PRIMAVERA
DEI TEATRI
2mila1
Laboratorio d'arte dello spettatore
in rete
diario 120601
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Si apre con il Teatro Aperto e il
suo "pasto nudo" ; arrivano ancora gli sguardi sulle
repliche di Krypton e di chi ha conquistato il suo posto a tavola
con le nostre carissime Ariette. Il diario segue landamento
degli spettacoli visti anche nel corso delle loro repliche.
PROGRAMMA
|
Prendete e mangiate il mio corpo
Oggi vi offro una storia che sarete voi a viverla come verità o
finzione, ma sappiate che state per mangiare un pezzetto della mia autobiografia.
Un giorno mi alzai e decisi di allargare il mio corpo. Incominciai a mettere
in bocca, senza fermarmi mai, tutto ciò che questa membrana plastica
poteva contenere, allargandosi
sentivo la mia pancia che piano piano
prendeva una forma sempre più sferica, i miei seni si ingrandivano
e i miei fianchi si espandevano. Io mi piacevo perché mi sentivo
più donna , ma gli altri dicevano che ero troppo grassa.
Una notte poi , sognai che mi restringevo sempre più , a sottrazione
dei miei piani superficiali fino a quelli più intimi. Allora decisi
di non mangiare più e di non modellare il mio corpo, ma costringerlo
a patire. Io mi sentivo leggera, ma agli altri non piacevo, ero troppo
magra dicevano.
Oggi ho deciso di lasciarlo libero ai suoi bisogni
chissà
che diranno gli altri.
Adesso entrate nel mio teatro e prendete e mangiate il mio corpo, che
qui su questo tavolo vi offro.
Dimenticavo, tutto questo è liberamente ispirato allo spettacolo
" Legittima difesa " di Teatro Aperto.
Buon Appetito !!! (valentina )
Lenergia
dellattore che schiaffeggia la mia indifferenza
La guerra, il tema dello spettacolo "Roccu u stortu", si avverte
tensione. La guerra è fatta di scontri, contrapposizioni, è
orrore permesso e, combattere (qualsiasi guerra anche le private) crea
paure, terrore. Si avverte. Non riesco a "entrare" sento confusione
nel testo, chiusura nella scenografia. La musica mi prende ma troppo presto
mi abbandona. Lenergia dellattore schiaffeggia la mia indifferenza,
ma inseguo quella che inutilmente si perde e...lo spettacolo si è
concluso. (marialuigia)
Il
tempo sciocco
Morbido quel corpo di donna che ci accoglie ricorda la panna, il burro,
soffici e gustosi; forse perché una tavola apparecchiata, ai suoi
piedi, riporta al cibo e il neon che la illumina ad una discoteca. Silenzio,
lungo Silenzio, rotto da una canzone che parla di Milano e di come tutti/o
aspiri al perfetto perdendo bellezza, in quella città. Quel corpo,
di spalle, inizia a parlare, ed è cura di sé oli spalmati,
lenzuola di lino ma anche carne che non può che diventare pezzetti,
deve per forza imputridire. Si volta quel corpo, gira su se, e quando
si ferma si espande il viso. Un viso espressivo. Parla quel viso, più
di tutte le parole che sento. Le sopracciglia esprimono sorpresa, perplessità,
curiosità. Gesti minimi e lenergia la senti precisa, ribelle;
sa dove mirare quel corpo non si perde, mira e colpisce da ogni suo punto.
Sgabello che solleva un corpo, corpo che, per il solo fatto di esserci,
sostiene il pensiero. Ricerca di cibo, di nuovi (o vecchi) ingredienti,
ricerca di se e degli altri attraverso un invito. Cucinare gli ingredienti
"scovati" per offrire, ma soprattutto per affermarsi, per darsi
un senso. E ironico il viso e demolisce ogni ricerca di perfezione
che costringe il nostro tempo (e Milano), la banalizza, la rende inutile.
Si, ci mostra quanto sia sciocco. Brava, veramente brava lattrice
(Federica del TEATRO APERTO), che gioca nella sua nudità senza
avere sesso. Scende, si veste e diventa donna, e sa tentare. Trasforma
il suo nudo, coperto, in sensualità. Diverte, fa sorridere la tagliente
ironia che fa riconoscere la stupidità. (marialuigia)
Non
cè possibilità di fingere di far teatro
Una bambola nuda in carne e ossa è seduta su uno sgabello con la
schiena rivolta al pubblico, sulla scena mezzi busti disposti con una
rigorosa geometria, davanti a lei fino a raggiungere la platea una tavola
apparecchiata.Una canzone che parla di Milano fa da cornice a questo scenario.
