Pensando al teatro, ed è di questo che si tratta
in questo convegno,
possiamo individuare nelle aree geografiche del meridione quelle
esperienze che rispondono alla domanda cos' è il "sud del teatro"?
Si potrebbe rilanciare quell’idea di “pensiero meridiano” che da
Camus a Cassano pervade quell’immaginario che va oltre le geografie
per toccare le sfere delle poetiche e delle politiche culturali
che in fondo esprimono un ethos mediterraneo che riguarda tutto
quel mondo che riconosce nella grecità le sue origini. Ma il discorso
rischia di diventare troppo astratto. Proviamo a ripercorrere i
frammenti delle cose dette in quella sala stuccata del Palazzo Bricherasio,
a Torino (che dopotutto può essere vista come la seconda città del
sud, per via della mole d’immigrati meridionali che vi sono approdati).
E anche di quei pensieri
disseminati , raccolti tra i vari amici presenti e protagonisti,
pensieri scritti a caldo sui nostri palmari fatti circolare con
discrezione. (carlo)
Aprirsi alla dimensione del
cambiamento
Apre Pietra Nicolicchia, il direttore artistico di
Viartisti, che introduce dicendo che una delle sezioni più importanti
di "Teatro e impegno civile" è il progetto "sud" che viene definito
come "un tavolo di confronto per affrontare lo specifico lavoro
dei teatranti che s'interrogano sulla proptria condizione estrema".
Pietra ci fa riflettere sulla possibilità del teatro d'incidere
con un'opera che non è solo opera artistica ma la costituzione di
una comunità che si ricostituisce intorno al teatro stesso. Impegno
civile come "dover esserci", cioè la dimensione di un impegno etico
in grado di lasciare un segno nel tessuto sociale. Multididimensionalità
del teatro quindi, non un cartellone di spettacoli ma progetto di
un pensiero che ha alle spalle un lavoro che coinvolge la comunità.
Pietra sogna di tornare ad un teatro che sia necessario, per ricostituire
un rapporto con il pubblico che si sente partecipe di un processo.
L'ETI ha investito in questi anni nelle areee del Sud dove si è
sviluppato un teatro che tenta nuovi linguaggi e che rischia in
territori diffficili. Il Nord ha una realtà molto strutturata che
rischia di essere involontariamente corporativa chiusa e che corre
il rischio di essere ripetitiva e poco aperta a ciò che emerge.
Sergio Givone con il suo libro "Ethos ed eros" ci pone di fronte
alle antinomie tra amore, passione e la norma. Ma può esistere una
norma significativa che non abbia una passione, un'emozione, una
tensione che sia fine a se stessa, funzionale a un sistema? Della
norma c'è bisogno solo se questa sa portare l'eros e la vitalità.
La norma deve essere agile perché ha a che vedere con qualcosa che
è caos, e non può quindi essere rigida. E' necessario per questo
che esista un teatro che ci abitui a questa agilità, con passione,
accogliendo punti di vista diversi per aprirsi così alla dimensione
del cambiamento. (raffaella)
La norma e la passione
Può esistere una norma significativa che non abbia
al suo interno la passione? Dice Pietra. Il fatto artistico non
può essere abbandonato è per questo che la norma deve essere più
agile. Chiedo alla norma e al sistema di mantenere dentro di sè
na forte componente di eros, che sappia accogliere le forze he portano
in sè cambamenti (pier)
La politica teatrale d’insieme
Interviene Perone e si-ci domanda: Perché si ha voglia
di scommettere ancora sul teatro? Che risposte avrà trovato in 8
anni circa di assessorato?. Divenne assessore inaspettatamente e
ricevette tante richeste di colloquio da parte dei numerosi gruppi
teatrali che rifiutò però d’incontrare ma arrivò ad indire un’assemblea
alla galleria d’arte moderna. Dice che il rapporto tra la politica
e la cultura è un rapporto mercenario, come quello cliente-prostituta.
