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Monitoraggio
dei prodotti
L’idea che ci si fa quando si riprende visione dei
prodotti della scuola elementare è quella di fluidità, semplicità,
naturalezza nell’agire e nell’agito.
Le insegnanti di fronte al problem solving del quadro assegnato come “
stimolo provocazione”, dopo un primo momento di sconcerto, lo hanno
letto ed interpretato in funzione didattica.
Si è lavorato su una traccia minima che si è via via svolta,
con ricadute significative nell’ambito cognitivo disciplinare, nell’ambito
affettivo-emotivo, e nella formazione del gruppo.
Io e l’altro, io e il mondo, il gioco, il corpo e lo spazio sono
i contenuti che hanno attraversato le attività svolte (ma non solo)
nello spazio del teatro, dove le insegnanti, forniti i primi stimoli,
sono diventate “osservatrici” di ciò che è accaduto
sotto i loro occhi, che, a loro dire, è stato “molto di più
di quello preventivamente programmato”
Osservando infatti l’attività del “trenino” sono
stati i bambini stessi che hanno voluto, senza che venisse richiesto dagli
adulti, la partecipazione di tutti: non ci sono stati aggettivi che qualificano,
in qualche modo i compagni, tutti sono stati autori responsabili di un
prodotto nel quale ci si è riconosciuti non come singoli ma come
gruppo.
Sempre, alla fine di ogni singola attività, gli alunni sono stati
invitati ad esprimere le loro impressioni tramite racconti e/o disegni,
poi letti, commentati, discussi in classe.
È difficile immaginare la costruzione di un contesto più
favorevole per una integrazione autentica.
Non sono, tuttavia, mancati gli aspetti problematici come, ad esempio,
un certo scollamento con alcuni genitori, che hanno percepito la partecipazione
dei figli alle attività previste dal progetto, come una penalizzazione
rispetto al normale svolgimento dei ” programmi” previsti
dal curricolo.
Una ulteriore e reale critica è stata rivolta dalle insegnanti
della scuola elementare, che hanno costatato una mancata comunicazione
tra i vari ordini di scuole. Ciò,tuttavia, non ha impedito loro
di realizzare un lavoro encomiabile con il raggiungimento di tutti gli
obiettivi previsti dal progetto.
Dalla visione e lettura dei prodotti dei ragazzi della scuola media, si
ha la sensazione di una notevole coerenza interna alle attività
svolte nel laboratorio. Un invisibile filo rosso lega ciò che solo
apparentemente è frutto del “caos”. Il susseguirsi
degli spunti sui quali riflettere tutti insieme, sembrano l’occasionale
conseguenza dei bisogni dei ragazzi e/o del contesto scolastico, ma, ad
una lettura più attenta, si avverte, invece, che sono frutto di
lunga e profonda conoscenza del come fare laboratorio teatrale e del cosa
chiedere ai ragazzi per stimolarli nella direzione giusta.
“…poi ricordammo le nostre avventure da piccoli, intitolammo
questo capitolo della storia “i ricordi di infanzia”; anche
allora leggemmo i testi di alcuni scrittori famosi sull’argomento.”
La coerenza si avverte nel modo di preparare i ragazzi all’incontro
con gli esperti e nel modo di “mettersi in gioco” di una parte
di insegnanti, che hanno, da un lato, superato da tempo la difficile “convivenza”
con il proprio corpo, mentre, la rimanente parte, ha sperimentato “il
sentirsi gruppo” con gli altri attraverso la formazione con Antonio.
La percezione ha dell’altro si modifica, si scoprono nuovi modi
di “leggersi” reciprocamente.
“quando arrivarono Filippo e Micaela eravamo agitati ma curiosi;
era un’occasione per apprendere nuove tecniche per il teatro ma
anche un modo per imparare nuovi giochi e divertirci tutti insieme…compresi
i professori”
Il ragazzo disabile è percepito come un compagno che ha attraversato
un percorso comune a quello degli altri compagni e con gli altri ha raggiunto
analoghi risultati
“…anche Francesco è cresciuto, ora sicuramente ci
vuole più bene di prima e penso che se continuiamo così
supererà anche le sue paure come d’altronde abbiamo fatto
tutti”
“una persona davvero speciale che ho incontrato nel laboratorio
di teatro è Angela. Angela fa le superiori, per sua sfortuna non
è molto normale però a me è simpatica, è molto
brava. Quando Antonio Vigano le chiede di fare alcune cose, sa ballare
bene. È intelligente”
“mi è piaciuto molto vivere questa esperienza. Il momento
più bello del viaggio è stato fare la ballerina. Mi sentivo
leggera come una piuma…Ho fatto anche la guerra. Come? Con gesti
di rabbia. Fare la ballerina è più bello di fare la guerra.”
Il modo in cui i ragazzi vedono i genitori e i compagni più piccoli
cambia si va tanto più modificando, quanto più le esperienze
sono da tutti costruite e condivise.
“siamo stati 3 giorni alunni e bambini…ho visto che non solo
noi ci emozioniamo ma anche gli adulti. Infatti mia madre mi ha raccontato
che quando la prof. Beatrice l’ha fatta leggere davanti a tutti,
ha provato vergogna perché era la prima volta”
“a teatro gli adulti si vergognano, sono timidi, insicuri. Però
ho notato che i bambini più piccoli di noi sono più attivi
in queste attività e si esprimono con più sicurezza e mi
stanno davvero sbalordendo”
Le attività del laboratorio coinvolgono la persona nella sua interezza,
nel corpo nella mente, nelle emozioni. Tutti fanno tutto ed insieme costruiscono
sé e gli altri in un gioco dinamico in cui tutti si conoscono e
si riconoscono nelle azioni che fanno e nel prodotto che raggiungono.
