FIABE E COMIZI D'AMORE |
Siamo
nel nuovo millennio, bene, andiamo a teatro.
Appena tornati dalle vacanze ci si vede a Settimo, al Teatro Garybaldi, senza neanche, scaricare i bagagli. C'è "Storie Zip" del TPO e Giallo Mare Minimal Teatro un capolavoro di buon senso teatrale, intelligente e divertente. Da non perdere. E ha il label del Premio Stregagatto, l'oscar italiano del teatro per ragazzi. E' una fiaba, anzi un campionario di fiabe , in una rivisitazione che va da Cappuccetto Rosso ai Tre Porcellini. C'è una novità importante poi. Il computer è protagonista. Se ne parla qui sotto, come anche di un altro spettacolo allestito da Walter Malosti, su tutt'altro registro, "Death and Dancing", drammaturgia d'impatto, intensa in un particolare "comizio d'amore". Finalmente arriva poi il Beckett in salsa calabrese di Krypton al teatro Juvarra e le avanzate, tecnologicamente e poeticamente, "Storie mandaliche" al Piccolo Regio. La ripresa di "Insetti" del teatro Settimo al Garybaldi permette di fare un salto di qualità nel laboratorio sull'arte dello spettatore con le ragazze della scuola civica Monti e dare un tocco di ludico pathos appare allo Juvarra "Petito" Santagata Strenge. Tra i tanti spettacoli visti ovunque si rileva infine il tandem Joyce-Beckett interpretati, rispettivamente, da Iaia Forte (Molly Bloom) e Carlo Cecchi (Krapp). Qualcuno ci mande delle e-mail generiche, le pubblichiamo come "message in the bottle". |
L'acido "Death and Dancing" di Malosti |
L'eco
del teatro da camera hard |
Un
problema di tutti i giorni ma mai affrontato |
Travolta
dalla valanga |
Il felice "Storie Zip" |
Piéce
per attore e mouse |
L'astrazione
del segno e la concretezza del gesto |
L'ipervisione
della scena desolata
Arriva, finalmente, uno dei migliori spettacoli in circolazione, "U juocu stà finisciennu" di Krypton, un Beckett in salsa calabrese. Giancarlo Cauteruccio regista degli elementi techno-edonisti trova qui la misura teatrale più insidiosa, rovistando dentro di sé, tirando fuori la sua calabresità, una verità organica che attraverso il dialetto fa deflagrare la scrittura beckettiana, in un cortocircuito tra caldo e freddo. Tra il caldo della lingua vitale degli idioletti quotidiani e il freddo di un linguaggio drammaturgico concettuale, come quello beckettiano, talmente intelligente da destrutturare le letterature. Il gioco funziona: quel "Finale di partita" si fa ancora più catastrofico, la deriva esistenziale dei personaggi è palpabile e la cecità di Hamm, il personaggio cardine (Giancarlo, mentre l'altro Cauteruccio, Fulvio, il fratello, dà corpo ginnico e coatto a Clov) si rivela come un'ipervisione attraverso una telecamera indossata come una protesi che amplifica la visione dell'intera scena desolata. (carlo) |
Il
potere del Motore Immobile |
Beckett
Dentro |
L'autentica
nudità |
Il
senso di vuoto |
LE
STORIE MANDALICHE DI ZONE GEMMA |
In mezzo alla stagione teatrale del Piccolo Regio ecco una chicca, anzi
una gemma. E' una performance di cui avevo già visto un primo
studio all'interno del Festival
Contemporanea 99, uno
sviluppo della ricerca teatrale per me più importante: quella
che sonda l'interazione tra corpo e ambiente digitale. E' "Storie
mandaliche" di Zone
Gemma, un'operazione che sigla un passo in avanti verso l'affermazione
del medium digitale come "messaggio",e in particolare usando
il sistema virtuale Mandala System come nuovo
valore della performatività, come analizzo nell'ampio approfondimento
a cui vi manda il link.
Giacomo Verde, il cyber.contastorie, è certamente l'interprete più consapevole di un dispositivo drammaturgico freddo, meccanico, ma in fondo reso ludico e fluido dalla sua duttilità. Muove le mani, ciccando, sulle icone vandaliche per aprire finestre di narrazione semplice ed evocativa. Porta lontano anche se l'azione è zero e l'affabulazione non pervasiva. Lo spettatore ascolta e vede ed è sollecitato ad agire con la mente di fronte ad una visionarietà che dalla fiaba passa al mito tantrico con una leggerezza esemplare. Ecco una risposta importante all'alterigia dell'high tech per dare luogo alla poetica dell'"high touch" (carlo) |
L'aedo
tecnologico |
Il bricolage combinatorio
C'è un detto cinese che recita più o meno così: ho sognato d'essere una farfalla che sognava d'esser un uomo. Per un attimo, anche se solo per un attimo, ho pensato questo vedendo quei due splendidi attori, Andrea Violato (talmente agile nella sua autoironia da rasentare l'umorismo sublime) e Roberta Biagiarelli (leggera e attenta come poche), alle prese con le metamorfosi degli "Insetti" (titolo dello spettacolo al Teatro Garybaldi di Settimo). C'è da dire che l'impianto teatrale concepito da Lucio Diana e Adriana Zamboni rappresenta un vero campo di gioco: luogo di bricolage ad altissima creatività, dove per automatismo combinatorio tra uno scolapasta e un imbuto può prendere forma un mostruoso coleottero. Un teatro che rispetto all'altra componente del Teatro Settimo, centrata sul registro narrativo e drammaturgico, sembra assolvere una funzione come quella dell'emisfero destro del cervello: il gioco libero del sensorio in alternanza a quello codificato e ricostruttivo dell'emisfero sinistro. Uno gioca con le immagini e l'altro racconta. Diversi e complementari. Coniugati tra loro come in uno spettacolo passato alla storia come "Affinità Elettive" dove la regia componeva narrazione e visione. Raggiungendo felici e funzionali armonizzazioni. Proprio come nella mente "bicamerale" delle sensibilità sollecitate. (carlo) |
L'allegria
nello sguardo |
La
sincera umanità
I colori partenopei utilizzati sono di una tonalita' insolita, per questo dolci e stimolanti fino alla conclusione dello spettacolo, molto vivace. L'interpretazione non richiama in nessun passo al melodramma, ne rimane lontano, pur essendo disincantata e malinconica. Tutto si muove con i tempi talvolta scanditi dalla commedia dell'arte, ma cio' che arriva e' di una sincera umanità. L'allestimento scenico e' essenziale. La presenza del frigorifero incatenato richiama continuamente l'attenzione, unica presenza inanimata, ma efficacissimo simbolo. Continuamente attenti alla scena, talvolvolta si e' sorpresi da "presenze fuori scena" che come correnti d'aria portano frescezza in tutto il palcoscenico. (enrico) |
IL
GUSTO DEL DOLORE |
DUE
FACCE DUE MEDAGLIE |
Message
in the bottle La
passione doppia: teatro e web Docente,
referente e teatrante |