Una pagina di Andrea Camilleri
da "Racconti quotidiani", Libreria dell'orso 2001
Portella e l'offesa di Scelba
L'offesa peggiore che l'onorevole Mario Scelba, ministro dell'interno
e siciliano, potesse fare agli innocenti morti di Portella della
Ginestra e all'intelligenza degli italiani (ma dei siciliani in
particolare) fu quella di sostenere in Parlamento che l'eccidio
del 1° maggio 1947 non aveva retroscena politici di sorta: il
bandito Giuliano e i suoi uomini avevano mitragliato uomini e donne,
vecchi e bambini, alla Festa del Lavoro, di loro personale iniziativa.
E che interesse aveva il bandito a farsi nemica una popolazione
se non fosse stato certo di una protezione, di una copertura più
solida di quella che intimoriti contadini potevano offrirgli?
Questo si chiesero immediatamente siciliani e no.
E non c'era bisogno di andare lontano per avere una risposta. Innanzi
tutto il bandito era stato una specie di braccio armato del separatismo
siciliano (un verminoso intreccio tra mafia, estrema destra, agrari)
il cui principale compito era quello di tenere lontana l'isola da
ogni possibile trasformazione sociale. E chi si ribellava, pagava
con la vita.
Due nomi tra tanti di sindacalisti ammazzati prima di Portella:
Accursio Miraglia (4 gennaio '47) e Pasquale Almerico (25 marzo
'47).
Mettendosi al servizio degli agrari e delle destre, Giuliano si
era politicizzato e aveva fatto la pace con la mafia: da che parte
quindi stesse i siciliani non se lo domandavano neppure.
Intanto era successo che il 20 aprile del 1947, alle elezioni regionali,
il Blocco del Popolo, costituito da socialisti, comunisti e indipendenti
di sinistra, aveva avuto un successo straordinario, nonostante le
pressioni e le intimidazioni: 29 deputati contro i 20 della Democrazia
cristiana.
Si cominciò allora a parlare, sia pure in termini molto vaghi,
di un possibile accordo tra sinistre e DC per il governo dell'isola.
Accordo che certamente avrebbe segnato la fine delle velleità
delle destre. Dieci giorni dopo, venne recapitato l'ordine di sparare
sui "comunisti".
La strage di Portella ebbe una duplice valenza: vendetta contro
i contadini e i lavoratori che avevano votato "contro",
apertura di una frattura fra sinistre e DC che rendesse impraticabile
ogni accordo. Il professore Francesco Renda (lo stesso che quel
1° maggio avrebbe dovuto parlare a Portella come oratore ufficiale
designato dalla Camera del Lavoro di Palermo), riporta, nella sua
Storia della Sicilia, la lettera inviata per coincidenza proprio
il 1° maggio 1947 dal Segretario di Stato George Marshall all'ambasciatore
americano a Roma James Dunn: "Il Dipartimento di Stato è
profondamente preoccupato del deterioramento delle condizioni politiche
ed economiche italiane, che evidentemente stanno conducendo a un
ulteriore aumento della forza comunista"...
Ecco: Portella della Ginestra, tra l'altro, recava un qualche sollievo
alle preoccupazioni del Dipartimento di Stato.
Io, quel 1° maggio, avevo 22 anni e stavo al mio paese in Sicilia,
Porto Empedocle. Da noi la celebrazione della Festa del Lavoro consisteva
essenzialmente in una sfilata per le vie del paese dietro le bandiere
rosse cantando l'Internazionale o, appunto, Bandiera Rossa.
Quando la manifestazione si sciolse, andai a bere un bicchiere di
vino con un amico e me ne tornai a casa. Dopo un'oretta bussarono
alla porta, era un compagno, bianco in faccia, tremava, mi accenno
confusamente che qualcosa era successa a Portella della Ginestra.
Come aveva fatto la notizia ad arrivare così presto? Allora
i telefoni erano scarsi, la televisione non esisteva, la radio non
aveva ancora detto niente. Scendemmo in piazza, c'era una folla
enorme, ricordo le persone commosse che si abbracciavano, un mio
coetaneo democristiano mi corse incontro, mi strinse. Poco dopo
sapemmo tutta la verità. Era una bella giornata, ma il sole
mi si oscurò, ebbi l'impressione che si fosse levato un vento
freddo, una morsa mi stringeva il petto e lo stomaco, tornai a casa,
andai in bagno e diedi di stomaco. Avevo un insopportabile amaro
in bocca. E da quel 1° maggio 1947 non sono più riuscito
a bere un bicchiere di vino.
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