Originariamente scritto da mirko
avevo seguito qui su teatron il forum dei ragazzi di ivrea dopo lo spettacolo
mi aveva incuriosito la loro analisi lucida e partecipata del teatro di Dioniso
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assistere ieri alle Baccanti nella cornice della Cavallerizza, in questa atmosfera post-industriale (a proposito, lo spazio e' stato scelto oppure
assegnato per un'intuizione di qualche responsabile dell'assessorato alla cultura, oppure casualmente? sarei curioso) che ben si legava alla
rappresentazione e' stato interessante, e coinvolgente
<<< sono anni che se ne parla
ma il nodo sta arrivando al pettine:
il pettine è la citta da vivere in contesti teatrali come questo>>>
l'uso delle quinte non in orizzontale, ma in verticale, passando attraverso il pubblico, contribuendo a renderlo partecipe (viene piu' volte
identificato come la citta' nella recitazione), e' stata un'intuizione che mi ha colpito
<<<è una bella immagine, precisa... non l'avevo focalizzata...
il teatro è fatto proprio di questo: di tracce che lo spettatore colma con lo sguardo fino a vedere cose che non ci sono ma che l'immaginario
costruisec pezzo x pezzo
è la convenziona base della visione>>>
interessante quello che dici carlo circa il suono, il sottile legame dioniso-wagner-nietzsche
personalmente avrei sfruttato anche di piu' la cosa
mi incuriosisce cio' che dici sulla deriva-techno come dionisiaco di ritorno...campionamenti di wagner ad esempio?
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ne ho nella memoria un pò di begli esempi
wagner processato in bordoni elettronici che rilanciano l'idsea di suono del teatro
wagner/matrix>>>
sarebbe stata la chiusura del cerchio nella struttura post-industriale della cavallerizza: prima e dopo la civilta' della macchina che il luogo
testimonia, ecco il dionisiaco
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e a come Malosti ha usato il rumore del galoppo come un refrain sonoro
panico... ecco, doveva usarlo ancora di più... no?>>>
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