Risorse umane e finanziarie

E’ un discorso di qualità e di quantità.
Nel nostro progetto siamo stati garantiti sul piano finanziario, e questo ci ha consentito di fruire di risorse professionali eccellenti.
Negli anni scorsi avevamo realizzato già diverse esperienze nella stessa direzione, perché nel nostro territorio, tra Università e Scuola, avevamo già risorse professionali elevate e con alto livello di motivazione verso il problema dell’integrazione. Ma non sarebbero state sufficienti a promuovere e gestire processi così complessi com’è stato il nostro, di formazione, di animazione, di regia, di controllo, di comunicazione telematica.
Questo tipo di esperienze non può essere gestito da chiunque: occorrono competenze forti e forti sensibilità culturali e sociali. Se nel territorio le risorse necessarie non ci sono, occorre individuarle. E pagarle. Se gli insegnanti d’Istituto non hanno la necessaria formazione, occorre formarli.
Ma queste esperienze, oltre a richiedere competenze, sensibilità al problema e motivazioni professionali forti, richiedono persone fisiche, presenze e compresenze, animatori e docenti, disciplinari e specializzati, assistenti. Una scuola che veda ridurre i propri fondi e il proprio personale non può aspirare a grandi trasformazioni in direzione di una integrazione partecipata, perché questa richiede contesti ricchi: di spazi e di tempi, di laboratori e di gruppi, di ruoli e di attività, di menti e di corpi.
E, almeno un po’, anche di soldi.