Fuori o dentro al curricolo

Nel nostro percorso abbiamo visto le diverse difficoltà che i diversi ordini di scuola incontrano a curvare i curricoli per accogliere attività difficilmente riconoscibili come “disciplinari”.
Se il curricolo si curva per accogliere il laboratorio come sua parte integrante, tanto meglio.
Ma ciò che ci sembra rilevante non è tanto la collocazione del laboratorio nel tempo scuola, quanto le condizioni e gli scopi con cui si realizza il laboratorio stesso.
Sia che s’intenda utilizzare parte dell’orario disciplinare, infatti, sia che s’intenda far ricorso al 15% che l’Autonomia consente alla libera scelta dell’istituto, sia ancora che il laboratorio venga collocato in orari extracurricolari, ci sembra importante che esso sia scelto, voluto, non imposto; che gli insegnanti curricolari lo assumano come momento formativo rilevante per sé e per gli alunni, come strumento di consapevolezze condivise, di conoscenza reciproca e di relazioni fra persone; importa che gli insegnanti curricolari ne siano personalmente coinvolti e attraversati attraverso percorsi di formazione adulta appositamente organizzati con risorse professionali qualificate; importa che il laboratorio teatrale si muova in direzione di una “costruzione di comunità”, coinvolgendo soggetti diversi e categorie diverse di soggetti; importa che la riflessione sui cambiamenti delle persone e sui processi d’integrazione diventi patrimonio condiviso degli attori dell’esperienza e trovi spazi e modi di socializzazione a chi l’esperienza non l’ha vissuta;
importa che i processi innescati trovino modo per essere conservati, documentati, diffusi; importa non lasciarsi scoraggiare se le cose non vanno subito bene, e saper considerare l’errore come variabile prevista e normale. Importa che le risorse professionali da utilizzare siano risorse “forti” non solo sul piano tecnico, ma culturale e relazionale. Importa che del laboratorio teatrale faccia parte integrante la scrittura libera, da intendersi come prassi dell’autoanalisi e della metacognizione, come esercizio del pensiero riflessivo individuale, che apprende dall’esperienza e nel gruppo si offre alla comunicazione e allo scambio.
Ma ci sembra anche importante che la scrittura libera trovi nella scuola momenti diversi dal laboratorio e spazi ampi, indipendenti dalla materia d’insegnamento, come strategia di comunicazione interna ed esterna, come spazio essa stessa di “partecipazione vissuta”.
E che la comunicazione on line sia promossa come opportunità di comunicazione anche per chi, in presenza, palesa difficoltà comunicative.
Ci sembra importante infine riflettere, in ogni contesto che abbia sperimentato il teatro di partecipazione, sul suo possibile trasferimento a un “fare scuola di partecipazione.”