Questo è il problema, cioè gli operatori si aspettavano dalla politica
dei soldi, dei sostegno. Dice che ha tentato di impostare il rapporto
come sistema, per avviare una politica d’insieme e complessiva.
Questa, per lui, è un’idea che non solo è trasparente dal punto
di vista della politica ma può essere anche una enorme valorizzazione
del lavoro dei teatranti, cioè quello di costruire un sistema di
cultura che non è più la riuscita di un gruppo ma una rete che diventa
un bene per tutti anche per chi è stato trascurato. Il cuore del
problema nel cercare di fare sistema è quello di pensare che il
progetto riguarda tutti e insieme. Se si entra insieme in questa
logica, il livello del discorso sale. Ma ci sono anche i pericoli
del sistema, ci fa notare. Il pericolo è che il sistema si stabilizzi.
Il sistema deve avere anche degli elementi di contrasto al sistema.
Alla fine dei conti il sentimento che emerge dopo averlo ascoltato
è quello che si potrebbe così titolare: La funzione politica del
teatro e della cultura e la voglia di rivendicare questo ruolo.(raffaella)
I rischi del sistema
L’assessore alla cultura Ugo Perone ci fa riflettere
sul rapporto tra politica e cultura, affermando che è un rapporto
mercenario. Gli operatori del mondo della cultura desiderano soldi.
E’ un circolo vizioso in cui qualcuno chiede e un altro da risposta:
Serve una politica di sistema. Un’idea trasparente per la valorizzazione
del lavoro. Ciò mette la riuscita personale in secondo piano, di
fronte a un discorso di rete il progetto di “sistema” riguarda tutti.
Ma anche il sistema ha i suoi rischi: quello che il sistema stabilizzi
l’esistente. Il sistema deve essere aperto, deve rimanere un perenne
elemento di disaccordo. Qualcosa si e mosso a torino, dice l’assessore,
dal punto d vista di un teatro di innovazione. (pier)
Il sistema non deve sistemare i sistemi
Perone la lasciato sul tavolo un bel pensiero su
cui pensare:per andare dritti, bisogna andare una volta da una parte
e una volta dall’altra. Arriva da Kierkegaard. Qualcuno la chiamerebbe
anche la pedagogia dell’errore errante. Altra affermazione interessante
perchè coraggiosa: il sistema non deve sistemare i sistemi, quelli
fatti da perone e dagli affari. Bene, bella presenza di spirito,
assessore. Finalmente entra nel merito, ragionando sui termini in
gioco e rilanciando la palla. (carlo)
Occhio all’omologazione
In un intervento passionale il sindaco di Grugliasco
concorda con Perone. Il teatro può essere visto come un recettore
di quelle pulsioni che si sviluppano nelle zone più lontane della
società. A Grugliasco ci si è dotati di un microteatrino, puntando
sul radicamento sul territorio (suggestione tardo - bolscevica dice).
E poi ci suggerisce che la politica deve tentare di combattere il
sistema. Occhio all’omologazione al consumo. (pier)
Il radicamento tardo-bolscevico
Turigliatto vuole immaginare il teatro al pari di
altre forme di cultura. C’è da pensarci su... E lo vede ai confini
della società contro la ricreazione rincretinente. Bene. E lancia
quella battuta autoironica che fa sorridere un pò tutti: il radicamento
sul territorio è dopotutto un modo che ricorda il periodo tardo-bolscevico.
(carlo)
Il sistema teatrale ha bisogno di reti
Cutaia dell’ETI ci illustra i modelli progettuali
del progetto sud. Nel 1998 veltroni decise di emanare un decreto
per un sostegno per le aree di obiettivo 1 (Campania Calabria, Puglia,
Molise, Valle d’Aosta,...) . L’intervento deve tener conto delle
risorse dello stato e degli enti territoriali locali che investono
in questo progetto, per evitare qualunque intervento a pioggia.
