Il vecchio genitore assiste a questo desiderio
malato e inconcludente mentre tira su i muri della sua casa-principio
di realtà unica. Da una parte la materialità di quei mattoni e della
realtà calabra con le sue case in perenne costruzione, dall’altra
l’immaterialità della proiezione video e dell’immaginario di un
giovane che evade come può. Nell’arco di questa forbice drammaturgica
si muove lo spettacolo di Scena Verticale, uno dei segnali più forti
che arrivano dalla Calabria teatrale. Nel gioco vertiginoso tra
l’Otello ossessionato dall’amore irrisolto emerge la cifra teatrale
più interessante: è un corpo a corpo con un fantasma, serrato, denso
di uno strano pathos, ansiogeno, patologico, come l’ennesimo frammento
di un “discorso amoroso” di Roland Barthes. L’Otello clicca febbricitante,
cercando la sua Desdemona remota e si astrae da una realtà blanda
e banale di un lavorìo alle sue spalle. Le mura della casa si alzano
con un ritmo da cottimisti (come non pensare al mirabile “Cottimisti”
di Remondi e Caporossi, spettacolo centrato sulla costruzione di
un muro vero e paradossale) e assediano il giovane perduto. Mi rimane
nella mente fondamentalmente questa dicotomia: i mattoni della realtà
e il video dell’immaginario. Tutto il resto magari fa drammaturgia,
articola un senso, ma fa disperdere quel conflitto tra il vecchio
e un giovane che non sa dimensionarsi e si perde nel suo desiderio
malato. (Carlo)
Sigarette, desideri, capelli e tette
Ossessione.La concentrazione su un punto specifico
è negata, rumori, suoni, immagini video si contendono lo spazio
del palco.Otello vive la sua tragedia in uno spazio indefinito,
una casa-palude circondato da incomprensione e ricordi ma soprattutto
dalle immagini, catalogate e salvate sul computer, della sua amata.
Uno spettacolo da vedere in prima fila per essere, letteralmente,
schizzati dalla rabbia di Otello, da quella di suo padre che con
una frusta colpisce con violenza l'acqua che ricopre il palco, per
essere vicini a quello schermo ossessivo che rende così costantemente
presente ciò che è stato ma che non c'è più. Desdemona è una serie
infinita di files, incompleta come incompleti sono i nostri ricordi,
le nostre impressioni, due occhi, una sigaretta, una serie di desideri,
una bocca , dei capelli,due tette. (Chiara)
Otello, il murato
Una casa in costruzione, questa è la scena. Una casa
un pò particolare, la cui pianta è un poligono irregolare e le cui
fondamenta sono perennemente invase dall'acqua. Il padre di Otello
è il muratore, Otello il murato. Ci sono anche il geloso amico Iago,
l'apprendista muratore e Desdemona, un personaggio digitale-virtuale
conservato nell'hard disk di Otello. La costruzione della casa è
da una parte la concretizzazione dei sogni del padre (che innaffia
una pianta secca) e dall'altra la prigione di Otello che annega
nel ricordo. Il tutto condito da qualche assurdità che, al contrario
delle soap opera, vengono messe in scena e non nascoste dietro una
falsa quotidianità. Otello vive nella sua prigione paludosa seduto
su una poltrona che ha le sembianze di un corpo femminile, facendo
rivivere Desdemona nei pixel di un megaschermo. Complimenti, very
very Beautiful (Giorgio)
La vita-palude
C’è dell’acqua in scena. E’ dentro la casa che quel
vecchio calabrese vuole costruire a tutti i costi mentre il figlio
si perde appresso ad una donna che non c’è se non in un video che
esalta la sua assenza.
Ci sono anche altri personaggi, uno Jago squinternato e un muratore
che fa le cose come si devono fare.
Ma sono in più. Una donna-poltrona in vetroresina con delle mammelle
gigantesche inghiotte il giovane in una specie di incubo pop. (Lucignolo)
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