Siamo allo start di un passaggio culturale attraverso cui è inevitabile
misurarsi con delle modificazioni psicologiche che le tecnologie digitali
pongono come occasione evolutiva.
L'ibridazione tra i sistemi delle arti e quelli delle tecnologie della
comunicazione ed il fatto che possano coniugarsi, dando luogo ad una
nuova natura espressiva come quella multimediale, è in tal senso da
affrontare al di là di quelle sovrastrutture culturali che li hanno
tenuti separati. La cultura occidentale è dopotutto il luogo delle
dicotomie, si pensi solo alla separazione tra corpo e mente oltre
a quella tra saperi umanistici e scientifici. Ma è ora di superare
queste dicotomie.
Il ciberspazio, se viene riconosciuto come un ulteriore spazio-tempo
che esiste nella memoria digitale di un computer o all'interno delle
reti telematiche, ha una soglia d'entrata: è l'"interfaccia" grafica,
la composizione grafica del desktop nello schermo.
Quella porta multimediale è la soglia, la zona epistemologica d'accesso,
l'ultimo tratto prima dell'immersione in un ambiente grafico e audiovisuale
che grazie all'interattività ci permette di agire in un contesto simulato.
E' questo passaggio, dalle condizioni meccaniche e forzose a quelle
della simulazione digitale che stanno segnano la nostra epoca in trasformazione
veloce, un passaggio dalla forza alla forma.
Detta in questi termini può apparire una cosa strana, proprio perché
non ci si pensa, non ci si riflette abbastanza. Il fatto stesso che
tutto questo accada quotidianamente, quando accendete gli schermi
dei vostri personal computer non dovrebbe tranquillizzarvi, anzi.
Il fatto che non ci pensiate comporta una sorta di ordinaria assuefazione,
un automatismo per cui si rischia di venire giocati dal sistema multimediale.
Ciò che considero importantissimo stabilire è la consapevolezza che
nella relazione tra il corpo e l'elettronica accade qualcosa che ci
cambia. Proprio come ci cambia la lettura di un libro. Anche se vi
entrano in ballo fattori più complessi, come quelli dell''induzione
elettromagnetica. Innescare un processo di presa di coscienza di questi
fattori non significa doversi preservare ma ascoltarsi e guardarsi
intorno. Lasciarsi andare anche.
E cogliere molte di quelle sfumature che fanno delle diverse espressioni
multimediali una nuova cultura a tutti gli effetti.
La chiave che offro, insisto su questo (scusatemi ma è il mio teorema),
è nel cercare un valore naturale, come quello della comunicazione
teatrale, nell'artificiale dell'interattività ipermediale. In questo
senso si può comprendere la ciò che intendo per teatro in quanto simulazione
fisica di uno spazio mentale, posto come rispecchiamento del virtuale
a sua volta da intendere in quanto simulazione psicologica di uno
spazio fisico.
E' da qui che può aprirsi a ventaglio uno spettro d'analisi sulla
mutazione tecnologica che stiamo vivendo.
Un atto di estremismo vitale. Un "teatro della crudeltà" impossibile
e mai realizzato se non intuito in una trasmissione radiofonica mai
andata in onda ("Pour en finir avec le Jugement de Dieu" censurata
dalla radio francese il giorno stesso della sua messa in onda, 2 febbraio
1948) e nella partecipazione estatica alle ritualità trance balinesi
e tarahumaras.
Oggi, nell'era del virtuale, all'ultimo stadio della comunicazione
mediata, il corpo appare come un estremo luogo dello scontro tra vita
e finzioni, e Artaud non solo risale alla mente ma nuove forme di
spettacolarità lo evocano, rilanciandone l'estremismo vitale.
La misura del mondo
L'offerta esponenziale di opportunità tecnologiche e la globalizzazione
delle informazioni pongono infatti l'uomo nella necessità di un adeguamento
continuo, talmente veloce da creare sensibili disambientamenti.
Il sistema della comunicazione è talmente sviluppato, da sollecitare
l'uomo e il suo corpo a protendersi verso tutte le opportunità di
lavoro e di conoscenza che questo induce.
Da sempre l'innovazione tecnologica comporta un'estensione del corpo
verso il mondo esterno, ma mai come oggi questa potenzialità ha raggiunto
livelli così avanzati. Si pensi solo a come il telecomando televisivo
sia utilizzato normalmente nelle case e allo sviluppo che le diverse
interfacce stanno delineando nelle applicazioni tecnologiche. Attraverso
la virtualità interattiva è possibile fare esperienze a distanza e
ciò comporterà una generale revisione dei rapporti con lo spazio e
il tempo.
L'uomo tende a non essere più la misura del mondo ma è il mondo stesso
ad essere sempre più la misura dell'uomo.
L'avanzamento tecnologico ci invita insomma ad una sorta di accelerazione
evolutiva che comporta in primo luogo una ridefinizione del rapporto
tra uomo e mondo: tra corpo e spazio esterno.
La complessità è tale da comportare molteplici approcci al problema:
dall'utilizzo funzionale di interfacce per "dialogare" con gli apparati
di comunicazione all'insofferenza per l'inautenticità delle mediazioni
culturali e artificiali in atto espressa da comportamenti che potremo
definire "Primitivi Moderni" in cui il corpo acquista una valenza
assoluta, limite.
E' osservando alcuni aspetti di performance radicale ma anche alcuni
fenomeni come il "piercing" (le diverse pratiche di modificazione
del corpo attraverso la perforazione con piccoli anelli) o il "trans-gender"(l'ibridazione
maschio femmina che va dall'androginia alle tendenze transessuali),
che è possibile cogliere le caratteristiche di questa mutazione dell'era
digitale in relazione al corpo.
Usare il termine mutazione non è inopportuno data la radicale trasformazione
dei modelli socio-culturali che le nuove tecnologie della comunicazione
stanno determinando. La nostra epoca è inscritta in un'accelerazione
evolutiva in cui emergono altre sensibilità come quelle cosiddette
"cyber" che corrispondono ad uno dei tanti modi per immaginare il
mondo futuro.
Un aspetto che va ben oltre le caratteristiche del fenomeno "cyberpunk",
importante per il valore anticipatorio.
Out of limit
La mutazione in atto sta determinando, non solo un adeguamento all'avanzamento
tecnologico, ma anche una serie di comportamenti collettivi che sarebbe
semplicistico liquidare come "mode giovanili".
Un'analisi delle diverse pratiche della cosiddetta "modernità primitiva"
è necessaria per comprendere i segnali di orgogliosa regressione e
insofferenza che emergono da fenomeni come i "raves", veri e propri
ambienti "techno-trance" e per altri aspetti più radicali , orientati
verso la sessualità estrema (vera zona di frontiera tra corpo e società
civile).
Sono attività che agiscono su particolari recettori del cervello che
normalmente non sono sollecitati.
Esperienze che rientrano in una diffusa fenomenologia "out of limit"
fatta di azioni che attraversano anche la dimensione dello sport cosiddetto
estremo, atti vissuti pericolosamente per scatenare l'adrenalina in
corpo, aspetti presenti, ma per tutti altri versi, anche in alcune
cyber-performance ai confini con la realtà-corpo.
carlo
infante