venerdì 9 luglio, piove...

Gridi disperati
La luce si abbassa, si sentono voci che si cercano, lumi di pile che si muovono alla ricerca di qualcuno scomparso, di qualcuno sperduto, gridi nella notte buia e piena di pericolo, gridi disperati che infondono speranza. E' cominciato così con questa scena lo spettacolo teatrale di ieri sera, attori napoletani, i quali interpretavano "La tempesta, dormiti, gallina, dormiti, il quale a mio parere non mi è sembrato interessante. Forse le musiche di "casa Napoli" mi sono sembrate appropriate con il contesto di tutta la scenografia, la quale ci ha lasciato molto a desiderare… (alessandra)
W l'Assessore alla Bestialità
Siamo su un'isola che pare un'aia, e infatti alla fine una gallina ce la fanno vedere. Ma prima faide e tentativi di golpe.
Ci sollevano i musicisti percussionisti che ci ricordano Annibale " grande generale nero, con una schiera di elefanti attraversasti le Alpi" con 40.000 uomini africani. Lo sapete quanto sono grandi e grossi e pesanti gli elefanti? (lk-g)
Battute troppo napoletane
La sceneggiatura che ho visto ieri sera "LA TEMPESTA DORMITI, GALLINA, DORMITI" non mi è proprio piaciuta. Le battute in dialetto napoletano mi sono apparse troppo continue forse perché non sono riuscita a capirne il senso; la scena poco elaborata e i personaggi poco interessanti non hanno catturato la mia attenzione, forse è per questo che sono andata via a metà spettacolo. La musica comunque devo dire che era molto bella anche perché suonata dal vivo. Purtroppo però il resto non mi ha interessato. (micaela c.)

La macchina del tempo
Richard Gregory, uno dei maggiori scienziati della mente, parla di "illusioni cognitive" quando ci ritroviamo a vivere esperienze che alterano la nostra percezione di realtà.
Il teatro è l'arte delle illusioni cognitive. Ma non tutti sono in grado di portarci a quel livello di alterità spaziotemporale che ci fa stare un pò, almeno un po', in un sogno lucido.
C'è riuscito perfettamente Pietro Buontempo con Il linguaggio della montagna, scaraventando i suoi spettatori in un mondo lontano (neanche tanto, visto da qui sull'Adriatico) tra i monti di un'imprecisata landa slava o curda. Come se si entrasse in una macchina del tempo e dello spazio.
Superi una quinta di cartone e ti ritrovi in un'altra dimensione: in una stradina affollata da donne in fila, in attesa di vedere i loro uomini, i loro figli, segregati (e torturati) da una perfida polizia militare.
Muovono i piedi per il freddo, intirizzite, quel sale grosso a terra sembra proprio neve e una vecchina sanguina.
E' incredibile come sia credibile. Sembra un film.
E penso a quel principio di verosimiglianza che accettiamo dal cinema e difficilmente concediamo al teatro. Non è solo un fatto di registri interpretativi. Anzi a volte è proprio il contrario: sottrarre teatro al teatro, ecco il punto.
In questo spettacolo accade, anche se alcuni attori d'eccezione (come Antonio Catania, reduce del Teatro dell'Elfo che anni fa con "Nemico di Classe" dimostrò proprio l'efficacia del teatro crudo) non ci fanno dimenticare che si sta fingendo. (kain)

E' incredibile come sia credibile. Sembra un film.

sottrarre teatro al teatro, ecco il punto