Il gioco è tra personaggi molto precisi:
la bella ragazza centroamericana e un turista arrapato, circondati
da polli. Al di là della buona idea d'ambientare l'azione
dentro un pollaio il gioco non si evolve.
Rimane lì rendendo quel giovane turista milanese il più
pollo di tutti. (Carlo)
Sporco come il turismo sessuale
-La pollera = sporcizia, sia per le scene, sia per
la scarsa capacità
attoriale degli interpreti (soprattutto lui).Confuso perchè
mischia più
temi in uno senza approfondirne nessuno, alcune scene però
mi sono
rimaste impresse per la violenza (che io avrei preferito più
violente
ancora). Premesso che il cesio è un metallo solido molto
simile
all'alluminio e non verde e liquido, e il pollo ormai stereotipo
piuttosto retorico, per il resto la scenografia mi è piaciuta
per quel
senso di precarietà dovuta ai secchi ed alle carrucole, e
la voce di
lei squillante come quella della sua famiglia (le galline). Tutto
sommato sporco come il pollaio ed il turismo sessuale, lo considero
passabile. ( Madame Sosostrist)
Lontano dall'Ikea
Ma i veri polli sono quelli che razzolavano nella
gabbia della pollera, o siamo noi, che per tutta la vita ci diciamo
voglio andar via lontano da qui, senza neanche sapere dove siamo?
Lontano da qui Terzomondo e lontano da qui Ikea, lontano da qui
per morte da contaminazione da cesio e lontani da qui per morte
dei sensi.
In fondo sognare la pollera è abbastanza rassicurante. E'
un pò il ritorno nel grembo materno, un ritorno verso la
grande madre, anche se una grande madre avvelenata da figli empi.
Perché non essere un pò più turisti della propria
vita? (Cirano)
Il paradiso perduto
Vorrei provare a dare in questa comoda sede di corrispondenza elettronica
una mia prima impressione sulla rappresentazione a cui ho assistito
Lunedì sera presso i locali dell'"Hiroshima".
Tralasciando di esprimere un commento sulla buona o cattiva riuscita
di ciò che si voleva rappresentare, direi che l'argomento
trattato, sebbene non del tutto originale, è piuttosto delicato
e interessante. La prima impressione è che sia stato presentato
in modo un pò confuso e stereotipato, però, riflettendoci
un attimo, forse questo è il modo migliore per presentare
un simile argomento ad un pubblico vario come può essere
quello della platea di un teatro, a volte un pò assente o
distratto, che magari si aspetta effetti speciali staordinari, fantasmagorici
giochi di luce ed una recitazione altisonante.
Il tema della rappresentazione è il costume e la "contaminazione"
della nostra società globale: quale migliore scenografia
di un pollaio pieno di galline con due attori che si comportano
anch'essi da galline e si rivolgono ad un pubblico che si riconosce
in loro come davanti ad uno specchio? E' sicuramente uno spettacolo
che per l'argomento, la scenografia, i dialoghi ed alcune scene
non prive di violenza, lascia lo spettatore piuttosto turbato.
Il turismo sessuale, la contrapposizione
di due mondi, quello di un paese sviluppato ed industrializzato
e quello rurale del centroamerica, diametralmente opposti ma ugualmente
poveri, il primo vittima della caoticità delle città
industriali, del consumismo e del dio denaro, il secondo vittima
inconsapevole della prepotenza occidentale e ridotto a pattumiera
di rifiuti radioattivi, entrambi sottomessi da qualcosa di incontrollabile
e desiderosi di evadere lontano in un paradiso terrestre ormai perduto,
sono vissuti dallo spettatore con autentica partecipazione. (Velvet)
Libera e selvaggia
Mi ha colpito il fatto che lei abbia architettato di “risuscitare”
i propri parenti per dar loro una seconda morte, ma questa volta
con le sue mani: uccisi, cucinati e mangiati. Non ho trovato molto
pertinente il tema ecologico, non molto approfondito, non necessario.
La Pollera è una donna selvaggia
e libera.
Mi è piaciuta la battuta finale di lui: “Cosa sono venuto a fare
qua? Belle foto” (DiTi)
Reve d’or o Revolution d’Octobre?
La prima parola è fuga. La ricerca e l'impossibilità
della fuga. La chiusura nel pollaio interiore e la possibilità che
la fuga si realizzi paradossalmente soltanto nella sua rappresentazione,
nella finzione teatrale. La seconda parola è leggerezza. Henri Michaux
ha scritto: "per capire, l'intelligenza deve sporcarsi. Ma, prima
ancora, deve essere ferita". Perchè esplicitare che l'azzurro che
sporca il volto, che ferisce, è il cesio radioattivo ? Perchè dar
voce così ingenuamente all'ideologia, ad una banale contrapposizione
tra buoni e cattivi, e non lasciare che i fatti descrivano il Male,
la Ferita ? A volte si rischia di dire troppo e troppo poco nello
stesso tempo. Mi viene in mente un racconto di Lacan. Uno trova
per strada una bandiera arrotolata e vi legge "reve d'or". Poi scioglie
il drappo e scopre "revolution d'octobre". Forse, a volte, i nodi
non andrebbero sciolti. (Francesco)
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