi ha suggerito un aggettivo che lo spiegasse nel modo più efficace e significativo. Dovevamo anche fare un gesto che si addicesse di più allaggettivo scelto. (Jacopo) Il teatro ci insegna a non vergognarci Il teatro ci insegna la matematica Il teatro ci insegna ad esprimerci Il teatro ci insegna a stare insieme Il teatro ci insegna ad ascoltare (Iolanda) ( ) Invece di fare 6+6+6 potevamo fare 6x3 perché i tre cerchi erano di 6 persone. Se i cerchi erano composti uno di 6, uno di 7 e uno di 8 persone non si poteva fare, perché per fare una moltiplicazione cè bisogno di un numero di componenti uguali per ogni cerchio. ( ) il professore Caracuta ha tolto alcuni compagni da dentro il cerchio. Ha fatto una sottrazione. Poi ha chiesto ad una compagna se era uguale27-21 e 21-27. La mia compagna ha detto di sì, ma invece la regola della matematica è quella che il minuendo deve essere sempre maggiore del sottraendo. Ho scoperto che al teatro si imparano più cose rispetto allaula. Mi sembra ormai chiaro come il teatro, la scuola del cerchio, di cui parlano i ragazzi nei loro diari, rappresenti in realtà la possibilità di una scuola che si fa Laboratorio (o di un Laboratorio che diventa scuola). Uno spazio, la scuola-laboratorio, che è spazio privilegiato della ricerca e della sperimentazione in cui lerrore diventa un errare ed è esso stesso motore della ricerca. Il labor-atorio, nel senso di fatica, dubbio, pensiero, conflitto, implica dunque non tanto un punto darrivo da raggiungere, definito a priori, ma un percorso di ricerca in comune, durante il quale ci si confronta soprattutto con langoscia che lignoto produce, ma con la consapevolezza che non si è soli, che cè attorno una comunità che con noi partecipa e condivide esperienze, emozioni, riflessioni E un metodo che prende atto della complessità e dellunitarietà dei processi cerebrali che riflettono, a loro volta, la complessità e lunitarietà della persona. Oggi sappiamo, infatti, che ogni stato emozionale non coinvolge solamente il sistema libico, ma anche gli strati corticali e lipotalamo. E così per i processi logici e le reazioni istintuali. Nella nostra scuola-laboratorio abbiamo sperimentato e ricercato forme possibili e il più possibile libere di espressione di sé per tutti (adulti e ragazzi, normali e anormali, insegnanti e alunni). Attività libere dagli stereotipi e dai luoghi comuni, dai condizionamenti interni ed esterni. Attività libere per liberare creatività, fantasia, curiosità e valorizzare le qualità (conosciute e sconosciute) di ciascuno attraverso un percorso di conoscenza e di autoconoscenza su se stessi e con gli altri, che è anche un percorso di apertura ed esplorazione di nuovi percorsi. Attività libere nel senso di attività che non hanno dato nulla per scontato, che per i ragazzi potevano costituire scoperta e per ladulto riscoperta allinterno di un circolo virtuoso che si è snodato intorno allascolto delle esperienze di ciascuno, dei bisogni e dei sogni; dello scambio dinformazioni e della compartecipazione emozionale e riflessiva. Se dunque la scuola è la dimensione spazio temporale che si offre come traghettamento dalla fanciullezza alletà adulta, dal momento ludico al momento produttivo e delle assunzioni di responsabilità sociali, lo spazio del Laboratorio può diventare metafora di questo viaggio, che utilizza come strumento privilegiato il gioco riflessivo, avviato da una progettazione flessibile e aperta e che permette a ciascuno di mettersi in gioco, giocare con le cose del mondo, giocare con gli altri reinventando e condividendo le regole. |
|
|