“nel laboratorio ho cantato, ho ballato, ho usato le mani, ho usato
le mani per raccontare una storia di pace. Ho ascoltato i compagni che
recitavano una poesia e mi sono emozionato tanto che mi batteva il cuore.”
I prodotti della scuola media superiore sembrano risposte ad una logica
diversa rispetto a quella delle due precedenti scuole. Sono inizialmente
evidenti nei ragazzi, aspettative elevate nei confronti del progetto
“il teatro è la possibilità di esprimere qualcosa
agli altri. È un progetto interessante che propone un viaggio dentro
e fuori di noi: magari è l’occasione buona per conoscere
meglio noi stessi e gli altri. Ne sarò capace?”
Le domande, cui trovare risposte, non riguardano solo il singolo, nel
suo tentativo di “mettersi in gioco” con se stesso, ma anche
nel tentare di instaurare rapporti con i docenti diversi, nuovi, non codificati
da ruoli
“questo progetto aiuta le persone ad esternare con estrema semplicità
le proprie idee, i propri sentimenti, le sensazioni che prima erano nascoste”
“non so se mi piacerà discutere con un docente come se fosse
un amico, se mi troverò bene senza proteggermi dietro una maschera,
tuttavia penso valga la pena sperimentare questo nuovo metodo didattico”
(il teatro, afferma Antonio Viganò, toglie qualcosa, toglie la
maschera, quindi, mostra a sé e agli altri, come uno è).
Le attività svolte sul corpo come mezzo espressivo, sul recupero
della propria storia e delle proprie radici culturali attraverso la narrazione
di sé e il recupero di filastrocche, canzoni e storie, sono apparse
agli studenti attività frammentate, prive di una logica condivisa,
connotate da significati difficilmente visibili.
“questo progetto avrebbe dovuto cambiare qualcosa all’interno
di ognuno di noi come singola persona e come gruppo…ma ancora oggi
non si capisce dove dovessimo arrivare o, per lo meno, non si capisce
se ci siamo arrivati visto che i metodi usati non sono stati molto chiari”
“questo progetto è finito anche se, come ha ben detto la
professoressa, non si sa né come né quando”
“penso che questo progetto sia stato del tutto inutile e che ci
abbia fatto perdere ore di lezione”
“l’argomento che mi lasciato un po’ perplessa è
quello sul linguaggio del corpo: mi sento ridicola”
Eppure, sono possibili da individuare delle ricadute positive conseguenti
alle attività effettuate nell’ambito del progetto, concernenti
sia la scoperta di alcuni aspetti del sé, che la conoscenza di
alcune modalità con cui esprimere sentimenti ed emozioni.
“sento spesso dire dagli altri che sono una ragazza egocentrica,
quindi stavo per convincermene anch’io. Con questo progetto ho capito
che alcuni miei comportamenti sono frutto di insicurezza.”
“è stata una bella esperienza quando abbiamo composto delle
poesie perché con semplici parole, che per noi potevano esprimere
leggerezza o pesantezza, ci siamo aperti e siamo riusciti a trovare doti
nascoste dentro di noi”
“l’attività con gli attori mi è piaciuta molto:
mi sono espressa liberamente senza alcuna vergogna, io di solito, davanti
a molte persone non riesco ad esprimermi perché sono timida”
Altro ambito positivo è il cominciare a percepire gli altri in
termini di potenzialità e risorse
“un’altra cosa che sicuramente è stata positiva è
stato il livello di partecipazione dei ragazzi disabili della nostra scuola
che, forse, hanno fatto più di noi dal punto di vista dell’espressività”
“un altro aspetto positivo che mi è piaciuto (oltre allo
scrivere poesie) è stata la partecipazione dei ragazzi disabili
a queste lezioni che ci hanno avvicinato al loro modo di pensare”
“ho partecipato anche ad alcuni incontri pomeridiani, tenuti nella
scuola media, con l’attore e regista A. Vigano insieme agli studenti
della scuola stessa, a quelli dell’elementare e agli studenti universitari.
Inizialmente mi vergognavo di fare quello che facevano i bambini ma in
seguito ho capito che nessuno mi doveva giudicare. Ho notato che i bambini
più piccoli erano molto aperti e partecipavano con maggiore disinvoltura
rispetto agli altri più grandi di loro”.
Sicuramente, sull’efficacia del progetto hanno influito una serie
di cause (periodo di autogestione dell’istituto, rigidità
organizzative, problemi di tipo tecnico…). Tuttavia non si può
non registrare una certa perplessità dei docenti verso la logica
del progetto: sentendosi estranei, non sono stati capaci di interpretarlo
e trasmettere agli alunni il senso attraverso cui leggere le esperienze
nelle quali si sono trovati coinvolti. Probabilmente non è un caso
che l’attività con un più alto indice di gradimento
sia stata lo scrivere poesie: attività nota (congruente con le
altre attività scolastiche), tranquillizzante ed anche solitaria,
che,comunque, pur conducendo a nuovi apprendimenti, non presuppone sostanziali
cambiamenti degli schemi interpretativi rispetto a sé e agli altri
“da un po’ di tempo i professori ci parlano del progetto:
“il viaggio”, ma per la prima volta non sono stati molto chiari
nel dirci in cosa consiste effettivamente. Forse non lo sanno neppure
loro.”
Queste ultime parole, lungi dal voler esser un giudizio di valore sulla
scuola superiore, devono spronare alla ricerca delle finalità e
degli scopi specifici della scuola superiore rispetto agli ordini di scuole
precedenti. Solo dopo questa attenta riflessione e su tutte le variabili
in gioco sarà possibile rintracciare le migliori condizioni per
una reale ed effettiva integrazione.
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