Teatro delle Albe
L'isola di Alcina
di Nevio Spadoni
concerto per corno e voce romagnola
TRADUZIONE IN ITALIANO
PROLOGO IN OTTAVA
Sul divanetto, Alcina e la sorella. Sorridono
Alcina Fuggesi Alcina, e sua misera gente
arsa e presa riman, rotta e sommersa.
D'aver il cavalier perduto ella si sente
via piu' doler che d'altra cosa aversa:
notte e di per lui geme amaramente,
e lacrime per lui dagli occhi versa;
e per dar fine a tanto aspro martire
spesso si duol di non poter morire.
(Alcina ride)
Morir non puote alcuna fata mai...
(Alcina ride)
...fin che , 'l sol gira, o il ciel non muta stilo...
(Alcina ride)
Come piaceva al babbo
come piaceva!
Leggeva per delle ore
la sera
nella camera oscura
finché si spegneva
l'ultima brace.
E quando sono nata io
non mi ha chiamato
Maria... Giulietta. ..Giuseppina...
no, ha scelto quel nome
Alcina
un nome che in questi luoghi
non l'ha nessuno.
Una sera di maggio
il babbo
se n'è andato
non l'abbiamo visto più
non abbiamo saputo più nulla.
E noi siamo rimaste qui
a svolgere il suo lavoro
ad accudire questi cagnaccì
che guaiscono
guaiscono tutto il giorno.
SOGNO E INVETTIVA CONTRO LA SORELLA
Alcina Ero tutta attorcigliata
si
ero tutta attorcigliata
tanto che il cordone ombelicale mi avrebbe strozzata
se non fosse stato per quella donna
che mi ha liberata
Aveva ragione
aveva ragione Suor Andreina
la suora esile:
"Tutta colpa del nome
è tutta colpa del tuo nome
del nome che ti hanno dato..."
Sì, perchè Alcina
e' il nome di una strega
il nome di una strega cattiva.
(risata della sorella)
Tua sorella
tua sorella invece
ha avuto più respiro
e si vede
il colorito è più bello,
tua sorella ha la pelle liscia
che pare una mela cotogna.
(ridono insieme)
Mi fanno ridere gli uomini quando dicono
che siamo tutti uguali,
di pelo rossiccio o di pelo nero
saremmo tutti uguali...
guarda che
nascere bene è importante!
(le risate si interrompono)
Non dici nulla ?
Non parli?
Questa notte ho sognato
che un ragno grosso e nero
Aveva afferrato tra i suoi zampetti
Una farfalla tutta d'oro?
(La sorella ride ancora)
Ti odio
ti odio
non ti sopporto
non posso vederti.
(La sorella smette )
Dicevo
questa notte ho sognato
che un ragno grosso e nero
aveva afferrato tra i suoi zampetti
una farfalla tutta d'oro ,
e la stringeva
la serrava fortemente
al punto che la farfalla
ormai senza respiro
ha emesso un gemito,
un gemito,
cos' è mai un gemito ?
E da questo gemito è fuoriuscito un nome,
ah un nome
non avrei voluto sentire quel nome
mi si è ficcato negli orecchi
con un ronzio che non finiva più.
(La sorella ride, Alcina la ferma con un gesto della mano)
La farfalla si è poi alzata in volo
sempre più grande
sempre più gialla
un giallo rilucente
da confondersi col sole.
Pian piano le sue ali si sono bruciate
e una polvere fine tutta d' oro è colata addosso al ragno
rimasto li' a terra
a leccarsi i suoi zampetti confuso.
(la sorella ride, Alcina si lecca le dita )
Cos' hai detto ? Non vuoi il pancotto?
Se non vuoi il pancotto
ti darò della minestrina.
Cosa ? Non vuoi la minestrina?
Allora ti darò il pancotto.
Ma finiscila
di petulare sempre.
Io dico che se ti avesse conosciuto prima
quello straniero
non sarebbe venuto con te.
(la sorella canticchia svagata un'aria di Verdi)
La principessa
la principessa dalla testa divenuta acqua;
già più volte ti ho tratto
dalla melma del fosso
brutta vipera piena di veleno!
Smetti di fare la voce dolce
perché ti cadano tutti ai piedi!
Ti vedi o sei strabica?
Pare che ti abbiano insaccata
con la budella corta del maiale.
Ah, non mangia più?
E' per salire meglio sul cavallo?
