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Baal

In Valle d'Aosta Valeriano Gialli ha dato vita a un teatro di paesaggio e di contaminazione tra le arti, che trae forza degli elementi naturali e dall'uso di materiali poveri e concreti. Parole, sentimenti, recitazione, si intridono di aria e di musica e prendono forza da esse.

Il BAAL di Valeriano Gialli è uno spettacolo musicale: si svolge come una ballata beffarda di incontri amorosi, dove la donna è disprezzata e distrutta. Come la parodia di un rituale tragico, in una installazione scenografica concepita come un "giardino zen" in cui fuoco, vento, sabbia, pietre, un cerchio di 43 bicchieri di vino, 12 forconi piantati su sassi levigati dall'acqua, croci fatte con manici di scure, stendardi al vento fatti con rami e tela …) sono contrappunto sensitivo all'interpretazione impetuosa degli attori e all'intreccio dei sentimenti.

Questa edizione teatrale del BAAL di Bertolt Brecht è lo sviluppo di un lavoro affrontato due estati fa al Festival delle Colline Torinese, dove fu accolto con grande interesse, tanto che l'idea di portarlo a termine per proporlo a un numero più ampio di spettatori non è stata mai abbandonata.

Baal è il simbolo della civiltà umana nel passaggio dai valori dello spirito a quelli del cinismo, che coincide anche col distacco definitivo dell'uomo dalla Natura per proiettarsi verso l'artificio assoluto. In questa fase della vicenda umana (molto attuale a quanto pare) Baal crede a un'utopia: vuole essere felice, nonostante tutto. E la vita gli appare splendida proprio nella fusione dei sensi con una natura ribollente di odori, colori, sapori, sesso. Baal non dispera per lo svilimento dello spirito che la società moderna pone in atto, se ne frega ed esalta il proprio desiderio sensitivo, anche a costo di dimenticare ogni pietà, e con un segreto piacere per la distruzione del mondo … Diventa così simbolo del cinismo, e Baal è cinico, con i più deboli, che nel suo caso sono le donne.

Baal è una sorta di Rimbaud delirante e intemperante, con uno sconfinato e cinico desiderio di felicità.

Baal ama le donne, beve il vino e parla poeticamente. Baal disprezza le donne, beve il vino e canta. Baal se ne frega del destino delle donne sedotte e guarda i cieli nuvolosi e sereni. E' affascinante perché è liricamente istintivo e animalesco: i suoi sensi assorbono donne e vino, nuvole e cieli, l'odore dei boschi, gli alberi, i fiumi … E' felice, Baal, e cinico, e uccide un amico … e il destino si rovescia: ora Baal è solo e abbandonato da tutti, e muore sotto un cielo stellato ma del tutto, del tutto indifferente.

BAAL è il primo dramma di Bertolt Brecht, scritto a 20 anni, bellissimo e geniale, forse il più attuale. E' stato rappresentato molto poco forse a causa della sua trama troppo complessa.

Nel nostro spettacolo i dialoghi sono stati scomposti e ricomposti in una ballata musicale nella quale tutte le parole sono di Brecht, ma lo scenario è più semplice e immediato.

Baal

Il logo di Viartisti è opera di Emanuele Luzzati

23 - 24 Mag. 2002
h. 21
Teatro Gobetti

un momento dello spettacolo