Così si apre lo spettacolo "legittima difesa" di Teatro
Aperto.Lo sgabello inizia a ruotare e la bambola si anima. Corpo e cibo
occupano la prima parte della performance. Zuppe insipide e carni stracotte.Seguo
con fatica la descrizione di alcune ricette, la deteriorizzazione degli
elementi che le compongono. È il tabù del cibo è
il tabù del corpo.È forse un pretesto?
Il gioco diventa più esplicito e coinvolgente quando una voce fuori
campo, tipica espressione del critico intellettuale,inizia a porre una
serie di interrogativi riguardo il teatro allattonita fanciulla.
Esce fuori la bravura dellattrice, che senza proferir parola , accennando
una leggera mimica facciale densa di risposte riesce a spiazzare il suo
interlocutore e le forme di teatro convenzionale.
Il gioco ricomincia, avviene la rottura. La bambola si alza dal suo sgabello
e tira fuori da una borsa dietro di se una enorme sfera luccicante che
inizia a ruotare seguendo il ritmo incalzante di Rockn roll robot.
Luci da discoteca circondano il palcoscenico. La candida bambolina indossando
un abito rosso fuoco si trasforma in una ironica e sensuale Madonna stile
anni ottanta che inizia ballando ad occupare lo spazio circostante . La
rigidità della scena prende vita, le sculture vengono distrutte
dalla bravissima attrice con irruenza e delicatezza assieme. Continua
a ballare con fare ammiccante la rossa Francesca invadendo anche la platea
che divertita assiste alla liberazione giocosa dellartificio per
arrivare alla sincerità con cui si devono dire le cose. (ivana)
Un perfetto incrocio tra arte
e vita.
Sin dalla prima lettura del programma degli spettacoli del Festival, ero
rimasta incuriosita dal Teatro delle Ariette , Teatro da Mangiare? Incontro
gastronomico, prenotarsi per pranzo o per cena.
Beppe ci ha accompagnati a villa Ilva, dove una tavola imbandita ci aspettava.
Si è subito creato un clima conviviale , buon vino, pomodori con
salsa alle erbette, pane fatto in casa. Siamo ospiti in casa loro, preparano
il nostro pranzo. Incomincia con una sferzata che colpisce allo stomaco
(come il cibo) il monologo di Paola, di come abbandonando il teatro delle
"convenzioni" sono arrivati alla vita vera. Ma il teatro non
li ha abbandonati, è andato da loro. Si capisce subito che ciò
a cui stiamo assistendo è la storia di ognuno di loro.Mentre la
pentola bolle , la musica di Edith Piaf accompagna tra gli sguardi divertiti
e curiosi il nostro pranzo. Stefano ci parla in modo anche ironico della
genuinità dei loro cibi. Le musiche si susseguono , Paola con una
parrucca biondo platino atteggia ad una femme fatale un po sguaiatella.
Ci lasciamo andare , le risate spontanee escono dalle nostre bocche. Ma
non è solo questo. I racconti prendono altra forma. Maurizio ci
racconta, mentre apre una buona bottiglia di vino , di sé.Legge
delle poesie, si tocca il tema della morte. Stiamo entrando tutti di più
nel loro mondo. Paola si appresta a leggere un diario , parla della propria
madre, si commuove. Qualche lacrima incomincia a rigare il nostro viso.
Arrivano le altre pietanze, frittate alle erbe, formaggi e salumi , si
riprende a sorridere . E la volta di Stefano che con una chitarra
in mano, interagendo con noi, canta una canzone d amore dedicata
alla moglie. Latmosfera è allegra, vien voglia di accompagnare
a suon di mani la performance di Stefano. E un inno allamore..
Ci passiamo i piatti, le tagliatelle son quasi pronte .Scherziamo con
loro, con Paola che vestita da clown ci passa le foto dei suoi animali.
La musica imperversa , e le tagliatelle sono a tavola. I nostri amici
si cambiano e ci raggiungono. (ivana)
Evviva il teatro
evviva mangiare
Giorno 12: lo spettacolo delle ariette è stato, forse, uno degli
spettacoli più belli a cui abbia assistito.
