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I
presagi di Artaud Alterita' del corpo e mutazione, tra scena e virtualita' Una ricognizione teorica attraverso repertori video |
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Il nuovo paradosso
dell'attore Una nuova domanda di spettacolarita' sta pero' emergendo, dai Centri Sociali in particolare e in quelle Discoteche che vogliono reinventarsi come luoghi di estrema ritualita' urbana. Ma sono ancora troppo scarse le opportunita' per soddisfarla. L’occasione forte e' ora offerta da una delle performance che piu' di tanti altri vagheggiamenti di "teatro interattivo" ha drammatizzato in modo emblematico il rapporto tra corpo e computer. Si tratta di "Epizoo" di Marcel.li' Antunez Roca, uno dei fondatori del mitico gruppo catalano de La Fura dels Baus .Da anni non opera piu' con quella banda di guastatori per concentrarsi su una ricerca meno chiassosa che si e' finalmente tradotta in questa cyber-performance . (...) Marcel.li' e' su un piedistallo, seminudo e cablato. E’ avvolto da piccoli tubini trasparenti che agiscono con servomeccanismi pneumatici su piccoli arnesi ortopedici applicati al viso e ad una lunga serie di altre parti del corpo. In un angolo il personal computer a disposizione degli spettatori, costretti quindi ad assumersi una responsabilita': quella di far accadere il teatro cliccando. Sullo schermo del PC si trova infatti un’interfaccia grafica che ricrea , in un "computoon" (un cartoon realizzato al computer) molto divertente, il corpo del performer. Dopo un po' si capisce, il prima possibile, anche grazie a qualche istruzione per l’uso opportunamente impartita, che sullo quello schermo si deve andare a cliccare se si vuole che qualcosa accada. E’ dopotutto il principio di qualsiasi interattivita' multimediale: se non clicchi non navighi. Non accade niente. Anche a teatro inizia a profilarsi cosi' la nuova identita' del "prosumer" (il produttore-consumatore) di cui tanto si parla a proposito del multimedia interattivo. Lo spettatore di una cyber-performance come questa non sara' quindi non solo spettatore-consumatore ma anche produttore dell’evento. (...)Ad ogni cliccata sulle zone attive dell’interfaccia grafica viene attivato un compressore che spara aria nei tubicini che a loro volta animano gli arnesi che manipolano bocca, naso,occhi, orecchie, pettorali e natiche. La piattaforma rotante ci presenta il "corpo glorioso" ( citare Antonin Artaud e' inevitabile) che come una sorta di San Sebastiano postumano viene invaso dall’azione altrui. O come una "supermarionetta" : il riferimento a Gordon Craig, grande teorico del teatro del novecento, non e' casuale. Il paradosso messo in scena da Antunez e' evidente: il rapporto uomo-macchina viene clamorosamente ribaltato in un gioco di massacro in cui il corpo e' a disposizione del computer interattivo. Ed e' inevitabile l’imbarazzo dello spettatore che agendo sull’interfaccia grafica provoca un’azione fisica riflessa sul cybermartire. In questo caso da mettere a fuoco e' l’azione dello spettatore che cliccando sul simulacro digitale del performer provoca la reazione del corpo dello stesso. E’ lo spettatore che produce l’azione attraverso una "teleoperazione": la forma piu' avanzata del rapporto uomo-macchina. Se lo spettatore non clicca non accade niente.Il teatro non ci sara'. S’invera qui , in questa televirtualita' che dal clic su un simulacro immateriale produce l’azione di un corpo, un nuovo paradosso dell’attore.( cut up da articoli di Carlo Infante su "Virtual" giugno 1995 e "L’Unita'" 17 marzo 1996) ^ |
L’interattivita' stana il corpo Teatro come luogo del paradosso condiviso |