I Motus e Fanny & Alexander per Infinito Ltd |
L'inferno
sonoro di Orfeo-Nick Cave
Suoni di giungla protagonisti a luci non ancora spente, lo spazio è aperto da versi animali e rumori naturali, poi l'abbaiare di un cane, le luci si spengono, entra in scena un epigono di NickCave (o di Elvis?) e canta con voce struggente. Così è iniziato lo spettacolo dei Motus, Orpheus Glance. La scena è strutturata su più piani, sembra lo spaccato di un appartamento, ci sono varie stanze, toilette inclusa. L'arredamento abbonda, ci sono mobili di diversi stili. Al centro della scena, in primo piano, si vedono dei plastici di case sontuose, dietro, sempre al centro, uno specchio con doppio fondo. Dei ventilatori soffiano sulle tende che delimitano lo spazio dell'appartamento, lasciandone intravedere gli interni e movimentando la visione. Gli attori si alternano sul palco: il protagonista è Nick Cave-Orfeo, le sue pene d'amore, i suoi problemi esistenziali tradotti in musica, segue una bellona-madonna con cosce lunghe, vestiti attillati e accento francese, ci sono poi un illusionista-guida spirituale e un duro-acrobata. Last but not least un cane, Makita (per chi non lo sapesse è il nome di una marca giapponese di avvitatori elettrici ed altri utensili per il faidatè), molto composta e professionale, segue sempre il susseguirsi degli avvenimenti in scena, un po' accucciata e un po' gironzolante. Interpreta benissimo la parte del cane d'appartamento il cui padrone ha poca attenzione per chi gli sta intorno, solo in un attimo cede all'istinto e abbaia ad un collega presente in platea (forse era un rimprovero per la sua disattenzione). Nessun problema, la dimensione della rappresentazione è abbastanza onirica, allucinatoria; il protagonista fa uso e abuso di super alcolici, fuma spesso, lasciando intendere che non disprezza sostanze stupefacenti di alcun genere. Spaccati di vita di un artista decadente si alternano alle sue visioni; ad un dialogo al tavolo davanti ad un caffè segue, anche sovrapponendosi, l'esercizio di un acrobata o l'illusione di un mago. Compaiono figure estranee, uccelli di plastica, statue di pietose madonne, lo stereo e le luci si accendono da sole e soprammobili per un attimo prendono vita proiettando orme deformi. Fondamentale in questo spettacolo è il suono, lo si capiva sin dall'inizio. ( )Il risultato di tutto ciò è qualcosa che va molto vicino al cinema, sia per quanto riguarda l'aspetto sonoro, sia per quello visivo (il susseguirsi delle scene ricorda un montaggio cinematografico, senza soluzione di continuità). Si attende l'uscita di un lungometraggio ispirato all'opera. (animail) |
Un
melodramma post-contemporaneo |
La
fusione delle parole, dei corpi e delle immagini
L'altra sera ho visto ROMEO E GIULIETTA - ET ULTRA di Fanny & Alexander, e alla fine dello spettacolo, con gran sorpresa, mi era piaciuto. Del loro lavoro precedente mi erano rimaste impresse le immagini e la perizia scenografica, ma ricordavo con orrore la recitazione e i movimenti degli attori, che giovanissimi erano molto vicini al saggio di recitazione. Anche l'ultima cosa vista a Big 2000 era molto vicina ad uno studio scolastico, si prende un codice e lo si ripropone in tutte le salse è capitato anche a me di farlo, è semplice! Invece in questo ROMEO E GIULIETTA - ET ULTRA, ho percepito un'evoluzione, per un'ora e mezza, voci, corpi, parole, suoni e immagini, ci hanno accompagnato fondendosi nella rilettura, forse un troppo ardita, del classico shakespeariano. Un po' troppo ardita, perché in questa ricerca di gioco dei personaggi portato al massimo dell'estetismo si rischia di perdere il senso del testo. Ma non importa la storia di Romeo e Giulietta già la conoscevo, e da loro mi aspettavo di vedere esattamente questo. Due ancora parole per la scenografia, anche perché sono andata dietro alle quinte per vedere come era fatta. Dietro al doppio tulle nero, i pannelli mobili che sembravano di vetro erano realizzati in ferro battuto e poi smerigliato. (daniela) |
Lettera agli studenti dei tre licei milanesi alle prese "teatrali" con gli "Anni di piombo" |
A
Sanremo, in occasione di Eurotheatre, rassegna-concorso sul teatro realizzato
dalle scuole promossa dall'IRRSAE Liguria, ho avuto l'opportunità
di vedere, in quanto membro della giuria, a decine di spettacoli, tra
i tanti sono rimasto però folgorato da una trilogia presentata
da tre licei scientifici milanesi: il Berchet, l'Allende e il Vittorini.