Inoltre bisognava fare riferimento non solo a fondi non solo nazionali
ma anche europei. Una prospettiva che potesse rinunciare all’intervento
dello stato: questo l’obiettivo, fare passi che guardino direttamente
al futuro. Le imprese teatrali devono poter andare avanti non solo
con i fondi nazionali. Il sistema deve essere sempre messo in crisi,
non deve rimanere fermo sulle proprie gambe. Altro punto sono i
criteri di valutazione e di conseguenza il sistema della concertazione
caso per caso. Le risorse dello stato si sono unite a quelle degli
enti teritoriali puntando su una promessa teatrale che potesse essere
compatibile con il territorio (ha fatto un esempio, quello di Koreja
per Lecce). Parla poi dell’esperienza della residenza, e ndi come
si può sperimentare modalità che però non vanno bene per tutti i
luoghi. Nessun sistema è valido per tutto. Il sistema teatrale ha
bisogno di reti moderne. (raffaella)
La concertazione dà frutti
Con Cutaia si entra nel merito delle regole. Un sistema
contemporaneo moderno cerca di fornire gli strumenti alle imprese
teatrali per muoversi autonomamente. Sarebbe un errore non offrire
ascolto verso ciò che viene dal basso. Altro problema: la valutazione
dei progetti e il ruolo del ministero. Nell’esperienza al sud il
sistema della concertazione è l’unico che da frutti. Dice: “abbiamo
scommesso sulle realtà da sostenere zona per zona. A Lecce abbiamo
puntato su Koreja, puntando su una impresa teatrale che in prospettiva
esprime la valorizzazione di un territorio”. Residenza è la parola
chiave. Un orientamento va vestito sulle varie situazioni e cucito
dagli operatori culturali che lavorano sul territorio. (pier)
Vertigine ed iperbole
Antonio Calbi, critico teatrale, ci parla del laboratorio
del sud, apportando una riflessione che può contribuire a una pluralità,
come dice lui.. Le sue parole: vertigine ed iperbole; la bellezza
del vuoto; la pluralità applicata ad un sistema aperto. (pieraffa)
Rinascimento meridionale?
Franco Ungaro di Koreja, sostiene che il teatro è
un linguaggio di minoranza ma necessario alla comunità. E poi analizzando
il suo territorio: Lecce e la Puglia sono una realtà anomala del
sud. E il sud non e più quello di cui parlava Pasolini. Rinascimento
meridionale? Sostiene poi che il progetto ETI ha accelerato alcuni
processi che erano già in movimento. Altra cosa è l’affiancamento
dell’ETI in un possibile progetto formativo sia per operatori culturali
che per attività teatrali vere e proprie. C’è un lavoro diffuso
di rete all’interno del progetto Sud: sono 12 le strutture che si
incontrano almeno una volta la mese. C’è da rivalutare la dimensione
coraggiosa di questo intervento dell’ETI, migliorando la qualità
dell’offerta. (pieraffa)
Il teatro disagiato
Saverio La Ruina di Scena Verticale, da Castrovillari
in Calabria, parla della necessità di comunicare col pubblico creando
rapporti anche di rottura. E dice che oltre che a parlare di aree
disagiate si tratta di riconoscere che è il teatro a essere disagiato.