Nuotando nellaria calda e densa, come se fosse per l'appunto acqua,
ci affrettiamo ad arrivare, incuriositissimi, in una villa di campagna
dove ci attende lo spettacolo delle ariette. Arrivati ci sedemmo subito
a tavola e dopo un trionfale buon appetito ci vennero serviti ogni genere
di ben di Dio. Tra una portata e laltra, naturalmente, gli "attori"
ci recitavano passi della loro opera scritta proprio da loro.
Dico che forse è una delle più belle opere che ho visto
perché in tutta allegria e disinvoltura riesce a farsi piacere.
Rimane solo un problema però: capire se lo spettatore è
interessato al cibo che sta mangiando o allo spettacolo che sta vedendo.
Indipendentemente dal fatto che le due cose erano ben amalgamate tra di
loro il problema può sorgere comunque, uno degli attori precisamente
la cuoca raccontava di persone che sono arrivate attratte dallo spettacolo
e poi sono andate via impressionate solo dal cibo. (giovanni)
Un sogno ammazzato.
Il teatro ti distrugge per farti rinascere rinnovato.
In modo quasi divertente in dialetto cosentino very doc.
Il dialetto si sa è la lingua che va diretta allo scopo e al cuore
di chi lascolta, riesce a dare immediatamente il senso di quello
che si vuole rappresentare, ottimo mezzo teatrale. La compagnia dei Cauteruccio
è bravissima a fare questo.
"Rocco u sturto", sturto perché è morto
prima del tempo, sturto perché è stato uno sbaglio
non doveva morire, ci aveva creduto veramente nella promessa di un pezzo
di terra tutto suo da coltivare, finalmente la sua lotta verso i padroni
poteva fermarsi, perché lui stesso sarebbe diventato un padrone.
Non più miseria, non più umiliazioni e sfruttamento, avrebbe
accettato qualsiasi cosa per riuscirci anche la guerra!
Lorrore generato da una pratica così aberrante è raffigurata
da tre soggetti che lui chiama re maggi, ma non portano oro,
incenso e mirra, ma ferite putrolente, sputi sul mondo e nudità.
Uomini trasformati in bestie che reagiscono alla prepotenza dellufficiale
con altrettanta violenza accompagnata dallodio, quellodio
di cui è capace solo chi è stato usurpato e privato da ogni
forma di umanità dalla violenza omicida altrui. Rocco, un ragazzo
come tanti, con i suoi sogni, la sua simpatia nel godersi la vita e la
sua ignoranza imposta dallo stato di povertà che lo affliggeva,
i suoi sentimenti di figlio che invoca la mamma, unica vera fonte di amore
puro, è morto come tanti altri, senza lasciar traccia di sé.
Lo spettatore quasi si affeziona a questo personaggio coinvolgente, così
da ridere e piangere insieme a lui e al momento della sua morte la sensazione
di morte ingiusta.
Riflessione unanime sugli orrori della guerra che a volte sembra un tema
trattato e scontato, ma che mai abbastanza ci appartiene. (francesca)
La vita involontaria nelle trincee
scavate nel fango
Spettacolo di Krypton in piazzetta scavata tra due case, "Ruccu u
sturtu". Linfame tragedia della Grande Guerra vista attraverso
gli occhi di un contadino assetato di terra. I musicisti del Parto delle
Nuvole Pesanti issati su tralicci di ferro attori nella vita involontaria
in trincee scavate nel fango, echi della rivoluzione bolscevica in lontananza.
Lironia del protagonista serve a sminuire la tensione del dramma,
musiche a sottolineare i passaggi cruciali della rappresentazione. Finale
apparentemente ambiguo che induce alla confusione tra la morte o il continuare
a vivere di Rocco. Musiche esaltanti, suggestive, trascinanti, noto marchio
delle Nuvole Pesanti. Linguaggio a metà tra il dialetto calabrese
e la lingua del fiorentin poeta. Unico assente dellevento: il neotecnico
del suono, le Petit Beret a passeggio insieme al Giovane Martini. (michele)
Che bellAriette
che cè sta sera.