Sono rimasto colpito e gli ho scritto un' e-mail, come segno della mia condivisione teatrale, un omaggio, un pensiero quasi privato. Penso però che il web possa permettersi questo sottile rapporto tra pubblico e privato, fa parte proprio del gioco della "scrittura connettiva" che teorizzo. Non posso fare a meno di rilanciarvi il feedback, il segnale di ritorno dell'importante emozione teatrale che avete provocato. Avrei voluto farlo prima ma sono stato impegnatissimo in giro (sapete che lavoro sto facendo? Formo i Presidi). Quei tre vostri spettacoli partendo dall'apertura con la canzone di De Gregori "la storia siamo noi", rendono evidente il valore di una teatralità che non si nasconde dietro la rappresentazione: emerge una buona consapevolezza, direttamente collegata al vostro vissuto. Il vostro tutor teatrale, Marco Pernich (che so provenire da esperienze con Marco Baliani, compagno di molte mie avventure politico-teatrali negli anni settanta) ha fatto un ottimo lavoro: ha trovato il modo per farvi mettere in gioco. E' qui l'epicentro della qualità teatrale da voi espressa. Mi ha poi colpito tantissimo la tensione degli sguardi dei vostri coetanei, gli studenti degli altri licei in questa "ronde" teatrale. Erano tesi nella forte condivisione, una sorta di "compassione" che rivelava crescita, emancipazione. Ho colto insomma il valore di una reale comunità teatrale ed educativa. Grande cosa. Vorrei entrare nello specifico di alcuni momenti, quelli che mi hanno prodotto dei brividi (penso alla morte di Zibecchi che ho vissuto da molto vicino ) ma scivolerei in un piano emozionale che squilibrerebbe la mia analisi. L'evento che avete creato è bello e forte al di là della catarsi di carattere emotivo e biografica. Ve lo assicuro. Punto. Vi allego anche la nota che è stata elaborata come documento della giuria per il per il premio che vi è stato assegnato. Un'ultima cosa: date un'occhiata a www.teatron.org, in particolare al lavoro che ho fatto con i ragazzi delle scuole veneziane per la Biennale Teatro di Venezia e a Torino anche, credo vi interessi. In ogni caso avete la mia email per ulteriori contatti. In gamba. |
Dal
verdetto della giuria di Eurotheatre
In questa trilogia emerge un'intensità fenomenale che è opportuno evidenziare come modello ideale di riferimento per la pedagogia teatrale che in fondo rilancia il principio basilare dell'educazione: tirare fuori risorsa. Si tratta di un valore che concerne la consapevolezza dell'attore oltre il piano dell'interpretazione. Qui non c'è un testo da portare in scena: la drammaturgia nasce dalla coscienza elaborata dopo letture e confronti; sorge dalla metabolizzazione di un materiale storico che diventa umano nella sua traduzione in "microstorie": momenti di quotidianità in cui i ragazzi emozionati ed emancipati vivono la scena. La felicità di questa operazione va ricercata nel partenariato risolto tra operatori della scuola e del teatro. |