C’è consapevolezza culturale uguale a zero per molti politici. Il
punto è il lavoro per la costruzione di un pubblico. (pier)
Il museo dell’immaginario
Michele Lanza dei Grandi Magazzini Teatrali Campobasso
parla del suo miracolo di imprenditoria culturale e della ricerca
di un teatro che coinvolga i giovani con laboratori e progetti come
quello del museo dell’immaginario. (raf)
La mosca bianca
Valeriano Gialli di Envers teatro, è come la mosca
bianca: è del profondo nord nel progetto “aree disagiate” che in
moltio chiamano progetto sud. Parla della particolarità del sistema
valdostano. Il fatto che la Vallèe sia considerata area disagiata
con tutti i suoi soldi di regione autonoma-autonoma c’è quasi da
non crederci. Gli amministratori locali non sanno niente di teatro
ma hanno in testa un loro modello. C’è però un disagio che è dato
dalla totale mancanza di dibattito. (pierkain)
La politica clinicamente morta
Luciano Nattino critica il discorso di Perone sul
sistema, bisogna dire basta col singolare andiamo col plurale. Non
si fida della parola sistema, corrisponde ad una politica ormai
clinicamente morta.
Il teatro non è un’entità unica, e non si fida del sistema ha fatto
credere a regolamenti fine a se stessi.
La parola rete non lo convince se declinata al singolare. E parla
di suo fratello che è un pescatore. Le reti si fanno tra strutture
omogenee, con lo stesso filo. La rete si fa in sintonia altrimenti
si fa confusione. Con quelle idee di sistema, di rete e di regolamenti
si è fallito. E’ fallita un’idea: non più soggetti ma progetti.
Il teatro non è una minoranza perché non è vero che conta poco.
Il teatro non è mediatico non lo è per natura perchè non è senso
comune: è contrario al senso comune. Dà inquietudine e mistero.
E non si deve aver paura della valutazione. Alla parola sistema
contrappone quella di tessuto, che fa un disegno interno con colori.
(raf)
Il sistema che copre le assenze
Giacomo Bottino riprende il discorso sul sistema
e il progetto Il sistema è una presa in giro. La parola sistema
serve a coprire assenza di linee di politiche culturali. Manca una
legge cornice. Manca la formazione per la progettazione culturale.
Non esiste una politica culturale nel nostro paese perché non esiste
una identità culturale nel nostro paese. Politica culturale mediterranea:
ecco l’orizzonte culturale comune. Il mediterraneo come luogo che
accomuna il nostro paese. (raf)
I sistemi malati di over-engineering
L’identità è una parola baule, fa ben notare Bottino.
Può essere concepita in tanti modi. Un bel modo, ci ricorda poi,
è quello che associa l’idea di identità al transito degli ebrei
attraverso il deserto. Una buona metafora per la condizione teatrale
oggi. L’attraversamento del deserto culturale in una civiltà resa
sempre più inautentica dal mondo mediatico può , tanto per rimettere
in circolo un po’ di ottimismo di volontà, far riemergere il valore
del teatro come principio attivo partecipativo e creativo. Perchè
questo accada è necessario rilanciare le tensioni culturali in grado
di esprimere comunità, ecosistema culturale. Questa, può essere
una piccola indicazione per sfuggire alla morsa di quelle cornici
(i sistemi culturali malati di “over-engineering” la sovraprogettazione)
che rischiano di stringere in ambiti sterili le differenze teatrali.