Come può associarsi la gastronomia con il teatro? Un binomio che
solo pochi eletti forse possono capire andando al di là del cibo
stesso. Una tavolata enorme ben preparata in un giardino da favola, ci
ha accolto ieri sera per cena, in un luogo suggestivo sulla via delle
vigne qui a Castrovillari. Indaffarati, come in una locanda tra pentoloni
e pomodori, i protagonisti dello spettacolo ci hanno aperto le porte della
loro storia personale, della loro vita quotidiana. Tra una portata ed
unaltra gli attori, marito e moglie, ci hanno servito i più
delicati sentimenti che caratterizzano la vita di un uomo, tutto condito
dalla loro unione, un amore così grande che riusciva a manifestarsi
anche fuori di loro divenendo per i commensali vibrazione inconscia.
La difficoltà della vita, le scelte drastiche per perseguire un
sogno, per essere fino in fondo coerenti alle proprie idee. La scelta
di questi signori di abbandonare il teatro di mestiere e le futilità
di cui è vittima luomo di oggi, labbandono di un mondo
fatto di economia, per ritirarsi in campagna e produrre da sé tutto
ciò di cui si ha bisogno per vivere, è un teatro di vita
vissuta.
In un alternarsi di toccanti pagine di diario, canzoni e considerazioni
sulla vita, mi sono commossa nel rivedere una parte della mia storia,
tanto difficilmente rimossa, rivivere insieme a loro, insieme agli odori
ai sapori che portavano con sè.
Negli occhi dei nostri ospiti ho rivisto la mia sensibilità, lamore
che ho dentro, lo sguardo di mio nipote, la memoria di mia sorella, le
mie scelte mancate.
Potrei continuare ancora per molto lelenco delle emozioni suscitatemi
da questo incontro che è stato cura e dedizione verso i commensali
nutrendo insieme corpo e sensibilità dellanima. (francesca)
La-sessualità del
nudo
Un corpo seminudo su uno sgabello al centro della scena, che contrasta,
con la sua chiarezza, il buio del fondale nero. Voltato di spalle. Solo
un paio di stivaletti rossi.
Si comincia a parlare di cibo,di carne, di sangue, si vede la carne, la
sua nudità che domina dallalto, dietro una tavola imbandita.
Si parla di teatro, di finzione, di come "rubare un po di tempo
allo spettatore per regalarne un po del proprio".
Si parla, anzi LEI parla, con parole, sguardi,con pochi, ma precisi, minimali
ed energici microgesti.
Utilizza le mani, le braccia, solo di rado le spalle. Ha LEI in mano il
potere sulla scena; non un oggetto, non una luce.. tutto riconduce a lei.
Le luci azzurre che addobbano la tavola rendono quasi fosforescente la
carne bianca del suo corpo; le strutture in gesso, distribuite sulla scena,
sottolineano la posizione dominante della nostra lei.
La nudità, che solitamente mi infastidisce sulla scena, adesso
non mi ha disturbato. Era un nudo asessuato, naturale, che con calma si
è proposto a noi; prima di spalle, poi frontale, poi lateralmente,
e ancora in posizione eretta; per finire si è proposto come nudo
vestito, molto più erotico e invadente e che stranamente solo adesso
si appropria della sua sessualità. (paola)
Raggia e taranta.
Ieri sera esordio alledizione 2001 di Primavera dei Teatri. Terza
fila posti a sedere in piazzetta Civitanova, sono di scena i Kripton con
Roccu u stortu di Francesco Suriano con Fulvio Cauteruccio e Luca
Rennis. Roccu (Fulvio Cauteruccio), energico e dirompente come lo scoppio
di una granata, Roccu sanguigno eroe tragicomico travolto dagli eventi
di una guerra troppo grande per lui, Roccu, povero in canna, spirito libero,
che anela a divenire proprietario terriero per essere poi egli stesso
uno di quei ricchi che tanto odia. Lenfasi della narrazione viene
ora interrotta, ora accompagnata dai ritmi forsennati dei musicisti del
Parto delle Nuvole Pesanti (qui in formazione ridotta arroccati sulle
torrette anti-austriaci): raggia e taranta, grida e azione, sangue e sudore
stemperati nelle esplosioni di comicità, ancora più incisive
per la recitazione in dialetto calabrese, che riportano lo spettatore
in sintonia con lessere "stortu" di Roccu, sottrattosi
dal crudele destino che si è abbattuto sui suoi compagni di trincea
della "Brigata Catanzaro", che ha tante cose da raccontare,
da gridare, lui che ne ha visto di cose... (mimmo)
Gli orpelli dellanima e
del teatro
La Fracassi, al secolo Federica, è rossa lentigginosetta e richiama
pippi calzelunghe della quale riprende le mossette. Come Babette, ci presenta
il suo menù con varianti e invarianti, comunicandoci le strategie
attuate e da attuare dal corpo per coprire i guasti dei cibi e della carne
e chiedendo quasi timidamente cosa fare con quelli dell'anima.
