Versione 2000-01 : L'Agenda di Seattle.
Davanti al teatro un barbone danza su un pavimento di cartoni,
accompagnato da qualche musicista locale. Il pubblico vi assiste,
vi passa davanti, poi entra nell'atrio.
Qui appoggia le pellicce nel guardaroba e ascolta incuriosito le
benevole pressioni dei volontari dei movimenti antagonisti locali
con i loro banchetti: associazioni di intervento sociale, ecologiste,
di accoglienza, di difesa dei diritti umani
Nell'atrio trasformato
in una piazza vengono raccolte firme, mostrati documenti, i volontari
parlano al pubblico che aspetta di entrare in sala.
Poi lentamente i paganti entrano in platea con le mani piene di
appelli firmati, depliants, bollettini postali in bianco. Sul palcoscenico
una compagnia di danza si prepara ad andare in scena, riscaldandosi
a vista. Ai lati della platea sono montati due prolungamenti del
palco, passerelle su cui alcuni giovani in tuta bianca (come
i manifestanti di questa nuova stagione antagonista) si stanno riposando:
stravaccati mangiano, leggono, canticchiano.
Appena il pubblico si è sistemato appaiono scritte sul candido
schermo al fondo del palco: POLITICS poi la scritta ANTIGONE. Le
luci si abbassano e inizia la prima parte di spettacolo.
La prima parte (durata: 30' circa) è una libera versione
per canti, danza e percussioni del mito di Antigone, rivisitato
in maniera moderna: Polinice, il cui cadavere seminudo su un mucchio
di sacchi pieni di mais è sdraiato a fondo scena, diventa
il candido Polly Nice; Antigone la ragazzina contemporanea Anty;
Emone il principe pop perennemente indeciso Lemon; Ismene diventa
la prima della classe, la gelida Ice Maid ecc. I sei capitoli, ognuno
per ogni personaggio sono introdotti dai recitativi di un contemporaneo
Tiresia che situa il mito nella contemporaneità.
Le sei scene vengono scandite da immagini del territorio che ospita
il lavoro attraverso una proiezione di un video a tutto schermo
(o immagini fisse proiettate). Sono immagini riconoscibili per il
pubblico: visioni liriche dello stato delle cose: centrali elettriche
al tramonto, tangenziali di prima mattina, uffici di banche, centri
direzionali, ipermercati e quello che ci ispirerà dei vari
luoghi.
La prima parte si conclude con una guerra di tutti i personaggi
contro tutti, nelle percussioni contemporanee di Terroritmo (gruppo
che ci segue in tutte le tappe del lavoro). A questo punto i ragazzi
in tuta bianca intervengono sul palco, dividono Antigone da Creonte,
Tiresia da Emone, si mettono a lottare ma per portare i personaggi
verso la platea, togliendo loro i costumi e lasciandoli in un supercontemporaneo
costume da bagno. Tutti, tute bianche e danzatori in mutande, ansanti
si ritrovano in proscenio e sulle passerelle ai lati della platea,
uno sfondo cala in proscenio.
Introdotta da una grande scritta che recita ECONOMY inizia, nello
spazio di questa grande U formata dal proscenio e dalle due passerelle,
la seconda parte di spettacolo (durata: 20' circa). Si tratta
di un musical-comizio danzato, parlato e cantato su alcuni temi
caldi del presente: ingegneria genetica, sicurezza alimentare,
distruzione dell'ambiente, non-trasparenza delle istituzioni globali
ecc. Tute bianche e danzatori in costume da bagno mettono in scena
ognuno a proprio modo il nostro presente globalizzato, a partire
dall'agenda dell'ultimo vertice dell'Organizzazione Mondiale del
Commercio, tenutosi a Seattle l'anno scorso. Brandelli di canzoni
pop dal testo politico, canto di fondo, coreografie esplicite
portano il pubblico a una sorta di saturazione linguistica quasi
ipnotica rotta improvvisamente dall'interruzione di uno dei ragazzi,
il quale togliendosi la tuta si dichiara stanco.
E' in questo inaspettato interrompersi del flusso drammaturgico,
che, prima in maniera esitante poi sempre più persuasa, si
insinuano gli argomenti locali, le sensibilità del territorio.
I temi globali vengono messi a contatto con i temi locali sotto
gli occhi del pubblico il quale (sia a Ferrara che a Rovereto) interviene
attivamente, 'liberandosi' in un dialogo a tutto campo con gli attori.
I danzatori lentamente, continuando a cantare ma come in una serie
di esausti respiri, escono dalla platea. Sul proscenio, i 4-5 manifestanti
rimasti soli e in silenzio, dopo aver interagito col pubblico e
fatto risuonare le loro voci fragili non più amplificate,
dichiarano di avere bisogno adesso di qualcosa di diverso, tutti
d'accordo con il loro compagno che ha interrotto la manifestazione.
Lo sfondo calato sul proscenio si rialza (non prima di aver ospitato
l'ultimo grande sottotitolo: LIFE) e mostra di nuovo il palcoscenico
della prima parte vuoto di persone ma completamente pieno di chicchi
di mais (per ricoprire il palco del Comunale di Ferrara ne abbiamo
usati 10 quintali!), quelli che all'inizio erano insaccati e impilati
sotto il cadavere di Polly Nice. Ha inizio la terza parte (30' circa):
dalle quinte, i corpi dei danzatori si tuffano in quel mare di granturco
e nuotano; anche i manifestanti che si son tolti la tuta decidono
di tuffàrcisi dentro. Il barbone del prologo ricompare: dalla
platea si avvia verso un lato del proscenio e si mette a suonare
una fisarmonica, nel rumore assordante come di un mare di quel mais
in cui i corpi nuotano e danzano. Il barbone introduce con una struggente
poesia sulla solitudine metropolitana la vera e propria terza parte,
rappresentata da una serie di dialoghi quotidiani che i corpi nel
mais, alzandosi, compiono, chi piangendo, chi gridando, chi con
gioia, ma senza nessuna riserva o pudore, alla fine dei quali chiudono
lo spettacolo le immagini degli scontri alla manifestazione contro
l'OCSE nel maggio scorso a Bologna, con cui abbiamo scelto (nel
suo audio originale) di chiudere lo spettacolo.
Versione 2001-02: L'Agenda Strappata.
Ma questa estate è successo di tutto: Genova, New York e
il nostro lavoro non potrà che esserne influenzato e mutare
radicalmente, in una direzione più semplice, direi. Le tute
bianche si sono sciolte e la palla passa a forme più imprendibili
di cittadinanza attiva, cui daremo conto nella nuova versione del
lavoro.
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L'Agenda di Seattle
lo spazio pubblico dopo Genova e NY
di:
Alessandro Berti e Michela Lucenti
con:
Alberto Bellandi, Alessandro Berti, Edi Bianco, Emanuele Braga,
Maurizio Camilli, Francesco Gabrielli, Michela Lucenti, Sabrina
Marsili, Loredana Mazzola, Alex Nazzi, Paola Riascos e tanti altri.
testi e regia:
Alessandro Berti
coreografie:
Michela Lucenti
percussioni:
Terroritmo
canti:
Alessandro Berti e Michela Lucenti
immagini dalle manifestazioni:
Videomovimento, Bologna
datore luci:
Elvira Berardini
fonico:
Eurialo Predonzani
aiuto regia:
Paola Traverso
registrazioni:
Oasi Studio Roma
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