Lo stallone nero è la tua passione,
e di notte
tanto ti vedo
ti prende una gran smania
e hai gli occhi fuori dalle orbite
Brutta civetta schifosa sozza
brutta civetta schifosa sozza
brutta civetta schifosa sozza
copriti quelle due gambe piuttosto
che paiono un cavalletto da bucato
e le tette,
delle tette
meglio non parlarne,
due castagne secche schiacciate
Stai attenta,
a soffiare troppo sul fuoco
c'è il rischio
che la cenere ti finisca negli occhi.
Aveva ragione Suor Andreina:
ti dovevano annegare da piccola,
ti dovevano annegare da piccola,
ti dovevano annegare da piccola
LO STRANIERO
Alcina Alcina i pesci uscir facea de l'acque
con semplici parole e puri incanti.
Con la fata sorella Alcina nacque
io non so dir se a un parto o dopo inanti.
Siccome sono inique e scellerate "
Inique e scellerate?
Tutta invidia
sì, tutta invidia
dicono così perché sono invidiose
"Siccome sono iniquie e scellerate
piene di ogni vizio infame e brutto "
Tutta invidia
invidiose!
Invidiose,
perché era bello quello straniero
da fare invidia
a tutte quelle sfacciate smaniose
che dicono rosari tutto il giorno
e la notte userebbero anche
un ferro infuocato.
Sono tutte uguali:
danno la carne al diavolo
e le ossa al Signore.
Da fare invidia,
da fare invidia,
bello, alto, robusto
forte come l'acciaio
due occhi neri come il carbone,
parlava una lingua straniera
di oltremare.
(La sorella a terra con una calla, canticchia)
Non ho mai capito perché
Sia venuto con te.
Ti aveva ammaliata
questo straniero
ti ha ammaliata
e tu, tu
sorella dalla testa divenuta acqua
quando se ne è andato
quando ti ha lasciata
ti sei ridotta così,
così,
la più disgraziata di tutti!
Ti vedi?
Ridotta da non riconoscere più la notte dal giorno
a trascinarti per le terre
ad ancheggiare come un'anatra nella melma dei fossi.
Ed io, io
a rincorrerti
per tirarti fuori,
a buttare la mia vita
per tenerti in piedi,
per un gioco
per un uomo sciocco,
straniero dai riccioli d'oro.
Invettiva contro gli uomini
Alcina Ma non lo sai, principessa
non lo sai
che gli uomini sono tutti uguali?
Abbaiano in branco
ma da soli sono persi,
sono persi,
inconcludenti.
Pieni d'ira
s'arrabbiano per un nonnulla
questi cavalieri del cappero!
Invidiosi!
Invidiosi
cercano
cercano sempre
le uova da due tuorli,
sono dei bambini che cercano la loro mamma,
cercano la sua poppa,
dal giorno che sono nati
cercano la sua poppa!
Ora dicono manico, e ora cesto,
sono come quelli che tosano le scrofe,
tanto rumore e poca lana.
O, gli uomini, gli uomini
che razza di invenzione!
Ingannatori
falsi come la moneta del papa
ladri
sanno tutto loro
cacano anche l'ingegno.
Usano sotterfugi
parlano
si agitano
rubano, fanno la guerra ,
montano, smontano, petulano,
oh, quanto petulano!
Gli uomini, gli uomini
per quel pastrocchio tra le gambe
si sentono padroni del mondo!
Hanno facce rabbiose
capelli di stoppa,
occhi spenti,
ciechi, zoppi, incurvati
matti da legare!
Ma al Signore
cosa è frullato quel giorno per la testa?
Gli uomini, gli uomini
dal giorno che sono nati
hanno piegato la testa,
le ginocchia, la schiena,
per il re, per il Papa
per le zolle dure della terra.
Esseri nati per forza
per il gusto del cappero.
Esseri rovinati
figli di nessuno
nati per sbaglio
voluti e non voluti,
per dei giochi
per prova
per scherzo
o per scommessa,
figli nati dalla violenza
figli di ubriachi
figli di prepotenti
figli di assassini,
assassinati in tutti i modi.
E' meglio che se ne sia andato
ascoltami bene,
quello straniero era il peggiore di tutti
quello straniero era il peggiore di tutti
credimi!
So quello che ti dico!
Invettiva contro i cani
Alcina Hai dato il cibo ai cani?
Che strana cosa!
Io do' da mangiare a te
e tu dai da mangiare ai cani!
I cani, io non li posso vedere.
Non posso vedere neanche te
principessa,
è la verità
e la tua voce
i tuoi gemiti, gemiti
mi smuovono il sangue
mi smuovono tutti gli apparati!
Ma i cani sono peggiori!