Cosa che fa scaturire riflessioni sugli orpelli dell'anima oltre che del
teatro. Specie quelli che coinvolgono nudità asettiche e perciò
candide contrapposte a scarpette rosse e vestiti con le frange tivedonotivedo,
per non parlare dei tubi fluorescenti o dei 14bicchieri14 di carta posti
geometricamente sulla tavola imbandita. Ma il monologo, mi chiedo, sarebbe
stato più/meno/ugualmente incisivo se l'attrice fosse stata infagottata
in pesanti vesti di lana? E se si fosse vestita come le persone comuni?
Ai posteri, con quel che segue..!(ginestra)
Le
idee iniziano ad incontrarsi
E il quinto giorno che scriviamo a ruota libera, ognuno riporta
le sue riflessioni, la sua idea di teatro, le sue impressioni sugli spettacoli.
Siamo arrivati ad un punto che necessita di un incontro. E indispensabile
adesso fare il punto della situazione, tracciare dei concetti che ritornano;
quei concetti che hanno più di tutti sorretto ed edificato queste
cinque giornate.
Carlo ci manda ad ispezionare il Proto-Convento alla ricerca di un posto
fresco dove rifugiarci per sfuggire al caldo soffocante del nostro "bunker".Lo
troviamo e predisponiamo lo spazio per un primo incontro di coordinamento.
Sistemiamo un lungo tavolo che costituirà il nostro punto di raccoglimento
ideale, vista la sua enorme instabilità. Comunque ci sediamo intorno
alla nostra idea di tavolo e iniziamo ad esaminare alcuni potenziali Forum
per il nostro lavoro.
Introduce Carlo descrivendo la sua idea per procedere. Creare dei Forum,
appunto, che riassumano gli argomenti trattati in questi giorni e sui
quali poterci confrontare.
Inizio a proporre una prima idea: il teatro nella vita, la vita nel teatro,
che scatena subito reazioni contrastanti tra me e Ivana. Cosè
il teatro e cosa la vita, cosa la finzione e cosa la realtà. Insomma
..
tutto è relativo. Carlo ci invita a riprendere il confronto utilizzando
le pagine del forum. Maria Luigia propone lidea della crisi nello
spettacolo, come punto di risoluzione, come momento di svolta.
In questincontro preparatorio si iniziano a proporre e discutere
le prime idee e ci si da appuntamento alle ore 18:00 del giorno successivo,
con un preciso compito da svolgere a casa: trovare cinque topics, come
li ha definiti Carlo. Il giorno dopo ognuno indicherà i suoi per
arrivare a selezionarne solo tre. Ma questo lo faremo domani. (paola)
La pasta è
in tavola
In netto ritardo scrivo le mie impressioni sul Teatro da mangiare delle
Ariette.
Finalmente si mangia!
Sì proprio così, ho esclamato; dopo tanti discorsi, convegni,
spettacoli, forum e tavole rotonde....alla buonora una bella tavola
imbandita, ho pensato.
Ci siamo ritrovati, tra amici e non, commensali, "invitati"
a cena da Paola, Stefano e Maurizio, nella splendida villa Ilva nelle
Vigne di Castrovillari, fra gli odori e i sapori della buona cucina emiliana.
LInternazionale apre la cena, basta un buon bicchiere di vino color
rubino, una chiacchiera e il primo morso alla piadina con lottima
salsa di yogurt per sentirsi a proprio agio, in un clima dassoluta
serenità.
Stefano racconta: "Nel 89 decidemmo, Paola ed io, di lasciare
il teatro e di ritornare alla vita, ma la vita ci ha fatto rincontrare
il teatro". Ed è stato un felice ritorno, mi viene da pensare,
Eduardo mangia e non commenta (meno male), mentre Max non riesce a staccarsi
dalla salsiccia. Autobiografia e poesia, storie e sogni ci rapiscono,
accompagnati dai rumori della cucina, Maurizio che rompe le noci, Stefano
che taglia la sfoglia, lacqua che bolle, rumori che diventano momenti
dimpatto scenico. Riempiamo i bicchieri e mangiamo scalogno e parmigiano
mentre Paola (a Carlo gli ricorda Annie Lennox, a me Liza Minnelli) ci
mostra le foto dei suoi amici animali. Calano le luci, Maurizio con i
suoi versi crea latmosfera giusta e in un crescendo di emozioni
arriva la pasta in tavola: tagliatelle alle noci. Superlativa! Tutti facciamo
il bis, Gulliver il facinoroso fa il tris e anche il poker. Brindiamo
col Librandi, Stefano ci regala unultima canzone, accompagnandosi
con la chitarra, la cena è finita.
