Si esplora il senso della mutazione digitale Secondo giorno del
master mentre l'italia è divisa in due. |
|
Il miracolo di un angelus vagulus Immerso
totalmente - par hasard, azzardo più che caso- nelle nuove proposte
tecnologico-digitali, rimango stordito più che stupito dal meraviglioso
del digitale, dal virtuosismo del virtuale, e penso al marinismo, al barocco.
Non ad altro fa pensare questo vestire di sensori una danzatrice, un cervo,
finanche il braccio di un uomo per captare i campi elettrici prodotti
dall'energia muscolare e animare dei burattini digitali: facendone ombre
docili, doppi fedeli. |
|
Il multimediale sa
coglierci di sorpresa, non dà tempo alla logica di inquadrare,
di capire, di ordinare; spogliàti di questo "cappottone " pesante
(ma utile) che è la logica, l'avvicinamento é vissuto come
gioco. |
|
Il corpo d'attore
diventa oggetto e reagisce allo spettatore che su di esso cammina e con
esso interagisce; |
|
Il diavolo buono alla ricerca di key words Riflessioni a proposito dell'iperbole teorica sui nuovi media di Carlo Infante. L'ambiente digitale si va antropizzando. Di questo invita a prendere atto Carlo Infante quasi a commento della sua opera dia-bolica di riscaldamento dei media. Le key-words sulle quali egli lavora sono la rete intesa come ambiente che comporta partecipazione-memoria-mutazione; l'interattività, la connettività, l'ipertestualità, l'ipermedialità. Lo scenario che queste magiche key-words aprono è una strepitosa congiunzione tra teatro e ipermedialità. Quest'ultima è una struttura che permette di organizzare un discorso seguendo il proprio modo naturale di intendere la realtà, collocandola su diversi piani e percependola attraverso un processo senso-percettivo che non si riduce ad un asettico livello cognitivo. Coniugata con il concetto di scrittura connettiva, l'ipermedialità consente la costruzione di una comunità di dialogo, la quale dispone dei suoi siti web, crea e/o utilizza intelligentemente parole calde e links, acquisisce finanche un orgoglio di status di gruppo che, senza il timore di essere sopraffatto dagli altri media, on line si impone alla comunità di quanti sono impegnati a :
Quella
di Carlo non è pero l'impegno di un singolo, giacché egli
da tempo ha offerto alla comunità scientifica, che li ha validati,
numerosi e profondi contributi ( l'ultimo suo recente lavoro edito da
Boringhieri è Imparare giocando) e condivide l'interesse per il
teatro multimediale con altri cantastorie elettronici, i giovani capaci
ed entusiasti come Carlo Presotto. Di quest'ultimo egli parla con sincera
ammirazione commentando con trasporto l'abilità di usare "l'oggetto
trovato per caso" ( quante prospettive ci apre la visione di un interno
di tazzina di caffè !) e quanta poesia consente una scheda elettronica
accarezzata dallo sguardo curioso di una telecamera che trasforma le gocce
di stagno in lacrime sul cielo di Sarajevo ( nel video "Fiori rossi sulla
pelle" ). |
|
Guardare negli occhi la maschera Il mezzo multimediale
usato in modo extraquotidiano, non causando l'abbassamento della cortina
della coscienza critica ma letto e vissuto come maschera elettronica,
terra di mezzo tra palco e platea, tra attore e spettatore che può
evidenziare e sottolneare il lavoro dell' attore e la sua pesantezza in
scena. |
|
Perdersi e trovare nuovi mondi Il video come maschera
che mette in relazione due immaginari. |
|
