|
{12
febbraio 2001} Il Guardiano documenta la violenza che è pane quotidiano della società in cui viviamo. E' un grande classico del '900, scritto in Inghilterra intorno al 1960, quando Pinter era sulla trentina. Sulle dimensioni dell'interno e dell'esterno si definisce la lettura del Guardiano proposta da Krypton. L'interno è una vera e propria stanza della tortura, uno spazio angusto affollato di oggetti di una tecnologia antiquata e ormai inutilizzabile. Qui abitano due personaggi, profughi forse di un proletariato postindustriale. Ma incombe l'esterno e nella stessa stanza viene a rifugiarsi il terzo "profugo". Si svolge allora lo scontro fisico e psicologico dei tre per il dominio di quell'interno, come se il suo possesso potesse definirne l'identità e l'esistenza. Non c'è sopraffazione finale, perché l'inquietante conflittualità è destinata a durare, come spesso in Pinter, nell'unico mondo possibile che è davvero un inferno. All'esterno della stanza, cioè dello spazio scenico, scorre un vento elettronico di sassi che si sgretolano, quasi per un parossismo della natura coinvolta anch'essa nel paesaggio di violenza. I tre attori sono bravissimi. Il Guardiano di Krypton svela per trasparenze anche la storia del gruppo, che pur restando aderente alla realtà del testo, percettibilmente ne supera il realismo, attraverso un carattere visivo dove il tratto è feroce e si deforma continuamente. Krypton
è una compagnia molto nota fin dall'inizio degli anni '80 quando, attraverso
la ricerca di forti, espressive interferenze tecnologiche, è stata tra
le più importanti e seguite della stagione italiana del teatro post-moderno.
Attualmente l'elemento tecnologico continua a muovere il comportamento
registico di Giancarlo Cauteruccio, non più però come contenitore passivo
dell'azione, ma sempre più assimilato e decantato come uno degli elementi
essenziali della "scrittura scenica". | ||||||||||||||
|
|||||||||||||||
| Home | Presentazione | Un teatro che non puzza | Contatti | Informazioni | Spettatore Lab | |