"La rete che accoglie": suggestioni ...

di Maria Teresa Anelli

 

Siamo al 2ƒ giorno di lavoro. Anche per la rete che accoglie saranno presentate quattro esperienze paradigmatiche, di quattro province diverse, che sottolineeranno alcuni elementi costanti e altri peculiari. La mia breve introduzione riporta l'emozione ancor viva vissuta a Milano al Seminario sull'intelligenza emotiva, per collegare diversi momenti di riflessione che in questo momento di grandi cambiamenti il Ministero sta proponendo, e che Spora vuole assumere ricercando nel formale e nell'informale, nel dentro e fuori la scuola, tanti "pezzi" se cosÏ vogliamo chiamarli, che reclamano il diritto di cittadinanza. Quello che ieri, in un gruppo di lavoro Ë stato chiamato l'attenzione al tempo-vita del ragazzo, l'attenzione a tutte le 24 ore.

Alcune suggestioni, spinte emotive, riflessioni... per dire che lavorare in rete Ë entrato nella nostra quotidianit‡, che la rete anche se faticosa da tessere, ci appartiene, ha radici con la nostra storia.

Dal Dizionario della lingua italiana (Devoto-Oli):

rete: intreccio di fili annodati tra di loro, a maglie pi˜ o meno fitte, che nell'accezione pi˜ comune richiama la funzione di cattura (rete da pesca, tendere la rete, tirare la rete), alla quale si riconduce quella di insidia, di allettamento, di lusinga (Ë caduto nella rete);

senso esteso: qualsiasi superficie costituita da un intreccio di vario materiale a forma diversa a seconda dello scopo cui Ë destinata;

senso figurato: sistema di collegamenti o di comunicazioni, o una struttura complessa articolata in pi˜ punti.

La parola rete evoca la rete dei pescatori, ma questa Ë un certo tipo di rete: Ë una rete che prende, che cattura, come la rete che costruisce trappole nella boscaglia, o la rete per catturare gli animali per il circo, o per catturare gli uccelli o le farfalle.

Ci sono reti a maglie grandi e reti a maglie piccole, che catturano tutto o lasciano anche andare. Reti a strascico che raccolgono anche chi non doveva essere preso.

La rete che accoglie non Ë la rete che cattura, ha forse un'altra radice, un altro back-ground, va cercato in un altro tipo di rete, pi˜ intimo, pi˜ vicino.

E andando all'indietro e al pi˜ vicino, incontra la prima rete che ci accoglie: la rete della nascita che comunica ai nostri cromosomi che non siamo soli.

Siamo stati gettati sulla terra, ma c'Ë un'altra a cui siamo legati.

E appena il legame con quella prima rete non c'Ë pi˜, c'Ë subito pronta un'altra rete, la rete della famiglia. La sua caratteristica Ë quella di essere una rete che accoglie, che si prende cura: Ë una rete che ci riguarda, perchÈ le reti che vogliamo tessere sono reti per accogliere. Per questo ci colpisce in modo cosÏ forte la violenza in famiglia, i soprusi, le catture: perchÈ quella rete Ë fatta per accogliere.

E allora il significato della nostra rete, non Ë quello della rete della pesca che questa parola evoca, ma se vogliamo rimanere nel campo di una trama, quel significato va ricercato in un altro tipo di rete. Forse Ë la rete dell'ordito, di un filo che soltanto quando incontra un altro filo diviene maglia, tessuto, e puÚ coprire, sostenere.

Non solo. Questa trama, che sostiene ma non appare, permette di formare un disegno, sempre diverso, allargando e stringendo le sue maglie.

E' come nel quadro: lo sfondo e la figura che viene in primo piano. La figura ti viene incontro perchÈ c'Ë lo sfondo, come ci ricorda de La Garanderie, sottolineando che il ruolo dell'educatore Ë di essere sfondo, per permettere alla figura di uscire.

Il fatto che la rete sia elastica suggerisce altre immagini.

La rete accoglie, ma non trattiene, si amplia o si rimpicciolisce e porta in evidenza due suoi elementi strutturali: il pieno e il vuoto, il nodo e il filo.

In senso figurato il pieno e il nodo sono le reti: quella formale, istituzionale e quella informale, primaria, spontanea.

Nello stesso senso, il vuoto e il filo sono le persone, gli individui.

Potremmo anche definire il pieno come rassicurazione, incontro, e il vuoto come solitudine, separazione, angoscia, ma anche crescita.

E realizzare da questo incontro delle reti e delle persone, come diceva Kierkegaard, due modelli:

" Stare da solo, con l'aiuto di un altro" oppure " Stare, solo con l'aiuto di un altro".

- Scegliere la prima opzione significa la presenza di un nodo che promuove, che sostiene, incontra il tempo dell'altro attendendo la sua risposta, diviene come il mare che si curva, cade e si rialza assecondando l'onda, ora pi˜ ampia, ora meno ampia, alcune volte impercettibile, altre volte infrangendosi, con il fragore dell'uragano.

- Scegliere la seconda opzione significa formare una rete che si sovrappone e non d‡ autonomia.

Il pieno e il vuoto ritornano ancora simbolicamente nel mito di Penelope.

Il giorno, Penelope tesse la tela per l'incontro, ma la notte disfa la tela perchÈ la tela tessuta per l'incontro non Ë per i Proci, ma per Ulisse. Anche qui: giorno e notte per coniugare il sociale e il personale. E nella notte, nel personale, la solitudine quale elemento essenziale per operare la propria scelta.

La rete (il nodo) sostiene quel vuoto, quella solitudine inevitabile e si fa maglia stretta quando quell'angoscia diviene insostenibile: rincuora, si fa presenza. Costruisce un muro circolare di sostegno che non fa sprofondare l'individuo quando non riesce pi˜ ad andare avanti. E' quello che la psicologia di comunit‡ definisce: "Il sostegno sociale che promuove il sano sviluppo individuale e rafforza la capacit‡ di reazioni allo stress".

Ma la stessa rete poi si allarga, quando quel filo vince il vuoto e vuole spaziare, quando puÚ anche lasciare quella rete.

E quando il sistema formale, vale a dire l'istituzionale, oltre ai patti e agli accordi sottoscritti si sostanzia della capacit‡, delle motivazioni personali degli operatori a stabilire e a mantenere legami significativi, allora si realizza una stupenda alchimia.

E' questo, che nel linguaggio della psicologia sociale fa la qualit‡ della rete.

L'operatore ha bisogno dell'istituzione per l'efficacia della sua azione e per esserne legittimato, ma l'istituzione ha bisogno dell'intelligenza e del cuore dell'operatore.

"La rete che accoglie" unisce il formale e l'informale dando sicurezza e attenzione, accettando il pensiero lineare, logico/deduttivo e quello divergente, il linguaggio verbale, ma anche altri linguaggi, quelli che anche la didattica laboratoriale in questi anni ha potenziato. E' una rete ricca, con diverse alternative, diversa in ogni sua parte e costruisce strade e ponti, dove gli uomini e le donne che ha incontrato e accolto, possano andare per conquistare nuove terre e nuovi mondi.

E ora le nostre esperienze.

2 caratteristiche comuni:

- pur essendo reti formali e istituzionali, pulsano, perchÈ camminano con le gambe di uomini e donne che portano il sostegno emozionale caratteristico di reti informali;

- sono reti che accolgono perchÈ, se Ë vero che la bont‡ di una rete Ë il grado di benessere che individui e gruppi raggiungono, dalla valutazione effettuata emerge che queste esperienze hanno migliorato lo stato di benessere degli individui e dei gruppi accolti.