Lo sguardo che colma il divario tra reale e virtuale Dove si vede come si può drammatizzare un testo con il linguaggio del video e come lo sguardo dello spettatore colma il divario che c'è tra il reale ed il virtuale.Questa è la storia dei nuovi cantastorie elettronici, moderni mestieranti che inventano inediti percorsi per realizzare il rapporto NARRAZIONE/VISIONE, reinterpretando la tradizione. Essi giocano con il video e con gli OGGETTI TROVATI per raccontare , attraverso la COMBINAZIONE DI IMMAGINI, le mille storie possibili ( o impossibili). Partendo dall'ambito reale propongono allo spettatore di interpretare, con uno sguardo dinamico sostenuto dall'IMMAGINAZIONE personale, l'oggetto reale che in un baleno diventa altro. Si snoda così una storia dove il gioco dell'immagianzione è duplice: si rivela nel testo e nell'oggetto "trasformato" e reinterpretato in senso analogico. (iride) |
|
Loggetto che si racconta L'immaginario dell'attore
- l'immaginario dello spettatore |
|
La passione come unico lusso nella professione docente Una
speranza remota. Confesso, molto remota, di trovare persone e progetti
concreti. Poi una giornata densa di dialoghi, di partecipazione a un progetto
comune che, una volta delineato da Loredana e Angela, attrae subito: fare
qualcosa perché la nostra esperienza venga tenuta in conto - per
quel che vale, intendiamoci, non di più - in un progetto per la
scuola che per una volta non ci passi sopra la testa, non prescinda da
quel tessuto diseguale e franto, ma concreto e vissuto dell'esperienza
di noi insegnanti, di qualunque ordine, la carne viva della scuola, quelli
che soffrono sulla pelle le contraddizioni e i paradossi di una scuola
che vuole cambiare senza voler cambiare. Gattoparescamente ancorata a
quel fondo melmoso che, come sa qualunque diportista, non dà affidamento,
fa slittare l'ancora, lascia andare, sotto vento, la barca ad arenarsi
sotto costa. Non è forse questo il nostro rischio?... ovvero quello
della scuola italiana, di cui mai come in queste occasioni ci pare di
far parte con ogni fibra. Visione troppo passionale? Forse, anzi certamente.
Ma la passione nella professione, rima permettendo, è l'unico lusso
che possiamo permetterci. E non intendiamo, da edonisti, rinunciarci. |
|
Parole vibranti Parole, parole pesanti
di saperi, di incontri, esperienze, passioni, colori, storie...nostri. |
|
I più attivi sono da unaltra parte? Quando ascolto le
testimonianze sui bellissimi lavori di teatro con / per / dei (?) ragazzi,
mi viene da pensare : come è che nella mia città è
tutto così difficile ? C'è stata una specie di selezione
per cui i più bravi, i più attivi, i più stakanovisti
tra gli insegnanti sono da un'altra parte? |
|
|
|
|
|
Lopera aperta che si autorigenera IL LABORATORIO .: IL PERSONAGGIO, struttura e racconto,coordinato da Alessandro Marinuzzi, è partito dalla impostazione dei modelli antropologici del fare teatro:sogno gioco festa rito Se i 4 modelli interagiscono, la struttura teatrale diventa un processo, cioè un' opera aperta per autorigenerarsi. Il luogo emblematico della struttura dinamica è il cerchio. Nel cerchio si lavora sulla ATTENZIONE utilizzando prima lo sguardo e poi l'ascolto con una serie di esercizi che coinvolgono tutti. Così senza un testo si sono create le condizioni per una comunicazione testuale anche se non verbale. Si passa a lavorare sulla messa in scena di un testo letterario prendendo le prime battute di Tutto è bene quel che finisce bene di Shakespeare. Dapprima si riflette accuratamente su ogni singola parola che già individua una biografia, considerando il potenziale drammaturgico delle scelte di traduzione e senza perdere di vista il gioco con lo spettatore quale possibile interprete. Si tenta poi un abbozzo di drammatizzazione con due personaggi in scena scegliendo per l'una la posizione fissa, per l'altro quella mobile ed impostando gesti e sguardi. Si conclude con una riflessione calata nella scuola per cui il teatro in essa è:
|