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Con la grazia buffa di "E la tua veste bianca" di Giorgio Rossi e la sua fertile mistura di miti dello spettacolo, si è aperta la sezione di danza contemporanea inserita nella stagione 2000-2001 dello "Scenario sensibile", organizzato ad Aosta da Valeriano Gialli e da Envers Teatro in collaborazione con il Comune di Aosta e l’Ente Teatrale Italiano. E' toccato giustamente a Giorgio Rossi fare da apri-pista, come ribadendo il ruolo egemone del suo gruppo d' origine (e attuale) nell' avanguardia degli anni ottanta: quel Sosta-Palmizi dal nome inventato al computer e premiato sul nascere con i più prestigiosi riconoscimenti, dall' "Ubu" al "Narni” opera prima" al "Danza & Danza". Autore di una poetica del corpo che racchiude con felicità parole, gesti, suoni, in sarabande colorate e piene d' humour, Giorgio Rossi racconta in "E la tua veste è bianca" i vapori umorali della vita. Lo fa con una danza che allenta le tensioni e balla con sè stessa e, alla maniera del clown, fa dialogare le dita di una mano con quelle dell'altra. Super-marionetta in grado di esprimere la più sensibile delle sollecitazioni, Giorgio Rossi stimola l' intuito, spostandosi continuamente dal dentro al fuori e viceversa. L' io esteriore diventa un modello dell' assurdo, mentre l' io interiore dialoga col pubblico, ammicca, commenta, racconta i fatti del giorno o declama poesie prive di retorica. Come e più del primo, il secondo brano presentato ad Aosta, "Balocco", nasce dalla nebbia mitica dei personaggi amati da Rossi. In primis Isadora Duncan, la grande profetessa delle potenzialità "naturali" ed espressive della danza, lontana dal virtuosismo ma rivelatrice ed assoluta. La stessa fluidità ondosa del movimento ritroviamo nei gesti del suo "soi-disant" discepolo Rossi, le stesse corse leggere e i brevi salti, le stesse braccia morbidamente aperte nell' afflato dionisiaco, capace di riassumere il super-uomo di Nietzsche e il buon selvaggio di Rousseau. Fa da ouverture una frase di Isadora: "I movimenti dell' uomo primitivo che viveva in libertà, in costante contatto con la natura, erano senza limitazioni, spontanei e meravigliosi". Ma siccome dopo di lei la felicità e l' innocenza si sono per sempre perdute, i movimenti sono diventati spigolosi e rigidi, come quelli legnosi di un burattino. Sul tema del "Balocco" Rossi ha quindi composto un collage dalla vocalità e dalla gestualità irresistibili. Un campionario storico e spettacolare che attraversa il secolo citando fantasie leggere: dal dialogo tra Totò e l' onorevole Trombetta ("Lei non sa chi sono io!") alla celebre canzone (la voce è di Milva) della madre vanesia e senza cuore, che non compra i balocchi per la sua piccolina, ma solo i profumi per sè. L' armonia perduta, sembra dirci Giorgio Rossi, si può trovare per un attimo effimero solo nell' arte. Come un fiore che nasce dalle sue mani di mimo, sboccia e subito muore. Con una teatralità, la sua, mai sopra le righe eppure capace di dar voce alla fragilità dell' esistenza, evocando l'ineffabile. Claudia Allasia I vissuti ... seduti sulla sedia... che costrizione ... ma io ero là in alto nel cielo con i gabbiani nel mare con i delfini e le balene ... nel movimento libero... nell'espressione totale. Al risveglio che costrizione, così è l'uomo. Romy "E la tua veste bianca" e " Balocco", sono uno spettacolo originale. Anche se all'inizio può spaesare lo spettatore non avvezzo, passo passo ci si trova a seguire una danza, anche se talvolta tecnica, ricca di simbologie, che l'artista riesce ad eprimere con le sue continue variazioni di ritmo:qua armoniosi, là con accenti più vivi e crudi. Pervenendo però ad una performance finale che congeda lo spettatore in perfetta simpatia con l'artista. Franco C. Bellissimo spettacolo di danza in teatro. Grazie di cuore all’artista, ai tecnici, agli organizzatori della serata. Ezio & Francesca Straordinario spettacolo, di grande sensibilità, quello di Giorgio Rossi, danzatore poliedrico, delicato e ironico. Spettatore anonimo E la tua veste bianca, in cui spiccano la bravura e il talento dell’attore show-man Giorgio Rossi, ci fa capire che oggi la società è frivola e ti costringe a restringerti, a chiuderti. Nessuno, quasi, prende niente sul serio. Siamo sempre pronti a farci una risata proprio quando invece c’è da piangere. Così invece di fare ed essere, con l’esempio di vita,qualcosa di straordinario per salvarci gli uni gli altri, ecco che ci procuriamo la morte… Le più sincere congratulazioni, per questo capolavoro, al grande interprete, a chi ha curato le musiche, molto belle, e le luci, altrettanto suggestive. Anna Maria e Giancarlo Il duplice spettacolo di Giorgio Rossi: come un’immersione in un lago fresco di poesia e di stupore…la danza si fa teatro; il danzatore si trasforma: da attore a clown, da marionetta a uccello a pesce. Con essenzialità di mezzi è raggiunto il massimo di emozione estetica. Nasce meraviglia per un misto di immediatezza primitiva e raffinatezza ricca di reminiscenze. Da brivido, quella sparatoria cadenzata. Lauretta Giorgio Rossi è giocoliere sensibile che espone la sua arte teatrale per leggerezza dell’essere. Il suo corpo è tenera fiamma: si alimenta dallo sfiorare la terra e si volge alchemico all’aria. Le sue composizioni procedono per metamorfosi delicate di sensazioni interiori che si espandono verso mitologie condivise. Egli è attore grande. Come altri grandi attori, coglie (tra le altre cose) l’uomo e il mondo divenuti super-marionette meccaniche; ma la sua è marionetta presa da desiderio di umanità. Per grazia, danza verso un sublime nomade e inarrivabile, che per ironia subito va rovesciando in un grottesco angelico. Vedendolo viene da dire: occorre che tutti danzino, fin da sempre. V. | |||||||||||||||
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