Sudano, sudano sempre
gli suda anche la lingua
quella lingua a penzoloni,
poi sono sempre lì
che ti guardano
con quegli occhi languidi ti guardano.
Cosa volete?
Cosa volete
con quella lingua che suda?
(ride)
Ma quella volta
che sul sagrato della chiesa
un cane rabbioso aveva rincantucciato
la suora sottile
e lei, lei
con le braccia alzate
urlava
liberatemi da questo cane,
liberatemi da questo demonio,
quella volta il cagnaccio mi è piaciuto,
quella volta ho proprio riso.
(smette di ridere)
E' stato meglio che se ne sia andato quello straniero
Era cattivo, cattivo
Assomigliava a un cane!
A un setter,
uno di quei cani da caccia.
No? Dici di no?
Io dico di sì.
Ma non era un cane buono, no
era un cane rabbioso
di quelli che non mangiano da parecchio;
quegli occhi neri erano gli occhi del diavolo!
Cosa so? Lo so, lo so
So quello che dico!
L'AMORE DI ALCINA
Alcina Oh, quante sono incantatrici, oh quanti
Incantator, tra noi, che non si sanno!
Che con lor arti uomini e donne amanti
Di sé cangiando i visi lor, fatto hanno.
Non con spirti costretti tali incanti,
né con osservazion di stelle fanno;
ma con simulazion, menzogne e frodi
legano i cor d'indissolubil nodi.
(sospira)
Poi poi è venuto il giorno del dolore,
l'anima a sanguinare, a sanguinare
come carne scorticata,
le labbra come fontane addormentate.
Ora faccio la conta delle ore che non passano mai
ad aspettare un altro giorno
in compagnia di un dolore muto
che mi scalpella la pelle
e mi stritola le ossa.
Quei riccioli che mi hanno inchiodato al timone del carro
delle stelle nelle notti di luna piena,
di miele selvatico
odorava la sua bocca,
il suo caldo
me lo sento ancora addosso.
Nell'infuocarsi della sera
le foglie di granturco
sembravano farfalle d'argento;
alla luce della luna
lui usciva
e ancor prima che arrivasse
il suo nome me lo portava il vento.
Lui era un'infezione
adesso ancora è un'infezione
una malattia che brucia nelle vene,
i miei occhi sono cenere e fuoco
un fascio di nervi è il mio corpo.
Eppure mi pare di toccarlo:
sei qui, sei lì
un'ombra, un respiro
qualcosa che smuove
sei tu, sei tu
sei nell'acqua che dice il tuo nome
sei tra i pioppi che danzano nel vento
ti vedo, ti vedo
tra la nebbia
tra la nebbia
Sì, sì principessa!
Lui, proprio lui!
Quello straniero!
Lui voleva venire con te
quella sera
come tutte le sere!
Io l'ho cercato
e gli ho detto
che eri andata dai cani
e l'ho convinto ad entrare in casa
per un goccio di vino.
Nella bottiglia ho messo un intruglio
di erba magica
che accende il sangue
e in breve tempo l'ho spogliato.
Da quella volta
per tante volte
abbiamo contato i filari, i fossi!
E tu a casa a piagnucolare
Perché non lo vedevi più!
Sì, sì principessa!
Io te l'ho portato via
quello straniero
quel cane rognoso che un giorno
è sparito
e mi ha lasciata qui
da sola
da sola
con te.
FINALE DELL'ISTUPIDIMENTO
Alcina Mi sono istupidita
mi sono istupidita
nella voglia
di perdermi tra la nebbia.
Mi sono istupidita
mi sono istupidita
nel respiro lungo del vento
che smuove l'acqua nel suo passo.
Mi sono istupidita
mi sono istupidita
nell'aria
tra le voci,
quelle voci che udivo cantare
per tutto il borgo
spargendo in giro il matto
nelle sere che la burrasca
giocava ad accecarti del tutto.
Mi sono istupidita
mi sono istupidita
con lui, lui superbo
che si abbatteva furioso
sulle querce stanche
con schianti e muggiti
da fare spavento.
Mi sono istupidita
mi sono istupidita
nel guardare
quella luna in cielo
malata nel suo covo.
Con quale voce
con quale voce
rrlerò quel male
quel male che t'inchioda la schiene
quel male che ti scortica la carne
quel male che ti brucia la pelle
quel male che ti secca gli occhi
"Son vinta dal dolor, son quasi morta
mi squarcio i panni, mi percuoto il visso
sciocca mi chiamo e malaccorta.
E morire vorrei di mortifer sonno "
VOCE NEL BUIO Ma le fate morir sempre non ponno