(carlo)
Il mediterraneo ci accomuna
L’introduzione del direttore artistico Pietra Nicolicchia
fa gli onori di casa. Maria Grazia Agricola da il via agli interventi
dell’assessore Ugo Perone, del Sindaco di Grugliasco Turigliatto
e di Ninni Cutaia che hanno parlato di sistema teatrale che finalmente
comincia ad usare nuovi metodi per conoscere e far conoscere le
varie compagnie (soprattutto parlando del sud Italia), senza dimenticare
luoghi piu ricchi come la valle d aosta che a quanto dice l attore
Valeriano Gialli (prossimo Conte Cenci) ha molti soldi ed a volte
non li spende in maniera proprio proporzionata alla qualita artistica
del fare teatro. Presenti anche il bravissimo attore di Scena Verticale,
Michele Lanza dei Magazzini da Campobasso e anche Graziano Melano
(per cui non nutro molta simpatia) e che in questo momento sta dormendo
sulla poltrona!!! Qui noi stiamo parlando di gemellaggi nord-sud
per capire come il teatro funziona nelle varie regioni italiane,
ma per esempio Antonio Calbi (critico teatrale -neanche i critici
non mi fanno impazzire!e per questo adoro sempre piu Antonio Catalano
e la sua arte della lumaca) parla di Milano e Palermo(indicando
Palermo come un deserto, forse perchè non conosce quel mostro d
arte che e Michele Perriera, per me uno dei piu grandi drammaturghi
del mio tempo!) e parla di schizofrenia del sistema teatrale perchè
i vari tipi di teatro (classico, avanguardia, sperimentale...) che
non riescono ad amalgamarsi. Pero basta parlare di Teatro Settimo
che ormai ce l hanno fatta a fette che tanto sono vent’anni che
propongono sempre gli stessi spettacoli!!! diamine! ed anche Acido
fenico che si parla di temi scottanti, ma per esempio quando ho
assistito all altra tavola rotonda a cosa in realtà più interessante
erano proprio i musicisti KKN appena usciti di galera a Belgrado!
E’ vero che sarebbe bello che non esistessero più cosi divisi i
vari tipi di teatro, ma il discorso mi pare un pò semplicistico!
Nattino non si fida più della parola sistema e ciò mi interessa:
hanno vissuto gli ultimi anni credendo che il "sistema" si mettesse
davvero in discussione! formidabile Nattino! abbiamo fallito parlando
di progetti (utopia perche nel regolamento di Veltroni non c era
nulla di concreto! non e servito a nulla! ma qualcuno di noi ci
ha anche creduto) al sud hanno avuto grande sostegno a differenza
del nord per cio parlano di "non modelli" e di residenze: lo Stato
non ha ancora mantenuto le promesse fatte! Giacomo Bottino: perchè
le accademie non hanno mai proposto delle materie che insegnino
la progettazione come in architettura? per questo no esiste in Italia
una identità culturale e ciò e perchè proprio qui si sta parlando
di nord e sud come teatri differenti!Il Mediterraneo ci può davvero
accomunare secondo Giacomo. Ora basta. Non posso ora trarre conclusioni
perche sarebbero troppo affrettate! Buona lettura (Madame Sosostris)
Le mappe che uccidono il paesaggio
Vincenzo Amato de Il mutamento propone di costruire
con calma queste reti analizzando le differenze per poi trovare
forme di incontro e di collaborazione. Fabio Naggi diUno Teatro
ci fa riflettere su un cartografo che quando fa male il proprio
lavoro riempie troppo una cartina di simboli e uccide il paesaggio:
il problema oggi è tracciare una cartina, quella misura difficilissima
di sintesi di segni ricchissimi.La cartina va fatta così come un
insieme di norme vanno fatte. L’omologazione si nutre fortemente
delle differenze che esistono.Come mantenere le differenze e le
relative comunità e come far sì di farle entrare in un circuito
di contaminazione.Bisogna trovare il modo per cui le diversità possano
circolare. Valter Malosti del Teatro di Dioniso afferma l’importanza
del contenuto teatrale all’interno della cornice dei sistemi della
politica culturale. Maurizio Babuin dei Santi Briganti fa riferimento
alla sua esperienza di Moncalieri con mmomenti di aggregazione che
hanno espresso valore teatrale nel confronto. Graziano Melano del
teatro dell’Angolo, infine, rivendica il suo disagio nel non riconoscersi
nell’atmosfera che si è creata in questo dibattito criticando i
sistemi che inquadrano il fare teatro. (rafkain)
Gli ultimi fuochi
E si fa tardi, gli ultimi fuochi del dibattito accendono
il dibattito stesso che si dissemina per i corridoi, nelle scale,
davanti al portone, fino al ristorante dove si conclude nella convivialità
una giornata densa e talmente ricca di stimoli che forse produrrà
qualche eco. In rete, ad esempio. (carlo)
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