Ci congediamo da loro salutandoli affettuosamente, i corpi sono sazi,
le menti e i cuori anche. (mimmo)
Alla
ricerca dei topics-argomenti-parolechiave
Facciamo il punto della situazione. Fuori dal bunker multimediale dove
proprio non cè aria e fa caldo. E la caienna della
sala macchine. Cè da fare vertenza sindacale: attivare laria
condizionata!
Sistemiamo un tavolone in una delle stanze fresche del protoconvento e
impostiamo la discussione sullo "stato dellarte". A che
punto siamo? Buon punto, risponde lequipaggio. Bene. Predisponiamoci
ad un salto di qualità. Andiamo ad individuare per il forum
i topics-argomenti-parolechiave della rassegna. Inizia il lavoro più
arduo. (carlo)
A livella
A dirla tutta sono andato a vedere "Rocco u sturto" solo
per la presenza del "Parto delle Nuvole Pesanti". Mi interessava
vedere come la musica di un gruppo rock emergente potesse coniugarsi con
uno spettacolo teatrale. Esperienza nuova, inconsueta, almeno per me.
Col senno di poi dico che è stata una figata.
Il Parto non mi ha deluso, ma neanche la performance teatrale. Anzi appena
finito ho pensato<<ce ne fossero tante di esperienze così>>.
La guerra, lodio, la <<raggia>>, come cantano i musicisti
calabresi, vista con locchio di chi ha perso la sua gioia, la sua
spontaneità, la sua terra, la sua libertà, la sua vita per
il sogno di avere tutto quello che aveva sempre desiderato: la terra.
Un pezzo di terra idealizzato, sognato..mai trovato. O meglio trovato
al momento della morte. Perché "Rocco u stortu"
il suo pezzo di terra alla fine, e dico alla fine, lo ha avuto
ma
solo per essere seppellito. Forse non era proprio quello che sognava,
sicuramente non era quello per cui ha "combattuto" e sacrificato
la sua vita, ma paradossalmente un pezzo di terra tutto suo alla fine
glielo hanno dato ..per forza. E questo la drammaticità della
storia che più mi ha colpito di questo spettacolo. E mi sono venute
alla mente in un flash tutti i più recenti conflitti della nostra
storia più recente. Lodio di "Rocco" per gli austriaci
simile alla guerre fratricide interne alla Jugoslavia..perché si
può arrivare a uccidere tra fratelli. E lodio che in un senso
divide le "etnie" di ieri e di oggi accomuna tutti sotto un
cumulo di terra. Azzardo un paragone alla Totò: a livella.
La musica del Parto, sospesa in aria in tutti i sensi(chi ha visto si
ricorderà dei musicisti su alte torri di ferro sulla scena dazione),
accompagna, sottolinea, sconvolge gli attimi di un racconto drammatico,
a volte ridicolo. Giochi di emozioni che raccontano i momenti, le tappe,
di un sogno inseguito, coltivato, quasi raggiunto e finito in una fossa.
Forse troppo presto, forse troppo malamente. Ma la guerra, nella sua drammaticità,
riserva anche questo. Come si fa a sognare in trincea, pensavo durante
lo spettacolo. Io sarei troppo impegnato a guardarmi la vita per conservarla
e renderla capace di farla sognare ancora..ma dopo la guerra. Forse è
questo che ha ucciso "Rocco u stortu". Forse è
lodio che lo ha reso cieco davanti allarrivo delle bombe?
Forse, ma. La storia fa solo da sfondo alla vicenda di un uomo del sud
come tanti, partito per inseguire un sogno(anche andando incontro alla
guerra) e tornato con la amara conquista di un pezzo di terra..dove essere
seppellito
chi sa se almeno sotto terra smetterà di inveire
contro il suo nemico, che paradossalmente, e comunque un suo fratello,
almeno nella morte. (kenzo)
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